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Ismea, focus su pesche e nettarine

Frutteti falcidiati dal gelo in fase di fioritura, raccolti scarsi, domanda lenta, consumi poco interessati, prezzi all’origine non soddisfacenti per i produttori mentre quelli al dettaglio su livelli tali da scoraggiare gli acquisti. Secondo i dati presentati a luglio da Ismea Mercati la campagna 2021 di pesche e nettarine si preannuncia come una delle più complicate di sempre.

Pesche, nettarine e percoche svolgono un ruolo di primo piano tra le specie di frutta consumate in Italia. La loro presenza sulle nostre tavole è concentrata nei soli mesi estivi ma, nonostante ciò, rappresentano il 12 per cento degli acquisti di frutta fresca degli italiani, guadagnando così la terza posizione alle spalle di mele e banane che si avvantaggiano però di un’offerta ininterrotta nel corso dell’anno.

La campagna 2021 di pesche e nettarine sarà ricordata come una delle più difficili degli ultimi 30 anni: le previsioni produttive sono impietose con una flessione stimata del 10 per cento in Italia e del 18 per cento in Europa rispetto alla campagna precedente che è passata agli annali come una delle peggiori di sempre. Diversi elementi stanno contribuendo a determinare questa situazione. Innanzitutto, le gelate primaverili di inizio aprile che, per il secondo anno consecutivo, hanno colpito i principali areali produttivi europei riducendo in maniera sostanziale il carico di frutti sulle piante. Sul fronte del mercato, poi, l’avvio della campagna è stato caratterizzato da una forte incertezza a causa di una domanda debole sia in Italia sia all’estero. In conseguenza di ciò, malgrado il basso livello dell’offerta, i prezzi all’origine sono risultati mediamente più bassi rispetto all’anno precedente e decisamente non in linea con le attese dei produttori. Ad appesantire la situazione anche l’aumento dei costi di produzione e in particolare quello dei prodotti energetici che hanno visto forti rincari dopo i ribassi registrati nel corso del 2020.

Nonostante la debolezza della domanda interna, la scarsissima produzione nazionale spinge le importazioni che già nel 2020 hanno raggiunto il livello record di 122 milioni di kg, facendo addirittura intravedere per il 2021 un ulteriore innalzamento dei volumi in entrata. Considerata poi la scarsa produzione attesa dai nostri principali mercati di approvvigionamento (Spagna, Grecia e Francia) anche quest’anno sarà probabilmente necessario rivolgere l’attenzione a ulteriori paesi fornitori come ad esempio la Turchia.

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