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Trento, di scena l’ingegnere 4.0

povoSi sono ritrovati in seicento a Povo, frazione di Trento, presso il Polo scientifico e tecnologico “Fabio Ferrari”, per l’Industrial Engineering Day promosso dal Dipartimento di Ingegneria industriale del locale ateneo in collaborazione con Confindustria. Ventisei le aziende trentine, ma anche multinazionali, che hanno raccolto l’invito a partecipare alle presentazioni a beneficio di un’attenta utenza e ai colloqui individuali con gli studenti. Un appuntamento che ha visto protagonisti i temi del problem solving, della creatività e del pensiero critico, cioè le competenze più richieste dalle aziende.

Innocenzo Cipolletta, presidente dell’ateneo, nei saluti introduttivi ha sottolineato come i giovani rappresentino “la chiave dell’innovazione”, in quanto “lontani da convenzioni e abitudini”.

Roberto Busato, direttore generale di Confindustria Trento, ha ricordato come l’innovazione sia collaborativa, si costruisce attraverso le persone. “Quando si parla di fabbrica intelligente, di industria 4.0 – ha detto – si intende una rivoluzione che non sarà soltanto tecnologica ma soprattutto culturale, cognitiva. Cambierà il modo di pensare delle persone che vi faranno parte. Serviranno certamente le competenze tecniche ma ancora più importante sarà la capacità di adattarsi alle innovazioni introdotte dalla tecnologia”.

Introdotto dal direttore del Dipartimento di Ingegneria industriale, Dario Petri, ha poi preso la parola l’imprenditore Rodrigo Rodriquez. La sua testimonianza è suonata come un invito ai futuri ingegneri ad intervenire in prima persona con il proprio contributo nel flusso degli eventi che influenzeranno il mondo del lavoro dei prossimi anni. “L’università di Trento è un punto di riferimento forte nel contatto con il mondo delle aziende. È qui che si prepara l’ingegnere 4.0 che in futuro sarà richiesto in moltissimi ambiti di sviluppo: robotica avanzata, intelligenza artificiale, sensori evoluti, fabbricazione digitale, smartphone, piattaforme mobili, servizi di consegna, cloud computing e molti altri settori in crescita. Le stime per il nostro Paese parlano di una richiesta di oltre 100mila ingegneri nei prossimi anni. Professionisti che dovranno essere capaci di contribuire alla progettazione dei nuovi sistemi, lavorando con altri specialisti in una prospettiva interdisciplinare. Dovranno essere in grado di cooperare, comunicare e condividere, ma anche di mettere in dubbio e ripensare l’esistente con curiosità. Perché l’innovazione procede anche attraverso percorsi improbabili”.

(G.C.)

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