L’Ucraina è storicamente nota come il “granaio d’Europa”, essendo dotata di una vasta superficie agricola. Infatti, il settore primario rappresenta una componente chiave dell’economia dell’ex repubblica sovietica, giocando un ruolo cruciale, non solo nella sussistenza della popolazione locale, ma anche nel raggiungimento della sicurezza alimentare globale.
La superficie agricola
L’Ucraina possiede una delle più grandi superfici agricole del continente europeo, che ammonta a circa 42 milioni di ettari, i quali rappresentano quasi il 70% della superficie totale del Paese (pari a 603.500 km2). Basti pensare che l’Italia ha una Sau di 12 milioni di ettari.
La superficie agricola ucraina è costituita prevalentemente da seminativi (circa 32,5 milioni di ettari), mentre i restanti 9,5 milioni di ettari sono dedicati a prati e pascoli permanenti (Servizio Statistico ucraino, 2024).
Nella fig. 1 è possibile osservare la ripartizione della superficie agricola utile (Sau) a seminativi, con riferimento ad un censimento parziale condotto dal Servizio statistico ucraino (dati pubblicati nel dicembre 2021) riferito all’annata agraria 2020/2021.
Data la presenza del conflitto russo-ucraino, acuitosi dopo il 24 febbraio 2022, è stato preso in considerazione l’anno 2021, in quanto ultimo in grado di fornire una rappresentazione accurata della piena potenzialità produttiva dello Stato, tenendo comunque in considerazione che la rilevazione statistica nazionale (Servizio statistico ucraino) ha mantenuto piena operatività anche negli anni successivi, e che a partire dal 2014 non sono disponibili le osservazioni relative alla regione della Crimea.
Si nota come oltre la metà della Sau sia dedicata al frumento tenero (26,9%) e al girasole (24,9%). Altre produzioni rilevanti sono quelle del mais (18,9%), dell’orzo (9,4%), delle patate (4,9%) e della soia (4,8%).
Le produzioni
Analizzando le produzioni (fig. 2), emerge come il mais, la terza coltura per estensione, sia la prima per quantità prodotta, con poco meno di 40 milioni di tonnellate. Seguono il frumento tenero, con 32,7 milioni di tonnellate, e le patate, con 21,3 milioni di tonnellate. Rilevanti anche le produzioni dei semi di girasole (16,4 milioni di tonnellate) e di orzo (9,6 milioni di tonnellate).
La zootecnia
Relativamente al settore zootecnico, si notano interessanti consistenze, soprattutto per i bovini (oltre 3,5 milioni di capi) e i suini (oltre 8 milioni di capi censiti). Nella tab. 1 è possibile apprezzare come il numero degli avicoli – categoria comprendente specie tra cui polli, tacchini, oche e anatre – sia superiore alle 90 milioni di unità.
Il valore della produzione agricola
Nel complesso, il valore della produzione agricola ucraina annua si avvicina ai 30 miliardi di euro (tab. 2), di cui oltre l’80% legato alle produzioni agricole, mentre la restante quota è derivante dal comparto zootecnico. Per un paragone, ricordiamo che il valore della produzione agricola italiana è di circa 70 miliardi di euro; quindi, l’Ucraina, nonostante possieda il triplo della superficie agricola italiana, produce meno della metà del valore della produzione italiana; la motivazione deriva dal fatto che le produzioni ucraine sono basate esclusivamente sulle commodity.
Import/export
L’Ucraina, nonostante il conflitto attualmente in corso, mantiene una forte posizione come Paese esportatore per il settore agricolo (tab. 3). I principali prodotti immessi nel mercato internazionale, con riferimento a dati Faostat 2021, sono:
– frumento, con circa 20 milioni di tonnellate esportate annualmente (19,7 milioni di tonnellate nel 2021);
– mais, con quasi 25 milioni di tonnellate esportate ogni anno (24,7 milioni di tonnellate nel 2021);
– olio di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale con circa il 50% del mercato globale (5,16 milioni di tonnellate esportate nel 2021).
