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Patuelli (Abi) al Forum Ansa: il debito è la palla al piede per l’Italia

Antonio Patuelli

“L’Italia è appesantita principalmente dalla palla al piede del debito pubblico, che cresce ininterrottamente da 51 anni. Prima del 1967 il debito pubblico era inesistente, poi è sempre cresciuto. Ma abbiamo avuto anche dieci anni, quelli dopo la nascita dell’euro, con lo spread a zero perché i mercati ci hanno dato fiducia. Ma con la crisi del 2008 e con l’aggravamento del debito sovrano tra il 2011 e il 2012, abbiamo avuto una ricrescita dello spread che è una tassa occulta per tutte le attività degli italiani”.

Parola di Antonio Patuelli, bolognese, 68 anni, da gennaio 2013 presidente dell’Abi, l’associazione bancaria italiana. Laureato in giurisprudenza a Firenze con il massimo dei voti, imprenditore e manager, è stato parlamentare dal 1983 con il Partito liberale italiano, sottosegretario alla Difesa nel governo Ciampi tra il 1993 e il 1994.

Per il presidente dell’Abi, i mercati internazionali hanno scarsa fiducia non nella capacità italiana di ripagare il debito, ma nell’impegno a ridurlo”.

Patuelli ha parlato della situazione italiana al Forum Ansa guidato da Luigi Contu, direttore dell’agenzia, in collaborazione con Angelica Folonari e Andrea D’Ortenzio, giornalisti della redazione economica dell’agenzia.

Il presidente dell’Abi ha inoltre evidenziato la discrasia, tra investitori poco fiduciosi verso il nostro Paese e una classe di imprenditori capaci di generare esportazioni a gonfie vele.

Parlando di crescita, Patuelli ha evocato Keynes: “Viene citato tante volte a sproposito: non sosteneva che bisogna aumentare la spesa pubblica, ma che nei momenti di difficoltà si può ricorrere all’indebitamento dello Stato solo per fare quegli investimenti che mettono in moto un circuito virtuoso per lo sviluppo”. Nell’occasione ha tenuto a precisare l’importanza delle garanzie sociali, cioè salute pubblica, previdenza, welfare. “Le società più evolute hanno livelli di garanzia più elevati – ha ribadito l’ex sottosegretario. “E’ chiaro però che da sole le garanzie sociali non possono assicurare una grande crescita”.

Sulla flat tax, Patuelli ha voluto sciogliere un equivoco: con tale termine si indica una tassa piatta per tutti, mentre “non mi risulta che si discuta di un’aliquota unica Irpef per tutti. Di conseguenza attendo di vedere un articolato per leggere quale aliquota viene ipotizzata, per quali soggetti contribuenti e quali costi comporta”.

Dopo aver ribadito la necessità di incrementare la lotta all’evasione fiscale e la necessità di una riforma fiscale europea che allinei le attuali aliquote differenti tra Stato e Stato, il numero uno dell’Abi ha ricordato che a gennaio sarà molto probabile che il totale dei titoli di Stato italiani in possesso delle banche italiane, oggi poco meno di 400 miliardi di euro, “cali in maniera significativa” perché gli istituti dovranno iniziare a restituire i prestiti Bce. “Avverto in anticipo, non meravigliamoci a gennaio se c’è un forte calo. Se qualcuno deve restituire un prestito deve preparasi in anticipo – ha detto Patuelli.

Lodi a Mario Draghi “che ha gestito una delle fasi più difficili del dopoguerra, dando nuova prospettiva all’euro e salvandolo dagli aspetti peggiori.

Riguardo ai bilanci delle banche, con i prestiti che languono: “E’ un problema di carenza di domanda legata alla carenza di fiducia, lo ammette lo stesso mondo imprenditoriale – ha precisato l’esponente dell’Abi. “Se ci fosse una domanda più sostenuta, lieviterebbero i tassi che sono infimi, non ci sono mai stati così nemmeno quando c’era il pareggio di bilancio o quando il debito pubblico era stato azzerato”.

Il direttore dell’Ansa ha evidenziato come la crisi abbia incrinato l’immagine del mondo bancario verso l’opinione pubblica.

“Il risparmiatore ha molta fiducia nella banca che presceglie, si evidenzia per il rafforzamento dei depositi – ha detto Patuelli. “La crisi bancaria italiana è avvenuta dopo la nascita dell’Unione bancaria europea, nel senso che erano state più resistenti nel 2008-2009, mentre con la crisi del debito sovrano gli effetti si sono accavallati con la nascita dell’Unione bancaria dal 4 novembre 2014”.

Infine il problema dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, che si è “ridimensionato” passando da “100 miliardi di cinque anni fa ad una discesa a circa un terzo. E’ una situazione che deve essere corretta ma è meno emergenziale”. Rispondendo a una domanda sui minibot: “La situazione deve essere alleggerita sulle spalle delle imprese e dei cittadini ma con meccanismi ortodossi”. Se i minibot “sono Bot”, ha aggiunto, significa che “si viene pagati in titoli che aumentano il debito”.

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