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Rapporto Inps 2024, l’Italia rischia “squilibri previdenziali”

Continua a crescere il numero di occupati e aumenta il lavoro stabile, ma diminuisce la popolazione in età da lavoro e il potere di acquisto. “Sostanzialmente stabile” il numero dei pensionati, ma l’età effettiva di accesso alla pensione (64,2 anni) e gli importi tendenzialmente generosi rispetto alle media europea rischiano di generare squilibri previdenziali. È quanto emerge dal XXIII Rapporto annuale dell’Inps.

Nel 2023 sono stati 26,6 milioni i lavoratori iscritti all’Inps, in aumento di oltre 300 mila unità rispetto al 2022, con una crescita dell’1,2%, e di oltre un milione rispetto al 2019 (25,5 milioni). Al dato positivo hanno contribuito soprattutto l’aumento dei dipendenti privati a tempo indeterminato e l’incremento dell’occupazione giovanile, con i lavoratori di età inferiore a 35 anni che nel 2023 hanno sfiorato i 7 milioni, rispetto ai 6,4 milioni del 2019.

Tuttavia, si legge nel Rapporto, “al notevole recupero occupazionale, sia in termini di unità che di intensità di lavoro, non è corrisposto un incremento dei redditi e delle retribuzioni tale da compensare pienamente la perdita di potere d’acquisto conseguente la pandemia”. Infatti, tra il 2021 e il 2023, grazie anche alle decontribuzioni, i salari sono aumentati del 6,8% lordo e del 10,4% netto, ma si tratta “di un valore ancora distante dal recupero pieno dell’inflazione”.

Le maggiori criticità, poi, riguardano le pensioni. Nel 2023 il numero di pensionati è stato di 16,2 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine, per un importo lordo della spesa pensionistica di quasi 347 miliardi di euro, tra le più elevate dell’Unione europea. Nel 2021, l’ultimo anno per cui vi sono dati confrontabili, la spesa previdenziale italiana si è attestata al 16,3% del prodotto interno lordo, un livello inferiore solo a quello della Grecia, a fronte di una media europea del 12,9%.

Se si considerano le previsioni Eurostat relative agli andamenti demografici, con particolare riferimento al processo di invecchiamento della popolazione, è molto probabile “un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti – ricorda l’Istituto – con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata”.

Questa, spiega l’Inps, è dovuta principalmente a due fattori. Da una parte “l’età effettiva di accesso alla pensione di vecchiaia è ancora relativamente bassa a causa dell’esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro, nonostante un’età legale a 67 anni, tra le più alte in Europa”.  Dall’altra “le pensioni sono, in media, generose ed infatti il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione percepita prima del pensionamento è tra i più elevati in Ue, quasi 15 punti percentuali sopra la media europea”. Il risultato è una situazione piuttosto allarmante per gli anni avvenire, con il sistema di welfare che rischia di soccombere.

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