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Conegliano Valdobbiadene, terminata la vendemmia

Si è chiusa nei primi di ottobre, come non capitava da anni, la vendemmia per la denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.

Anche quest’anno il clima ha determinato diverse difficoltà per i viticoltori. La primavera piovosa e le temperature medie basse per la stagione, hanno frenato lo sviluppo vegetativo fino ai primi giorni di luglio, portando le piante a sviluppare a grappoli spargoli, con acini piccoli.

Le frequenti piogge primaverili, d’altronde, hanno evidenziato l’estendersi degli effetti del cambiamento climatico a tutti gli aspetti dell’attività viticola, compreso il problema delle microfrane, in particolare sulle rive.

A partire dal 9 luglio, però, si è verificata un’inversione climatica, con temperature che hanno raggiunto picchi di oltre 35 gradi di giorno e  “notti tropicali” di oltre 20 gradi, che hanno complicato il processo di mantenimento della necessaria acidità.

Nonostante le preoccupazioni, il clima di settembre, in particolar modo le ultime tre settimane, con notti fresche e qualche pioggia, ha marcato in modo rilevante il quadro aromatico dei grappoli, riportando anche il corretto equilibrio di acidità e zuccheri negli acini.

Per l’annata 2024, l’esperienza dei viticoltori è stata decisiva. La scelta di aspettare per iniziare la vendemmia, infatti, si è rivelata vincente e, nonostante qualche minaccia di pioggia, i viticoltori hanno dato la corretta interpretazione dell’annata, del clima e delle esigenze delle piante.

La resa risulta leggermente in calo, registrando un meno 3% rispetto al 2023, ma le uve sono sane. Le loro potenzialità saranno assaggiate da Luigi Moio, professore di Enologia all’Università degli studi di Napoli Federico II e presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, durante il testing delle basi previsto per il 25 ottobre.

Intanto per far fronte al cambiamento climatico e al problema delle microfrane, il Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG è in procinto di mettere in campo un progetto che prevede l’individuazione delle aree a rischio idrogeologico, mostrare ai viticoltori esempi di ingegneria naturalistica che tuteli il paesaggio e l’inserimento in vigneto di sistemi di allerta che possano mettere in guardia i viticoltori.

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