venerdì , Dicembre 5 2025
Home / Comunicazione / Primo piano / Unsic all’incontro con il sottosegretario Mantovano

Unsic all’incontro con il sottosegretario Mantovano

Palazzo Chigi (foto governo.it)

Maggiore apertura per l’accesso al lavoro in alcuni settori strategici nel nostro Paese, quali il turismo, l’agricoltura, il lavoro domestico, il commercio, l’autotrasporto. E’ una delle principali richieste presentate dall’Unsic a Palazzo Chigi nel corso dell’incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, sul futuro della politiche di ingresso degli immigrati per lavoro.

Nello stesso contesto, l’Unsic, rappresentata dal consigliere del Centro Studi Unsic Luca Cefisi, ha ribadito la propria posizione favorevole alla fine del sistema del “click day”, a favore di metodi più flessibili che permettano di adattare le richieste di nuovi lavoratori extracomunitari alle sempre mutevoli necessità della produzione.

Il rappresentante dell’Unsic, più nel dettaglio, sul problema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro ha sottolineato, richiamando il Rapporto Idos 2023, come “il sistema dei cosiddetti decreti flussi avviene in larga parte con un utilizzo improprio delle quote d’ingresso stabilite dai Decreti Flussi: fingendo la chiamata dall’estero del lavoratore già alle proprie dipendenze, sono state sistematicamente usate come una ‘regolarizzazione mascherata’, paradossalmente più rapida e semplice della stessa procedura di regolarizzazione (sanatoria) del 2020.

Di fatto, una semplice lista nominativa, com’è adesso configurata la lista SILEN, non consente, in realtà, una credibile e corretta relazione tra domanda e offerta di lavoro.

Una prima proposta sorge dal lato dell’offerta di lavoro nei confronti delle imprese: se già oggi esistono dei criteri qualitativi nel Decreto Flussi, una migliore applicazione dell’art. 23 del Testo Unico così come modificato dalla legge 50/23 (“Decreto Cutro”) potrebbe essere importante per valorizzare le risorse umane che rispondono alla domanda di lavoro del mercato in Italia. Questo modello della formazione all’estero per i lavoratori con un progetto migratorio non è ancora sufficientemente sviluppato”.

Nel contempo, secondo l’Unsic, occorrerebbe ammettere che, in maniera principale, e preferenziale per famiglie e piccole aziende, l’incontro tra domanda e offerta avviene in Italia, attraverso contatti diretti e un dialogo reale.

“Ricordando i precedenti, non possiamo che prevedere, nel prossimo futuro, meccanismi di sanatoria e regolarizzazione, strumenti eccezionali che sono stati finora in qualche modo invece fisiologici all’assorbimento nel mercato legale dei lavoratori stranieri – ha detto Cefisi. “Per fare dei passi avanti, occorre porre il problema di ripristinare, con meccanismi di garanzie quali lo sponsor, la possibilità di un permesso di soggiorno per richiesta di lavoro, e, alla francese, una finestra sempre aperta di regolarizzazione per individui che dimostrino legami familiari, relazioni e possibilità di regolarizzare la loro posizione lavorativa, magari proprio presso le prefetture per ulteriore garanzia di controllo – ha aggiunto il rappresentante dell’Unsic, il quale ha anche ricordato che “appare trascurata la figura dell’artigiano, e in generale del lavoro autonomo: ma è un errore assumere che il lavoratore immigrato debba inevitabilmente essere confinato nel lavoro dipendente. Appare ben possibile, ed auspicabile, offrire opportunità al lavoro autonomo, anche in prospettiva di permettere l’opportunità di un esito imprenditoriale, che rafforzi con le energie e la creatività degli immigrati anche l’imprenditoria italiana, com’è opportuno in un mercato globalizzato dove è necessaria acquisire al sistema delle aziende competenze, conoscenze, culture. Qui riproponiamo da un altro punto di vista quanto già detto, cioè la promozione dell’art. 23 anche in ottica di rafforzare le competenze linguistiche e civiche di chi si appresta a lavorare in Italia”.

Infine l’Unsic rileva che “certi quadri di competenze sono ancora non ben definiti dalla stessa normativa italiana, per i lavoratori sia italiani sia stranieri: è il caso del mediatore culturale, che non ha un suo quadro normativo nazionale chiaro e definito, che è sempre più necessario nel lavoro sociale di integrazione, anche in azienda, ed è il caso del lavoro familiare, la cui importanza sociale è enorme, ma che è anch’esso ancora mal definito dalla normativa e dal sistema di formazione in termini di competenze e controlli: di fatto, i “badanti” di migliaia di anziani e disabili sono reclutati dalle famiglie con metodi quanto meno improvvisati, almeno in attesa di attuare il recente decreto sulla formazione e le qualifiche dei badanti, ancora tutto da verificare”.

    Check Also

    pnrr

    Pnrr, ok dalla Commissione Ue all’ottava rata da 12,8 miliardi

    La Commissione europea ha comunicato la valutazione positiva per il pagamento dell’ottava rata del Pnrr …