
Un’analisi approfondita dei principali risultati economici e produttivi delle imprese agricole italiane, sulla base dei dati raccolti nel corso dell’indagine RICA 2023 e in confronto con il triennio precedente. È l’edizione 2025 del volume “Le aziende agricole in Italia nel 2023”, che fornisce un quadro informativo ampio e dettagliato a supporto di agricoltori, associazioni di categoria, organizzazioni professionali, enti preposti alla valutazione delle politiche agricole, consulenti e ricercatori.
La pubblicazione, curata da un team di ricercatori del Crea-Pb sotto la direzione di Antonella Bodini e Stefano Palumbo, si distingue dalla precedente edizione per il suo focus esclusivamente nazionale. L’obiettivo è offrire un’analisi approfondita delle dinamiche agricole sotto il profilo territoriale, produttivo, patrimoniale e reddituale.
L’indagine RICA non comprende tutto il mondo delle aziende agricole censite in un determinato territorio, ma solo quelle che, per la loro dimensione economica, possono essere considerate professionali ed orientate al mercato. Nel caso dell’Italia sono le aziende con una produzione standard di almeno 8mila euro. Il campione è pari a 566.338 unità, circa il 49% delle aziende agricole italiane stimate dall’indagine Istat Struttura e produzioni delle aziende agricole anno 2016 che rappresenta anche l’universo di riferimento per l’indagine RICA.
Nel contesto dell’economia nazionale, l’agricoltura ha subito in modo particolarmente marcato gli effetti della recessione causata prima dalla pandemia e poi dal conflitto tra Russia e Ucraina. A partire dal 2022 si è osservata una graduale ripresa, subito frenata dalle tensioni internazionali che hanno influito pesantemente sui costi di produzione e sulla disponibilità delle materie prime.
Il capitale fisso medio è di circa 300mila euro per azienda, con valori più elevati nel Nord Italia, in particolare in Alto Adige. Il capitale agrario medio è di 37mila euro, con forti differenze territoriali.
La manodopera è di 1,44 unità lavorative annue per azienda, di cui il 72% familiare. La manodopera avventizia è essenziale per alcune colture, anche se in lieve calo.
I ricavi sono in crescita del 5% rispetto al triennio precedente, con l’80% derivante dalle vendite. Le aziende specializzate nell’allevamento di granivori registrano i ricavi e i costi più alti.
I costi aziendali sono aumentati dell’11% in tre anni. I costi correnti rappresentano il 70% del totale, con un forte incremento dei costi dei fattori produttivi (mangimi +24%). La meccanizzazione incide per circa 4.500 euro (+16%).
Gli aiuti pubblici sono mediamente 9mila euro per azienda, suddivisi tra il I Pilastro (63%) e il II Pilastro (37%). Gli aiuti rappresentano il 26% del reddito netto, sebbene siano diminuiti del 10% rispetto al triennio precedente.
La redditività del lavoro è di 23.433 euro per unità di lavoro umano, in aumento del 4,8%. Riscontrate forti differenze tra Nord e Sud.
Per ciò che riguarda gli indicatori agro-ambientali, il 21% della superficie agricola utilizzata è irrigata, con picchi al Nord dove vengono praticate coltivazioni che richiedono un elevato consumo di acqua.
I fertilizzanti più utilizzati sono l’azoto (80 chilogrammi per ettaro) e il fosforo (47 chilogrammi per ettaro), con una riduzione rispettivamente del 13% e 16,4% rispetto al triennio precedente.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
