
In Afghanistan il governo talebano ha indetto un’ordinanza che vieta alle donne l’accesso all’università. Annunciata dal ministro dell’Istruzione superiore Neda Mohammad Nadeem, l’ordinanza vale per tutti gli atenei, pubblici e privati, “fino a nuovo avviso”.
Ex governatore e comandante militare, appartenente alla linea dura religiosa, Nadeem è stato nominato responsabile dell’Università lo scorso ottobre. Da quando ha ricevuto l’incarico ha sempre espresso la propria opposizione all’istruzione femminile, che ha definito non islamica e contraria ai valori afghani.
La decisione era da tempo nell’aria. Già all’inizio dell’anno le scuole superiori erano state chiuse alle ragazze sopra i dodici anni. Limitato anche l’accesso all’università, mentre facoltà come ingegneria, economia, veterinaria e agricoltura erano state completamente vietate alle studentesse. Erano state istituite classi separate, con l’obbligo per le ragazze di avere insegnanti donne o uomini molto vecchi. Ciononostante molte studentesse avevano continuato a frequentare i corsi e, tre mesi fa, migliaia di giovani erano riuscite a sostenere gli esami di ammissione.
Ora, invece, il divieto all’istruzione superiore per le donne è definitivo e spazza via qualsiasi speranza. È solo l’ennesima risoluzione, tra le tante, per erodere la libertà che le donne afgane avevano conquistato negli ultimi vent’anni. Da quando sono tornati al governo il 15 agosto 2021, i talebani hanno abolito il ministero degli Affari femminili, sostituito con quello del Vizio e della Virtù. Hanno vietato quasi tutti i lavori alle donne, le quali devono essere sempre accompagnate se viaggiano per lunghi tragitti. A maggio, poi, il leader supremo Hibatullah Akhundzada ha emanato un editto che impone alla popolazione femminile di “stare a casa” e, se costrette ad uscire, indossare il velo integrale.
La comunità internazionale ha provato, con scarso successo, a porre il rispetto dei diritti umani e il miglioramento della condizione femminile come condizione per gli aiuti finanziari fondamentali per il Paese. Adesso arriva la condanna degli Stati Uniti, che preannunciano conseguenze, ma la verità è che tutto questo, purtroppo, era prevedibile, mentre le donne afgane restano sole a combattere per i propri diritti.