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Istat, economia non osservata: nel 2022 è di oltre 200 mld

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Nel 2022 l’economia sommersa vale ben 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi.

Il valore dell’economia non osservata cresce di 17,6 miliardi, segnando un aumento del 9,6% rispetto al 2021 (+8,4% la crescita del Pil corrente). Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni 986mila, stabili rispetto al 2021. Sono le stime presentate dall’Istat sull’economia sommersa anni 2019-2022, pubblicate a ottobre 2024 e coerenti con la revisione generale dei Conti nazionali rilasciata a fine settembre.

Questa disamina ha consentito di operare alcuni cambiamenti anche nel processo di stima dell’input di lavoro irregolare. Per quanto concerne la componente dei dipendenti, l’innovazione più significativa ha riguardato la stima separata delle ore di lavoro svolte in condizioni di non regolarità da dipendenti regolari, le cosiddette ore retribuite “fuori busta” o “ore grigie”. In precedenza, tale componente era misurata congiuntamente alle ore lavorate dalle posizioni regolari e non contribuiva, quindi, alla valorizzazione del sommerso economico. Un’ulteriore modifica di rilievo ha interessato il settore dei servizi domestici, dove è stato affinato il metodo di riporto in media annua delle collaborazioni saltuarie, che generava una sovrastima degli irregolari.

Quando si parla di economia non osservata, s’intendono tutte quelle attività produttive di mercato che sfuggono all’osservazione diretta e comprendono, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale. Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni intenzionalmente errate del fatturato e/o dei costi o generato attraverso l’impiego di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e un’ulteriore integrazione che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco.

Nel 2022 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata si è attestato a 201,6 miliardi di euro, segnando una crescita del 9,6% rispetto all’anno precedente (quando era 184,0 miliardi). L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti dell’8,4% rispetto al 2021, si è mantenuta sostanzialmente stabile, portandosi al 10,1%, dal 10,0% del 2021 (0,7 punti percentuali al di sotto del 10,8% osservato nel 2019, anno precedente la pandemia). La crescita dell’economia non osservata è stata trainata dall’andamento del valore aggiunto generato dalla sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Più contenuto l’incremento del valore aggiunto connesso all’impiego di lavoro irregolare (+3,7 miliardi di euro, pari a +5,6% rispetto al 2021) e dalle attività illegali (+1,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7%). L’aumento di oltre 2 miliardi delle altre componenti è riconducibile alla crescita del contributo delle mance (che segue l’andamento della spesa per consumi finali) e dei fitti in nero percepiti dalle famiglie.

Si è registrato un progressivo ridimensionamento del contributo del valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare, la cui incidenza sul totale si è ridotta al 34,3% (dal 35,6 nel 2021 e 38,1% nel 2019), mentre il peso della sotto-dichiarazione ha raggiunto il 50,1% (era 49,2% nel 2021 e 45,6% nel 2019). Si è mantenuto pressoché stabile l’impatto dell’economia illegale (9,8% nel 2022 rispetto al 10,1% del 2021) sul totale dell’economia non osservata.

I settori dove il peso del sommerso economico è maggiore sono gli altri servizi alle persone, dove esso costituisce il 30,5% del valore aggiunto del comparto, il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e le costruzioni (17,5%). Si osserva invece un’incidenza minore per gli altri servizi alle imprese (5,3%), la produzione di beni d’investimento (3,7%) e la produzione di beni intermedi (1,4%). Mentre si riscontra una riduzione del peso del sommerso per agricoltura (-1,0 punti percentuali), costruzioni (-0,8), produzione di beni alimentari e di consumo (-0,6) e altri servizi alla persona (-0,5), si osserva di converso un suo incremento per il comparto dell’istruzione, sanità e assistenza sociale (+0,5 punti percentuali) e per i servizi professionali (+0,2). Il contributo del valore aggiunto sotto-dichiarato all’attività produttiva ha un ruolo significativo per il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (11,2% del totale del valore aggiunto del settore), gli altri servizi alle persone ed i Servizi professionali (11,1% in entrambi i comparti). Il fenomeno risulta invece meno rilevante per istruzione, sanità e assistenza sociale (3,3%), produzione di beni di investimento (2,6%) e produzione di beni intermedi (0,5%).

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