In Italia sono oltre 7 milioni i caregivers che offrono assistenza a lungo termine a un familiare. Il caregiver, letteralmente prestatore di cura, individua la persona responsabile di un altro soggetto dipendente, anche disabile, di cui si prende cura in un ambito domestico. Si tratta del/la responsabile che organizza e definisce l’assistenza di cui necessita una persona, anche congiunta; in genere è un familiare di riferimento.
Il caregiver familiare si distingue dal caregiver professionale (o badante), rappresentato da un assistente familiare che accudisce la persona non-autosufficiente, sotto la verifica, diretta o indiretta, di un familiare.
Anche se il profilo del caregiver è stato riconosciuto e delineato normativamente per la prima volta dalla legge di bilancio 2018 (articolo 1, commi 254-256, Legge n. 205 del 2017), definendolo come la “persona che assiste e si prende cura di specifici soggetti”, nel nostro Paese la normativa vigente a riguardo è piuttosto frammentaria. La rilevanza del fenomeno dei caregiver familiari trova un riscontro nel numero dei disegni di legge oggi presenti in Parlamento, sette in discussione, attraverso i quali si procederà alla definitiva sistemazione, sul piano normativo nazionale, delle tutele e della modalità di riconoscimento dei caregiver.
La figura del caregiver familiare è l’oggetto d’indagine del rapporto “Il valore sociale del caregiver. Percorso di quantificazione e individuazione del profilo emergente delle persone che si prendono cura dei familiari. Una prima ricognizione”. Lo studio, realizzato dal Cnel con la collaborazione del Censis, è stato predisposto su richiesta della Regione Lazio.
Il lavoro istruttorio portato avanti dalla Commissione Politiche sociali, sviluppo sostenibile, Terzo settore del Cnel ha individuato, con il Censis, un percorso di ricerca che prova a fornire una prima sistematizzazione dello stato dell’arte sul piano normativo e regolatorio, partendo dalla Strategia europea per l’assistenza e al contempo fornendo un primo confronto con i principali Paesi dell’Unione. Lo studio specifica la definizione e la quantificazione del fenomeno in Italia e gli attuali percorsi normativi che stanno definendo il quadro di supporto a questa figura centrale nella funzione di assistenza in ambito familiare, nonché il quadro attuale delle disposizioni messe in campo dalla Regione Lazio per il riconoscimento e il supporto ai caregiver, dando conto dei dati di monitoraggio degli interventi già assicurati dalla Regione. Chiudono il Report alcune considerazioni prevalentemente orientate a definire il percorso futuro di ricerca, la cui articolazione dovrà garantire una maggiore estensione e approfondimento degli aspetti normativi, delle modalità di misurazione del fenomeno, dei risultati che i tanti dispositivi normativi e regolatori, a tutti i livelli, stanno cercando di raggiungere.
Dal rapporto emerge che prendendo in esame gli oltre 7 milioni di caregivers, la maggior parte sono donne (58%), con un’età compresa tra 45 e 64 anni (56%) e per la metà composta da occupati, mentre il 37% risulta fuori dal mercato del lavoro. Si registra un progressivo invecchiamento: un quinto dei caregiver ha oltre 65 anni. Ma abbiamo anche una quota significativa di ragazzi, ben il 4%. Nel segmento delle persone in età attiva, coloro che si prendono cura di familiari malati disabili o anziani è pari a quasi 3 milioni e un quarto deve gestire un doppio carico, quello dei figli minori e quello delle persone non autosufficienti.
Circa un terzo dei caregiver ha un’alta intensità di assistenza, con oltre 20 ore settimanali, mentre poco meno della metà svolge l’attività per meno di 10 ore settimanali. Nel 38% dei casi per le donne e nel 34% per gli uomini vi sono difficoltà di conciliazione tra attività di cura e lavoro. Il tasso di occupazione delle donne caregiver è di quattro punti più basso rispetto a quello delle donne senza responsabilità di cura. Essere caregiver comporta di frequente anche una condizione di povertà o di impoverimento: circa il 20% dei percettori di Reddito di cittadinanza era in un nucleo con disabili così come ben la metà dei nuclei con disabili dichiara un Isee sotto i 9 mila euro.
“La realtà di quanti si prendono cura volontariamente di familiari malati, disabili o anziani non autosufficienti – ha dichiarato il presidente del Cnel Renato Brunetta – è mutevole e complessa. L’onere dell’assistenza ricade spesso su una singola persona che vede ridursi le opportunità di accedere al lavoro, di conciliarlo con l’assistenza o di avere un percorso professionale coerente con le proprie competenze. L’impegno verso le persone disabili con necessità di sostegno elevato è anche un fattore di rischio di caduta in povertà, oltre che di forte stress fisico e psicologico. Da qui l’importanza del Rapporto che abbiano elaborato come Cnel, con il supporto scientifico del Censis, per analizzare tutti i molteplici aspetti e le implicazioni di un fenomeno che coinvolge oltre 7 milioni di persone. L’iniziativa è stata avviata sulla base di una richiesta giunta dalla Regione Lazio. Dopo lungo tempo, un’amministrazione regionale chiede al Cnel di svolgere la sua funzione di supporto per l’elaborazione delle proprie linee di politica sociale ed è quindi motivo di soddisfazione per il riconoscimento ad una Consiliatura che fin dall’inizio ha posto attenzione particolare ai temi del welfare e dell’inclusione sociale. Ciò ci impegna a proseguire nella attività di analisi e proposta per favorire una regolazione legislativa, che ci auguriamo presto possa essere anche di livello nazionale, che riconosca e valorizzi il ruolo dei caregiver e dia loro voce, a partire dalla conoscenza dei loro bisogni, aspettative e richieste”.