
“Parlando di piccole imprese e artigianato alcuni pensano ad un punto di debolezza della nostra economia. non è così. La propensione delle imprese artigiane a collaborare accompagna la nostra capacità di creare coesione e innovazione. L’artigianato è un’anima del made in Italy”. Così Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola commenta i risultati presenti nel report “Artigianato, futuro del made in Italy”.
Con oltre un milione di imprese che rappresentano circa un quarto dell’intero panorama imprenditoriale nazionale, in Italia il settore dell’artigianato è sicuramente una componente fondamentale della nostra economia. È il fulcro della produzione manifatturiera italiana e un pilastro del made in Italy. Pur costituendo il 21,3% delle attività produttive complessive, le imprese artigiane assumono un ruolo predominante nella manifattura, dove incidono per il 58,5% del totale. Questo impatto è particolarmente evidente in settori chiave come la lavorazione del legno, l’industria alimentare, l’abbigliamento e la meccanica.
Da una comparazione tra i quinquenni 2015-2019 e 2019-2023, emerge una crescita della quota di micro e piccole imprese che hanno effettuato investimenti green, rispettivamente +23,2% e +45,9%. Nel solo 2024 il 61,3% delle entrate di green jobs programmate in Italia sono relative a micro e piccole imprese. Le mpi sono oltre mezzo milione (503.258): il 67% opera nei servizi, il 33% nell’industria, il 18% nell’industria manifatturiera, il 14% nelle costruzioni, solo l’1% nelle public utilities.
Queste piccole realtà imprenditoriali sono pioniere nell’utilizzo delle nuove tecnologie quali l’Ia. Il 93% delle imprese fanno ricorso all’Intelligenza artificiale con una percentuale che varia a seconda dell’ambito di applicazione: il 14,6% nel manifatturiero, il 12,2% nei servizi e l’11,5% nelle costruzioni.
L’Italia si distingue come il secondo Paese manifatturiero in Europa, grazie anche al fondamentale contributo del settore artigiano. Questo comparto non è presente solo nei tradizionali ambiti del made in Italy, ma gioca un ruolo chiave anche in settori ad alta intensità di capitale e strategici per l’export. Le micro e piccole imprese rappresentano l’89,1% delle aziende esportatrici e destinano il 68% delle loro esportazioni al mercato europeo, mentre oltre il 30% raggiunge il resto del mondo. Il loro impatto è particolarmente significativo nei settori della filiera del legno e del tessile.
L’Italia mantiene la leadership nell’Unione europea per esportazioni realizzate dalle mpi manifatturiere, con una quota del 27,8% sul totale dell’Ue, superando Germania (14%) e Spagna (9,6%). Inoltre, le esportazioni delle micro piccole imprese italiane incidono sul Pil nazionale per il 3,3%, un valore doppio rispetto alla media europea dell’1,6%.
La chiave del successo del made in Italy dipende dalla capacità delle imprese italiane, soprattutto micro e piccole, di collaborare in filiere, distretti e reti d’impresa. Lo dimostra la quota di contratti di rete con capofila una micro o una piccola impresa, pari all’89% delle reti attivate dal 2010 al 2024.
Il sistema artigiano italiano rappresenta un elemento importante nel panorama occupazionale, grazie alla sua capacità di valorizzare la diversità e favorire l’integrazione culturale. La quasi totalità delle imprese femminili (99,7%) appartiene alla categoria delle micro e piccole imprese. Queste realtà imprenditoriali accolgono il 57% dei lavoratori dipendenti stranieri residenti in Italia. Inoltre, il 99,8% delle imprese fondate da cittadini stranieri nel Paese rientra nel segmento delle micro e piccole aziende. Il settore artigiano è particolarmente attrattivo per i giovani: un’impresa giovanile su quattro è artigiana, e circa il 40% degli under 35 mostra interesse per questo ambito o considera di intraprendere una carriera artigianale.
L’artigianato non è soltanto un pilastro fondamentale della produzione, ma anche un motore essenziale per la crescita economica e il benessere locale. In molte aree, le micro e piccole imprese rappresentano l’unico punto di riferimento sociale ed economico. Nei comuni con meno di 5mila abitanti, queste imprese costituiscono ben il 99,4% delle attività extra-agricole presenti sul territorio. Analizzando la loro distribuzione geografica, emerge che i piccoli comuni del Nord-Ovest ospitano la percentuale più alta (38,7%), seguiti dal Mezzogiorno (29,5%), dal Nord-Est (19,6%) e infine dal Centro (12,2%).
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
