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Start Mag su economia circolare: “Serve sinergia tra pubblico e privato”

economia circolare

Nel libro a cura di Start Mag “Economia circolare, motore dello sviluppo economico” presentato il 25 novembre sulle piattaforme social della testata giornalistica online della rivista Start Magazine, il messaggio  principale che ha accomunato tutti gli interventi è stato quello di “guardare allo sviluppo dell’economia circolare in Italia tenendo conto di due grandi opportunità: i fondi pubblici di varia natura e quelli che i privati sono pronti ad investire sul territorio, a patto che i processi autorizzativi siano più snelli e chiari”.

I temi trattati nel libro ed oggetto di dibattito sono stati vari, dal ruolo dell’economia circolare in Italia, il Green Deal europeo, l’opportunità rappresentata dal Recovery Fund da utilizzare per lo sviluppo delle risorse “green”.

La presentazione ha visto la partecipazione di ricercatori, esperti del settore, aziende della filiera, istituzioni e stakeholders per un approccio olistico e multidisciplinare sull’argomento.

Il direttore editoriale di Start Magazine, Michele Guerriero, ha evidenziato l’importanza del focus sull’economia circolare come motore dello sviluppo economico, in un’ottica di necessaria ricostruzione post pandemica dell’economia. La via green è l’unica pensabile in questo momento e per i prossimi decenni, come già indicato dalle normativa europea e da pensatori illuminati. Come ha ricordato il direttore Guerriero, Anthony Giddens, uno dei massimi sociologi viventi, ha parlato di una “quarta via, tra green revolution e giustizia sociale” come unica soluzione alla crisi post-Covid, affermando che “i prossimi 20-30 anni potrebbero essere il periodo più cruciale nella storia dell’umanità”.

Nel libro “Economia circolare, motore dello sviluppo economico”, si espone l’indispensabilità di proporre un modello industriale diverso, che faccia proprio il pensiero teorizzato dall’economia circolare, che coniughi le risorse disponibili con il rispetto della natura, ponendo come necessaria la transizione da un paradigma “lineare” ad uno “circolare”.

Nonostante l’evoluzione tecnologica, l’economia è rimasta fino a oggi legata all’assunto stabilito all’alba della Rivoluzione industriale e cioè il modello “produci, consuma, dismetti”. Un modello che ci sta portando a non disporre più di materie prime a sufficienza e che, dunque, pone la necessità di trovare nuovi processi che permettano di poter sfruttare la tecnologia e superare così i limiti imposti dall’economia lineare. Il processo migliore, realistico e di mercato, è quello dell’economia circolare che definisce un sistema industriale sia rigenerativo sia ricostitutivo nei fini e nei mezzi. Si trasforma il concetto di end ­of ­life (fine vita) del prodotto, valorizzando ogni sua componente in un circolo chiuso.

Come già trattato nel primo libro del 2019 “Economia circolare, Città, imprese e modelli produttivi, l’Italia che cambia” si ribadisce la fattibilità di un ripensamento complessivo e radicale rispetto al modello produttivo classico e l’importanza fondamentale delle conoscenze e delle competenze interdisciplinari e transnazionali, al fine di rendere comprensibile il concetto del “pensiero sistemico” grazie al quale infrastrutture, ambiente, mobilità, economia e contesto sociale si influenzano reciprocamente dando vita ad un reale “approccio circolare”.

Secondo gli assiomi dell’economia circolare quel che normalmente si considerava come “rifiuto” può essere trasformato in una risorsa. Con questa nuova chiave interpretativa, alcune tra le molteplici attività, che comportano un uso più efficiente e sostenibile delle risorse materiali ed energetiche esistenti, sono il riutilizzo che permette di conservare il massimo valore dei prodotti; il riciclo che comporta l’uso dei rifiuti per la realizzazione di nuovi prodotti senza cambiare le proprietà intrinseche del materiale riciclato (riciclo a circuito chiuso) e che utilizza materiali recuperati per creare prodotti di valore inferiore (riciclo a circuito aperto).

