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Direttiva Ue sull’efficientamento energetico, il sì della commissione

La commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici (Epbd). Riunitasi ieri, 9 febbraio, la commissione ha approvato la proposta con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti.

Contrari alla proposta i rappresentanti della maggioranza (FdI, Lega e FI), mentre poco compatto il Partito popolare europeo che si è diviso tra favorevoli e contrari.

In base al testo approvato dalla commissione gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Quelli pubblici e non residenziali invece dovranno raggiungere le due classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030. La direttiva costituisce una tappa intermedia verso la neutralità climatica da attuare entro il 2050.

Dal 13 al 16 marzo è prevista la plenaria del Parlamento europeo, per poi passare al Trilogo, negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue. La tappa finale sarà il recepimento dei paesi membri.
Una volta recepita la direttiva, non sarà più consentito l’utilizzo di sistemi di riscaldamento a combustili fossili, ma solo ibridi o certificati da fonti rinnovabili. Dal primo gennaio 2028 gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni ed avere, entro la fine dello stesso anno, impianti ad energia solare.

Il relatore per l’Europarlamento Ciaran Cuffe ha assicurato che “Bruxelles non dirà agli Stati membri cosa fare”, lasciando agli Stati membri ampia flessibilità e tenendo conto delle caratteristiche dei vari paesi e del loro patrimonio edilizio. Ciononostante le preoccupazioni sono tante.

L’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), ha stimato che per raggiungere gli obiettivi del 2033 saranno necessari interventi con costi che vanno da 40 a 60 miliardi di euro all’anno. Un impegno di gran lunga superiore a quello del Superbonus del 110 per cento.

Intanto il Governo resta molto perplesso e punta tutto sulla flessibilità. Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha dichiarato: “La realtà italiana ha una caratteristica che la differenzia rispetto a tutta Europa dove non c’è la microproprietà italiana e il risparmio delle famiglie sull’immobile”, riporta il Sole 24 Ore. “Vediamo come va il Parlamento Ue poi ci sarà il trilogo, una trattativa dove il ruolo degli Stati torna molto forte”, conclude il ministro.

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