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Dop economy: un settore che non conosce crisi

Nonostante le varie criticità del sistema produttivo agricolo e dei mercati, la Dop economy italiana, si mostra in buona salute. Secondo i dati presenti nel XXII Rapporto Ismea-Qualivita, quello del Dop è un settore che nel 2023 vale 20,2 miliardi euro alla produzione (+0,2% su base annua), per una crescita del +52% in dieci anni e un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano.

Per la prima volta il comparto del cibo supera i 9 miliardi, con un aumento del +3,5%, mentre il vino imbottigliato frena sia come quantità (-0,7%) che come valore (-2,3%) e si attesta sugli 11 miliardi di euro. Dinamico l’export del comparto Dop Igp che raggiunge un valore di 11,6 miliardi di euro (-0,1% sul 2022) e un trend del +75% in dieci anni. La crescita nei Paesi Ue (+5,3%) compensa il calo nei Paesi Extra-Ue (-4,6%), dato particolarmente significativo alla luce dell’attuale dibattito sui dazi, con i Paesi terzi che assorbono oltre la metà (52%) dell’export della Dop economy italiana e gli Stati Uniti, prima destinazione in assoluto, che da soli valgono oltre un quinto (21%) delle esportazioni italiane Dop Igp. Il settore cibo realizza 4,67 miliardi euro per un +0,7% in un anno e un +90% sul 2013, con crescite in valore per formaggi, pasta e olio di oliva. Per il vino cala la quantità esportata (-2,9%) per un valore pari a 6,89 miliardi euro (-0,6%), in tenuta dopo il balzo del +10% del 2022 e con un trend del +66% sul 2013.

Importante l’apporto del settore Dop Igp sull’occupazione. Sono 317 i Consorzi di tutela autorizzati dal ministero dell’Agricoltura che coordinano il lavoro di oltre 194mila imprese delle filiere cibo e vino capaci di generare lavoro per quasi 850mila occupati, 510.260 nella fase agricola e 337.145 nella fase di trasformazione. Il settore vitivinicolo Dop Igp conta 332.506 occupati, mentre il comparto cibo 585.543.

Dopo due anni consecutivi con dati in aumento in diciotto regioni su venti, il Rapporto Ismea-Qualivita 2024 descrive un quadro più variegato: su 107 province italiane 61 hanno valore della Dop economy più alto, il 17% con crescite a doppia cifra. Prosegue il trend positivo nell’area Sud e Isole (+4,0%), sempre in crescita negli ultimi cinque anni, con buoni risultati soprattutto per Sardegna (+19%) e Abruzzo (+11%). Cresce anche il Nord-Ovest, trainato dalla Lombardia che supera per la prima volta i 2,5 miliardi € e cresce per il terzo anno consecutivo. Il Nord-Est ha risultati stabili nel complesso (-0,6%) e vale il 54% della Dop economy, con l’Emilia-Romagna che frena leggermente (-2,4%) e il Veneto che con 4,85 miliardi € si conferma regione leader. Nel Centro i risultati peggiori (-3,9%) con la Toscana (-5,5%) che rappresenta la gran parte del valore economico e il Lazio unica regione in crescita (+8,8%).

Per il cibo Dop, bene soprattutto i formaggi (+5,3%), per la prima volta sopra i 5,5 miliardi di euro e con la produzione più alta degli ultimi cinque anni, ma buone crescite in valore anche per oli di oliva (+33%), prodotti della panetteria e pasticceria (+9%) e carni fresche (+10%). Tra i primi dieci prodotti Dop e Igp troviamo in vetta il Grana Padano, al secondo posto il Parmigiano Reggiano, a seguire il Prosciutto di Parma Dop, la Mozzarella di Bufala Campana Dop, il Pecorino Romano Dop, il Gorgonzola Dop, il Prosciutto di San Daniele Dop, l’Aceto Balsamico di Modena Igp, la Mortadella di Bologna Igp e a chiudere la top ten la Pasta di Gragnano Igp.

Guida la classifica dei vini Dop e Igp il Prosecco Dop, seguito da Conegliano Valdobbiadene Prosecco Dop, Delle Venezie Dop, Asti Dop, Amarone della Valpolicella Dop, Valpolicella Ripasso Dop, Veneto Igp, Alto Adige Dop, Puglia Igp, Barolo Dop.

“Il XXII Rapporto Ismea-Qualivita ci descrive una Dop economy che continua a essere un pilastro fondamentale per il nostro sistema agroalimentare – ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. “Un valore complessivo alla produzione di oltre 20 miliardi di euro e una crescita del comparto del cibo del 3,5% nel 2023, testimoniano la forza delle nostre filiere e la qualità che il made in Italy rappresenta nel mondo. Nonostante le attuali sfide geopolitiche, i nostri prodotti Dop e Igp guidano l’export, confermando il ruolo strategico dei 317 Consorzi di tutela, che coordinano il lavoro di quasi un milione di operatori. Guardiamo al futuro con ottimismo, certi del valore che il nostro agroalimentare sa generare, rafforzando il territorio e l’identità italiana”.

E il presidente Fondazione Qualivita Cesare Mazzetti ha commentato: “La pubblicazione della 22ª edizione del rapporto Ismea-Qualivita si inserisce in un periodo caratterizzato da tensioni geopolitiche e sfide economiche e sociali senza precedenti negli ultimi 60 anni. In questo scenario, i dati emersi confermano che le Indicazioni geografiche rappresentano ancora oggi una delle espressioni più emblematiche della tradizione e della qualità del made in Italy, offrendo un significativo valore aggiunto all’economia del Paese. Oltre a rafforzare l’identità culturale, esse contribuiscono in modo rilevante allo sviluppo economico e alla crescita occupazionale”.

Livio Proietti, presidente Ismea rincalza: “Il settore delle Dop e Igp si è attestato per il secondo anno consecutivo sopra i 20 miliardi di euro, confermandosi ancora una volta vitale per l’economia dei territori, attrattivo per nuovi operatori, e trainante per l’intero settore agroalimentare. Un sistema solido, nonostante i pesanti condizionamenti del clima e il complesso scenario geopolitico di questi ultimi anni, in grado di rispondere in maniera ordinata e composta alle sfide della contemporaneità, grazie all’intraprendenza del tessuto imprenditoriale, alla capacità di governance dei consorzi di tutela e al costante impegno delle istituzioni”.

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