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Istat, sui livelli di istruzione incide il titolo di studio dei genitori

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Il livello di studio dei genitori resta fondamentale nel definire il percorso di studi dei figli. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sui livelli di istruzione e i ritorni occupazionali dell’Istat sui dati del 2023.

Quando i genitori hanno un basso livello di istruzione, quasi un quarto dei giovani (24 per cento) abbandona precocemente gli studi e poco più del 10 per cento raggiunge il titolo terziario. Di contro, se almeno un genitore possiede una laurea, il tasso di abbondono scende al 2 per cento, mentre il tasso di laureati sale 70 per cento.

In generale, nel 2023, la percentuale di coloro che hanno un’età compresa tra i 25 e i 64 anni e possiedono almeno un titolo di studio secondario superiore è stata del 65,5 per cento, quota in crescita di 2,5 punti percentuali rispetto al 2022 (63,0 per cento). Il valore resta, però, inferiore alla media Ue27, pari al 79,8 per cento, e lo è ancor di più se paragonato con quello tedesco (83,1 per cento) e francese (83,7 per cento).

In crescita anche la quota di chi ha conseguito un titolo di studio terziario, pari al 21,6 per cento (più 1,3 per cento rispetto al 2022), che tuttavia rimane più bassa rispetto alla media europea (35,1 per cento) ed è circa la metà di quella registrata in Francia (42,4  per cento) e Spagna (41,4 per cento).

Allo stesso tempo il titolo di studio influisce sul tasso di occupazione, che registra un 84,3 per cento per i laureati e un 73,3 per cento per i diplomati. Questo gap aumenta ancor di più se si considerano gli under 35 che hanno conseguito il titolo da uno a tre anni prima, dove il tasso è rispettivamente del 75,4 per cento per i laureati e del 59,7 per cento per i diplomati.

Il tasso di occupazione, inoltre, è più basso nel Mezzogiorno. In particolare, mentre al Nord sono occupati il 90,6 per cento dei laureati tra i 30 e i 34 anni, al Sud la percentuale scende al 70,8 per cento. Per i diplomati tra i 30 e i 34 anni, il gap è del 25,8 per cento, con una percentuale dell’83 per cento di occupati al Nord e del 57,2 per cento al Sud.

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