
L’indice della fiducia economica è un fondamentale indicatore dello stato di salute del Paese che aiuta a decifrare i problemi dello sviluppo e più in generale della condizione delle persone.
Molte analisi, fra cui anche quella di Tecnè e della Fondazione Di Vittorio, evidenziano più che un miglioramento effettivo delle condizioni economiche degli italiani, un rallentamento del processo di deterioramento e il permanere di un sentimento di prevalente sfiducia di cui non può non risentirne l’evoluzione della situazione economica e sociale dell’Italia.
Tutto ciò emerge dal Rapporto su fiducia economica, disuguaglianze e vulnerabilità sociale di Tecnè e Fondazione Di Vittorio relativo al secondo trimestre 2017.
Dati che non stupiscono visti i livelli ancora elevati di disoccupazione, il numero altissimo delle persone in povertà o che rinunciano a curarsi per mancanza di mezzi.
A questi si aggiunge quell’area di “fragilità economica e sociale”, prevalentemente composta di persone che hanno un reddito appena sufficiente a tirare avanti e che rischiano di scivolare verso condizioni di povertà o semi-povertà di fronte a eventi improvvisi come una separazione o una grave malattia.
D’altronde anche l’Istat, pur utilizzando metodologie diverse per il calcolo degli indici, rileva dinamiche analoghe a quelle rappresentate dal Rapporto targato Tecnè e Fondazione Di Vittorio, con un evidente saldo negativo tra quanti, rispetto a un anno fa, dichiarano un miglioramento della propria condizione economica e quanti, al contrario, dichiarano un peggioramento (per l’Istat: 5,5% contro 33,9%).
Lo stesso andamento riguarda anche le attese per il futuro, con la quota di “pessimisti” decisamente più alta di quanti si attendono un miglioramento della propria condizione.
Nel complesso solo il 22% vive una condizione di serenità economica e sociale, il 46% dichiara di trovarsi in una condizione di equilibrio instabile e il 32% vive costanti o gravi difficoltà economiche.
Il lavoro svolge ancora un effetto positivo, ma in modo meno accentuato rispetto al passato.
Se, infatti, fra i lavoratori dipendenti scende al 20% la quota di chi si ritiene con difficoltà economiche, sale invece al 58% la percentuale di coloro che dichiarano di sentirsi poco tranquilli, in equilibrio instabile.
Si tratta di un fenomeno più volte denunciato ma che trova un’ennesima ed evidente conferma in questi dati di un lavoro che si impoverisce e si precarizza contribuendo, sulla base di questa condizione reale, a creare un generale effetto di scarsa fiducia fortemente basato anche sul crescere delle diseguaglianze.
Diseguaglianze che tutti riconoscono essere uno dei fattori della grande crisi, ma che anche questi dati confermano, essere ancora oggi un fattore fondamentale di freno, con ben il 71% di chi si considera in gravi difficoltà economiche che dichiara che la propria condizione economica è ulteriormente peggiorata rispetto a un anno fa mentre circa un quarto di quanti vivono una condizione economica serena dichiara di averla migliorata.
L’ascensore sociale rispetto al periodo pre-crisi si è bloccato per il 55% delle persone.
Dati su cui riflettere.
(Gi.Ca.)
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
