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Esce “Stranizza d’amuri”, dal 23 marzo al cinema

In uscita nelle sale il 23 marzo, Stranizza d’amuri, pellicola chesegna l’esordio alla regia di Beppe Fiorello per BIM Distribuzione. Il film si ispira a una storia vera, quella dell’irrisolto delitto di Giarre, tragica vicenda accaduta nel piccolo paese siciliano agli inizi degli anni ‘80.

Il racconto, delicata poesia che intreccia emozioni visive a profonde riflessioni sulla durezza di certe discriminazioni, è crudele e tenero al tempo stesso.

Caldi paesaggi isolani fanno da sfondo alla vicenda dei due protagonisti, in un intreccio naturale di sentimenti adolescenziali, tra mare, viuzze e pregiudizi sociali radicati nel profondo della piccola comunità siciliana che mette in discussione anche il primo porto sicuro di ogni essere umano, la famiglia.

Il film è ambientato in Sicilia, nel giugno del 1982, nell’estate storica dei Mondiali di calcio che ha incoronato l’Italia campione del mondo. Parla dell’incontro casuale tra due adolescenti, Gianni e Nino, della loro amicizia, del loro volersi bene e dello scontro contro i benpensanti del paese, contro i timori delle rispettive famiglie. I due ragazzi incuranti delle dicerie e dei pregiudizi, perché in fondo non stanno facendo del male a nessuno, vivono invece liberamente la purezza del loro sentimento. Ma “gli altri” non sono disposti ad accettare e a rimanere a guardare perché l’amicizia che li lega è strana e come spiega la madre di uno dei protagonisti al proprio figlio “so stranizze che non devono capitare, bisogna stare attenti”.

Stranizza d’amuri, dal titolo di una composizione del mai abbastanza compianto maestro Battiato (anche lui siciliano, anche lui parla di questo incomprensibile e indomabile sentimento “E quannu t’ancontru ‘nda strata mi veni ‘na scossa ‘ndo cori”) è liberamente ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto nell’ottobre del 1980 a Giarre, in provincia di Catania. Il regista Beppe Fiorello ha dedicato alle vittime del duplice omicidio, Giorgio e Antonio detto Toni, l’intero film, quasi un omaggio alla purezza del loro legame e per ricordare ancora quanto accaduto.

I due ragazzi, uno 25 anni e l’altro 15, furono trovati morti, mano nella mano, con un colpo di pistola alla testa. Erano scomparsi da due settimane. Si era pensato a un’esecuzione perché davano fastidio, erano scandalosi e poi a un doppio suicidio, di liberazione. Ad oggi ancora nessuna certa verità. Quello che si conosce è solo il nome della paura che Giorgio e Toni hanno generato nelle loro famiglie e nel paese, si chiama “omofobia” e che ha portato alla nascita del primo circolo Arcigay a opera del sacerdote Marco Bisceglia, con la collaborazione di un giovane obiettore di coscienza, Nichi Vendola.

Convincente la prova dei giovani attori, Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto. Calzante la colonna sonora che incornicia e rafforza l’intero film.

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