Le importazioni agricole sono invece relativamente limitate e includono principalmente prodotti che non sono coltivati nel Paese, come frutta tropicale, caffè e alcune tipologie di carne e latticini.
Il settore agricolo è una componente fondamentale dell’economia ucraina e un importante attore per l’approvvigionamento alimentare globale. Tuttavia, il settore deve affrontare sfide significative, tra cui l’attuale instabilità politica e la necessità di modernizzazione delle infrastrutture agricole, con il fine di migliorare la propria competitività nel contesto internazionale.
L’Ucraina e la Pac
Appurata la dimensione quantitativo-economica del settore agricolo ucraino, quale effetto potrebbe avere l’ingresso di Kiev nell’Unione europea? Che impatto avrà la Pac nei confronti degli attuali Stati membri, in termini di rimodulazione di risorse finanziarie destinate al settore agricolo? Attualmente, Bruxelles ripartisce ed eroga le risorse della Pac prevalentemente in base all’estensione in ettari della superficie agricola posseduta da ogni agricoltore beneficiario che presenta una domanda di aiuto. Oggi i 27 Stati membri possiedono complessivamente una superficie agricola di 157 milioni di ettari, mentre la Sau dell’Ucraina è di 42 milioni di ettari. Pertanto, con l’ingresso del nuovo Paese, la superficie agricola europea salirebbe a 199 milioni di ettari.
L’attuale budget della Pac, relativo al quadro finanziario pluriennale 2021-2027 al netto di risorse straordinarie, ammonta a 378,5 miliardi di euro. Se li dividiamo per i 157 milioni di ettari di Sau dei 27 Stati membri si ottiene un contributo annuo a ettaro di 343 €. Questa cifra è però frutto di una semplificazione. Le erogazioni della Pac non si basano su un valore medio uguale per tutti i Paesi dell’Unione. Fino al 2027, per ragioni storiche e politiche, c’è una differenza di pagamenti a ettaro tra i Paesi maggiori beneficiari della Pac (Grecia, Malta, Belgio, Olanda, Italia, Croazia) e altri con minore sostegno a ettaro (Romania, Paesi baltici, Portogallo, Slovacchia, Bulgaria).
Quasi 100 miliardi in più
Ogni Stato membro contribuisce al bilancio dell’Ue con una quota del Pil (Prodotto interno lordo). Anche l’Ucraina contribuirà al finanziamento del bilancio dell’Ue, al pari di tutti gli altri Stati. Ma l’ingresso dell’Ucraina porterà un aumento del Pil comunitario dell’1,15% (tab. 4), evidenziando la scarsa capacità contributiva del Paese guidato da Volodymyr Zelenskyj, che pertanto risulterebbe beneficiario netto delle politiche unionali.
Sul fronte agricolo, l’Ucraina porterà un incremento del 26% della superficie agricola, a fronte di un aumento del Pil dell’Ue dell’1,15%. È evidente che in questo scenario la Pac diventa la politica più a rischio.
Ipotizziamo che l’Ue intenda mantenere le cose come stanno, cioè un’inalterata disponibilità del sostegno della Pac per gli agricoltori (343 € a ettaro annui) e allo stesso tempo ammettere a pagamento la totalità della superficie agricola dell’Ucraina. Sarebbero necessari 94,5 miliardi di euro in più per la Pac nel bilancio settennale dell’Ue, pari a 13,5 miliardi di euro in più ogni anno. Uno stanziamento improponibile per le casse comunitarie.
Questa analisi è un po’ semplicistica; bisognerebbe tener conto che la Pac non consiste solo nei pagamenti diretti, ma anche nella politica di sviluppo rurale, cioè il secondo pilastro. Tuttavia, l’impatto è approssimativamente veritiero: il mantenimento dello status quo della Pac, con l’ingresso dell’Ucraina, richiederebbe poco meno di cento miliardi in più per il bilancio settennale dell’Ue.