“Il modello dell’economia circolare presuppone una fortissima simbiosi industriale ha spiegato Raffaele Cattaneo, assessore Ambiente e Clima della Regione Lombardia, una delle realtà ecologicamente più virtuose in Italia, insieme all’Emilia Romagna – dove il recupero dello scarto di un processo produttivo aziendale, può essere riutilizzato come materia prima secondaria per un altro processo produttivo”.

Quei rifiuti che non possono essere reimmessi nel ciclo come materia prima secondaria devono essere smaltiti rispettando la gerarchia dei rifiuti attraverso metodi di termovalorizzazione. I processi di termovalorizzazione costituiscono una modalità di gestione dei rifiuti molto importante; infatti, gli stessi consentono il risparmio di risorse energetiche, riducendo per quota parte la dipendenza in materia dell’Italia dalle fonti fossili. Inoltre, contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti e contribuiscono all’approvvigionamento energetico e a ridurre significativamente lo smaltimento in discarica. La destinazione dei rifiuti in discarica resta, infatti, la soluzione peggiore perché rappresenta, innanzitutto, un grande spreco di materiali e di energia potenziale e poi perché, a causa dei vari agenti tossici presenti, crea una serie di seri problemi sia ambientali sia per la salute umana.

E’ per questo che “all’Italia serve un sistema integrato di gestione dei rifiuti, dei servizi ambientali e degli impianti di trasformazione dei rifiuti – hanno sottolineato da Start Mag –  finalizzato alla produzione di energia e alla riduzione degli sprechi”.

Tra gli esempi pratici analizzati nel testo, ci sono la filiera degli oli minerali usati, la filiera del biometano (originato da Forsu e da scarti agricoli e zootecnici), l’attenzione dell’industria eolica alla gestione circular degli impianti, la dotazione impiantistica e il differenziale sempre molto accentuato tra Nord e Sud del paese, ed in ultimo il teleriscaldamento.

Nella seconda parte della ricerca presentata nel libro si analizzano i risultati degli ultimi anni, cosa si è fatto in Italia e in che modo. Quali sono le regioni più attrezzate e quali quelle più arretrate. La situazione italiana sulla gestione dei rifiuti è ancora molto lontana dai Paesi europei più avanzati, per via di un livello elevato di conferimento in discarica. Troppe regioni utilizzano ancora le discariche per smaltire i rifiuti e i termovalorizzatori del nord Italia non bastano per trasformare tutti i rifiuti delle regioni del Paese, mentre persistono fenomeni insensati come quello della spedizione di umido in giro per l’Italia invece di potenziare gli impianti di compostaggio.

In Italia, il mercato dei materiali riciclati stenta ancora ad affermarsi in modo diffuso. “Sarebbe utile definire azioni di supporto al consolidamento del mercato di questi materiali – si è affermato – stabilendo un quadro normativo chiaro e realistico. Sembrano essere ancora troppo pochi e mal distribuiti sul territorio italiano gli impianti di riciclo del cartone, della plastica, del vetro e dell’umido. I materiali che possono essere riutilizzati sono spesso ignorati e troppe poche persone sono adeguatamente informate. In particolare, la produzione di energia pulita, può essere il motore dello sviluppo economico”.

Alla presentazione hanno preso parte Alessandro Albanese Ginammi ( a capo del team di ricerca), Raffaele Cattaneo (assessore Ambiente e Clima della Regione Lombardia), Giovanni De Feo (docente e ideatore di Greenopoli), Vannia Gava (deputato), Paolo Giacomelli (vice direttore generale Utilitalia), Mauro Libé (direzione relazioni istituzionali Snam), Marco Patuano (presidente di A2a), Alessia Rotta (presidente Commissione Ambiente della Camera), Alessandra Todde (sottosegretario del Mise), Simone Togni (presidente ANEV), Paolo Tomasi (presidente Conou), Mario Turco (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e Michele Guerriero (direttore editoriale di Start Magazine).

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