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La strage in Iran, altra benzina nel fuoco

Nella città iraniana di Kerman, a circa mille chilometri a sud della capitale Teheran, durante la commemorazione funebre per Qassem Suleimani, uno dei più potenti militari iraniani, ucciso probabilmente da servizi statunitensi a 62 anni in un attacco con i droni compiuto quattro anni fa, si sono verificate due esplosioni presso il cimitero in cui è sepolto il generale. I morti sarebbero 103, centinaia di feriti.

Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, affiliata alle Guardie rivoluzionarie, il principale corpo militare dell’Iran, le due esplosioni sarebbero state provocate da bombe fatte esplodere a una decina di minuti l’una dall’altra a circa 700 metri e un chilometro dalla tomba di Suleimani.

Ahmad Vahidi, il ministro dell’Interno iraniano, ha affermato che l’Iran risponderà in maniera decisa agli autori dell’attacco. La Guida suprema Ali Khamenei, la massima autorità religiosa e politica dell’Iran, citato dall’agenzia Irna ha detto che gli “odiosi criminali” dietro al duplice attentato di Kerman avranno una “risposta severa” e la “giusta punizione”. Anche Hassan Nasrallah, il capo del gruppo radicale libanese Hezbollah, alleato dell’Iran, in un discorso in diretta televisiva ha mandato le sue condoglianze ai parenti delle vittime dell’esplosione.

L’atto, ovviamente, getta ulteriore benzina sul fuoco della già complicata situazione in Medio Oriente.

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