Sostegno agricolo giù del 20%
Facciamo un’altra ipotesi: l’Ue mantiene la stessa percentuale del budget alla Pac (circa il 31% del totale) e allarga il sostegno agricolo anche all’Ucraina.
A fronte di un incremento del 26% della superficie agricola con l’ingresso dell’Ucraina, l’aumento delle entrate del bilancio Ue sarà solo dell’1,15%. Con questa situazione, si avrebbe un’Unione a 28 Stati, con una superficie ammissibile al pagamento della Pac di 199 milioni di ettari e un sostegno di 275 € a ettaro, a fronte degli attuali 343, in pratica una riduzione del 19,8% per gli attuali agricoltori dell’Ue (tab. 4).
La necessità di una nuova Pac
L’Ucraina ha fatto passi importanti verso l’adesione all’Ue, ciononostante il processo è ancora in una fase iniziale e richiederà molto tempo e ulteriori riforme prima che possa diventare membro a pieno titolo. Si stima che l’ingresso dell’Ucraina possa avvenire tra il 2036 e il 2040.
Il negoziato sull’ingresso dell’Ucraina nell’Ue dovrà prevedere un’adeguata attenzione alla Pac. Dalle analisi sopra riportate, pur trattandosi di ipotesi di grande semplificazione, si comprende la necessità di una adeguata preparazione dell’Ue.
In primo luogo, i negoziati di adesione dovranno salvaguardare il sostegno della Pac agli attuali Stati membri e, quindi, l’attuale Pac non potrà essere estesa tout court all’Ucraina. In secondo luogo, la Pac attuale dovrà essere rivista, già nella programmazione del settennio 2028-2034, per tener conto dell’allargamento a nuovi Paesi (Macedonia del Nord, Albania, Montenegro, Serbia, Ucraina) e delle esigenze interne agli attuali 27 Stati membri.
L’iter per l’adesione all’Unione europea
L’Ucraina ha presentato domanda di adesione all’Unione europea nel febbraio 2022 e ha ottenuto lo status di Paese candidato nel giugno del 2022. Da allora ha compiuto significativi progressi in diverse aree, tra cui la riforma del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione. L’Ue ha tenuto la prima conferenza intergovernativa con l’Ucraina nel giugno 2024.
Tuttavia, l’adesione all’Ue richiede il rispetto di numerosi criteri, tra cui il rispetto della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, oltre alla presenza di un’economia di mercato funzionante. Questi requisiti devono essere valutati attraverso un processo di negoziazione dettagliato che, in genere, può durare anche più di un decennio.
La scelta politica di far entrare l’Ucraina nell’Ue è dettata da ragioni geopolitiche e dal conflitto scoppiato con la Russia che ha ridisegnato logiche e strategie. Tuttavia, avrà anche un significativo impatto economico, in termini di costi e benefici. In uno studio d’impatto, svolto dal think tank Bruegel, viene messo in risalto innanzitutto che “complessivamente il costo netto dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue per gli attuali Paesi membri ammonterebbe a 136 miliardi di euro a prezzi correnti nel periodo dal 2021 al 2027, cioè allo 0,13% del Prodotto interno lordo dell’Ue”.
L’impatto maggiore ci sarebbe per la politica di coesione e per la Pac. I 27 Stati membri perderebbero un po’ di finanziamenti in uno scenario allargato all’Ucraina. Bruegel stima che “riceverebbero 24 miliardi di euro in meno in finanziamenti per la coesione” rispetto alla situazione attuale.
Ma ci sono anche una serie di vantaggi. In primo luogo, l’integrazione dei lavoratori ucraini nei Paesi della Comunità ridurrebbe la drammatica carenza di manodopera. Inoltre, l’adesione migliorerebbe la sicurezza energetica dell’Europa e potrebbe ridurre i costi energia. In un’ottica geopolitica, la presenza dell’Ucraina potrebbe stabilizzare il vicinato orientale dell’Ue e aumentarne la sicurezza.
di Angelo Frascarelli pubblicato su Terra e Vita