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Mobilità attiva, solo 4 italiani su 10 la praticano

I benefici della mobilità attiva sono ormai noti da anni. Essa consiste principalmente nel camminare o utilizzare la bici nei propri spostamenti quotidiani, ma vede una diffusione crescente anche di altre modalità, come l’uso di skateboard o rollerblade.

Oltre a permettere di raggiungere i livelli di attività fisica raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), molti studi hanno dimostrato come la mobilità attiva diminuisca la mortalità, riduca il rischio cardiovascolare, di diabete e l’insorgenza di altre malattie croniche, migliorando lo stato di salute fisico generale e favorendo anche la salute mentale.

Inoltre, non utilizzando mezzi motorizzati, rappresenta una modalità di spostamento sostenibile, che permette di ridurre le emissioni e i tassi di inquinamento.

I benefici, dunque, sono davvero numerosi, tanto che la promozione della mobilità attiva è entrata ormai da tempo nelle agende dei decisori a tutti i livelli, sia globale, nell’ambito dei Sustainable development goals (Obiettivi di sviluppo sostenibile), sia dei singoli Paesi, con investimenti e politiche pubbliche che mirano ad incrementare i livelli di mobilità attiva nella popolazione generale.

In Italia, tuttavia, nel biennio 2021-2022, solo il 42 per cento degli adulti tra i 18 e i 69 anni ha dichiarato di andare a piedi o utilizzare la bici per gli spostamenti abituali, come recarsi a scuola o a lavoro. Trend che peraltro risulta in calo rispetto al 2017-2022. È quanto rilevato dalla Sorveglianza passi del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute (Cnapps) dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Grazie alla mobilità attiva, il 19 per cento degli intervistati risulta fisicamente attivo in quanto raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’Oms di almeno 150 minuti a settimana di attività moderata, mentre il 23 per cento risulta parzialmente attivo perché si sposta a piedi o in bicicletta ma lo fa per meno di 150 minuti a settimana. Il restante 58 per cento della popolazione, invece, si sposta con veicoli a motore (privati o pubblici) senza o con trascurabili tragitti a piedi o in bicicletta.

In particolare, i migliori tassi di mobilità attiva sia a piedi che in bici si riscontrano in Veneto (52,6 per cento), Piemonte (52,2 per cento), e nelle province di Bolzano (56,5 per cento) e Trento (54,3 per cento). A queste si aggiungono quattro regioni che si distinguono in particolare per gli spostamenti a piedi, ovvero la Liguria con il tasso più alto di tragitti a piedi (62,4 per cento) e di mobilità attiva in generale (64,3 per cento), seguita dalla Sardegna (58,4 per cento a piedi e 59, 5 per cento di mobilità attiva), e poi Basilicata e Puglia, rispettivamente con il 49,3 per cento e il 43,6 per cento di spostamenti a piedi.

Indubbiamente sulla mobilità attiva influisce la viabilità e l’assetto infrastrutturale delle regioni. Basti pensare come la presenza di piste ciclabili sicure e collegate ai punti nevralgici di una città influisca sulla scelta di utilizzare la bici o meno. Per tale motivo la mobilità attiva non deriva solo dalla scelta del singolo individuo, ma è diretta conseguenza delle politiche pubbliche applicate dai vari governi.

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