
Sempre più utilizzato dalle aziende italiane, il sistema dei premi di produttività sta diventando uno strumento chiave per la retribuzione variabile e il coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese. Dati recenti del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali rivelano numeri impressionanti che testimoniano l’ampia adozione di questo meccanismo, sostenuto da un regime fiscale agevolato.
Al 15 luglio 2025, il numero di lavoratori che beneficiano di premi legati a contratti di produttività ha superato la soglia dei 4 milioni, raggiungendo precisamente 4.225.193 lavoratori coinvolti. Per questi dipendenti, il valore medio del premio annuo si attesta su 1.601,51 euro. Questi dati emergono dal report del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, basato sul deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali, un sistema attivato in seguito al decreto interministeriale del 25 marzo 2016, finalizzato alla detassazione dei premi di produttività.
La dinamica di crescita non si limita solo al numero di beneficiari. Anche il volume dei contratti depositati e attivi è in costante espansione. Tra il 16 giugno e il 15 luglio, sono stati registrati 1.470 nuovi contratti, portando il totale dei contratti attivi a 15.628. Questo andamento positivo si riflette anche nel dato complessivo da inizio anno, con 95.976 contratti depositati, un aumento del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra gli oltre 15 mila contratti attivi, la netta maggioranza (12.816) sono di natura aziendale, mentre i restanti (2.812) sono contratti territoriali.
Le finalità dei contratti di produttività sono molteplici e seguono le diverse esigenze e strategie delle imprese. Ben 12.754 puntano al raggiungimento di obiettivi di produttività, 9.983 di redditività, 7.869 di qualità, mentre 1.607 prevedono un piano di partecipazione e 9.796 prevedono misure di welfare aziendale.
Un dato interessante riguarda la suddivisione percentuale delle aziende che si avvalgono di questo strumento in base alla loro dimensione: la percentuale è pressoché stabile. Quasi la metà delle imprese coinvolte (48%) sono realtà con meno di 50 dipendenti. La quota restante si distribuisce tra le aziende con almeno 100 dipendenti (37%) e quelle di fascia intermedia, con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 99 (15%). Questo dimostra come lo strumento sia apprezzato e utilizzato da un ampio spettro di aziende, dalle piccole alle grandi.
Il successo dei premi di produttività è fortemente legato alla detassazione agevolata. L’aliquota per l’imposta sostitutiva sui premi corrisposti ai lavoratori è stata dimezzata rispetto al passato dalla legge di Bilancio per il 2023 (articolo 1, comma 63, della L. n. 197/2022), portandola al 5%. Questa agevolazione è stata poi confermata nella Manovra per il 2024 (articolo 1, comma 18, legge n. 213/2023). Non solo, la legge di Bilancio per il 2025 (articolo 1, comma 385, legge n. 207/2024) ha garantito l’operatività della detassazione per il triennio 2025-2027, fornendo così certezza e stabilità a lavoratori e imprese. Lo sgravio fiscale interessa i lavoratori dipendenti del settore privato, titolari di un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato e con un reddito da lavoro dipendente non superiore a 80mila euro nell’anno precedente, fino a un massimo di 3mila euro lordi, incrementabili a 4mila euro nelle imprese che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
