
Romano, classe 1973, diploma al liceo scientifico “Talete”, laurea in Ingegneria elettrotecnica a “La Sapienza”. Mario Ciarla è candidato al Consiglio regionale del Lazio, a coronamento di un percorso che lo ha visto prima iscritto appena maggiorenne alla sezione Trionfale del Pds, poi consigliere nel Municipio XVII, quindi nel 2006 consigliere comunale e nel 2013 consigliere regionale. È stato presidente dell’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio.
Lo abbiamo incontrato presso il roof garden di un hotel in piazza Santa Croce in Gerusalemme.
“Roma vanta un patrimonio unico quale città eterna e universale, crocevia da sempre di popoli, culture, religioni, tradizioni e saperi – esordisce Ciarla. “Abbiamo importanti sfide davanti: il Giubileo 2025, con l’afflusso di milioni di fedeli e decine di opere da realizzare entro l’Anno Santo, e la candidatura per Expo 2030. Ci sono sfide e progetti ambiziosi di rigenerazione ambientale e urbana, tra cui la realizzazione del termovalorizzatore dentro il piano di chiusura del ciclo dei rifiuti atteso da decenni. È un tema a cui tengo particolarmente e a cui ho dedicato uno specifico manifesto”.
Il candidato del centrosinistra è Alessio D’Amato, presentato come il promotore del modello virtuoso del Lazio nella campagna vaccinale.
“Abbiamo rappresentato il miglior modello a livello internazionale ed uno dei migliori esempi è stato l’hub della Nuvola all’Eur. Abbiamo risanato il bilancio della sanità lasciato dalla destra in modo disastroso. Certo, i problemi non mancano, a cominciare da quello della carenza di medici e pediatri: vanno immessi giovani professionisti nel sistema sanitario regionale per ridurre i tempi di attesa dell’utenza e il carico di lavoro del personale medico infermieristico. Bisogna rafforzare la rete territoriale dei medici di base, guardie mediche e pediatri per soddisfare la richiesta di assistenza e alleggerire la pressione sui Pronto soccorso”.

Altro tema è quello dell’economia e del lavoro.
“Serve continuare sulla strada dell’innovazione aumentando il più possibile gli investimenti e le risorse per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per una produttività all’avanguardia e, soprattutto, sostenibile per l’ambiente. Parallelamente va difeso il lavoro di qualità, pagato in modo giusto e paritario, orientato allo sviluppo sostenibile, che valorizzi le competenze, rispettoso della dignità della persona, sicuro per la salute”.
Chiudiamo con cultura e turismo.
“Dobbiamo prendere esempio da Milano, diventata un polo di attrazione internazionale in vari settori, con un rilancio eccezionale dopo l’Expo. Indubbiamente negli ultimi dieci anni, le politiche e gli investimenti della Regione Lazio hanno permesso la crescita di un modello culturale contemporaneo e internazionale. A ciò si è legata una nuova visione di turismo, con il lavoro di investimenti concentrato da un lato nel sostegno ai settori culturali del cinema, audiovisivo, beni e servizi culturali, dello spettacolo dal vivo e anche della street art, dall’altro alla trasformazione e rivitalizzazione di strutture e spazi in luoghi aperti, in cui il mondo culturale della nostra regione potesse esprimere a pieno il proprio potenziale. I luoghi rivitalizzati, come il We Gil a Trastevere e il Castello di Santa Severa, hanno dato un volto nuovo alla Regione Lazio e permesso a tanti, soprattutto ai più giovani, di sentirsi a casa”.