
Nel corso del 2024 l’economia mondiale è cresciuta a ritmi modesti e le previsioni per il 2025 indicano un andamento ancora fiacco dell’attività, seppure con dinamiche differenziate tra le diverse aree geografiche. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e le forti tensioni geopolitiche continuano a rappresentare un fattore di rischio per la stabilità economica e finanziaria globale. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria.
Nonostante le politiche monetarie meno ristrettive abbiano dato respiro ai mercati finanziari globali, permane una forte incertezza, in un contesto di elevati livelli di debito pubblico in vari paesi e di bassi premi per il rischio per alcune attività finanziarie. Allo stesso tempo, l’esito delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti ha determinato una ricomposizione dei portafogli degli investitori, dai titoli pubblici a quelli azionari.
Rispetto al primo report del 2024, il contesto italiano risulta stabile a livello macrofinanziario, ma permangono i rischi connessi alle tensioni geopolitiche internazionali e alla fragilità del quadro macroeconomico. In quest’ottica l’economia potrebbe beneficiare della riduzione dei tassi di interesse.
Le condizioni sui mercati finanziari nazionali rimangono nell’insieme favorevoli. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi ha continuato a ridursi e le condizioni di liquidità del mercato restano distese. La volatilità si è mantenuta bassa, nonostante i temporanei aumenti osservati in concomitanza con le turbolenze dei mercati internazionali nei mesi estivi.
Pur restando inferiori ai livelli pre-pandemici, i prezzi delle abitazioni hanno continuato a crescere in termini reali, mentre si sono stabilizzati quelli degli immobili commerciali. Nel complesso gli sviluppi sul mercato immobiliare continuano a rappresentare un basso rischio per la stabilità finanziaria in Italia.
Per il settore delle famiglie i rischi rimangono contenuti, a seguito del miglioramento della situazione reddituale e dell’incremento della ricchezza finanziaria. La ricomposizione del risparmio verso i titoli pubblici è proseguita e sono ripresi gli investimenti in strumenti del risparmio gestito e in azioni.
Dopo un lungo periodo di crescita, interrottosi solo durante la pandemia, la redditività delle imprese ha mostrato segni di peggioramento. La debolezza del quadro macroeconomico e gli elevati costi di finanziamento potrebbero incidere sui profitti delle aziende più indebitate. Tuttavia, la capacità delle imprese di rimborsare i debiti resta complessivamente buona e il tasso di deterioramento dei prestiti bancari si conferma contenuto.
Le condizioni del sistema bancario si mantengono favorevoli. Nel primo semestre la redditività è ulteriormente cresciuta e si prevede che essa rimanga alta anche per l’intero 2024. Il riassorbimento da parte dell’Eurosistema dell’abbondante liquidità in eccesso sta procedendo senza difficoltà. In prospettiva, la riduzione del margine di interesse e le maggiori rettifiche attese sui prestiti potrebbero incidere negativamente sulla redditività degli intermediari. La patrimonializzazione è aumentata e per le banche significative è superiore a quella media degli intermediari dei paesi partecipanti al Meccanismo di vigilanza unico (SSM). L’esposizione ai rischi cibernetici e operativi richiede forte attenzione.
Nel comparto assicurativo la patrimonializzazione, pur rimanendo elevata, si è ridotta lievemente nel primo semestre dell’anno. La redditività è nell’insieme migliorata, ma è ancora negativa nel ramo vita a causa delle minusvalenze sul portafoglio di investimenti. La posizione di liquidità si è mantenuta buona, beneficiando anche di una ripresa della raccolta nel comparto vita.
La raccolta netta dei fondi comuni italiani è tornata positiva: l’andamento favorevole del settore obbligazionario ha più che compensato i deflussi osservati negli altri comparti. I rischi restano nel complesso contenuti.
Nel corso dell’anno si è rilevata un’ulteriore significativa crescita dei collocamenti di certificates, acquistati prevalentemente dalle famiglie. Si tratta di strumenti di difficile valutazione che possono esporre i detentori a perdite consistenti in caso di scenari avversi. La Banca d’Italia sta segnalando da tempo tale fenomeno e continua a monitorarne l’evoluzione.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
