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Permacultura in Italia: la nuova frontiera dell’agricoltura sostenibile

Agricoltura rigenerativa, sviluppo di comunità verdi, vita sostenibile e giardinaggio naturale. Sono alcuni degli elementi che caratterizzano un nuovo approccio all’interno del filone dell’agricoltura sostenibile, la permacultura. Non si tratta solo di coltivare, ma di progettare veri e propri ecosistemi in cui nulla è lasciato al caso. E oggi l’Italia ha il suo primo esempio ufficialmente riconosciuto a livello europeo: Lab’Arca, una fattoria rurale che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento dalla Permaculture Association UK.

Il termine permacultura fu coniato negli anni ’70 da due australiani, Bill Mollison e David Holmgren, e deriva dall’unione di “agricoltura permanente” e “cultura permanente”. La loro riflessione nacque da una profonda preoccupazione per gli effetti dannosi dell’agricoltura industriale e dalla domanda su quale tipo di agricoltura potesse sopravvivere a lungo termine, specialmente dopo la crisi petrolifera del 1973 e l’eventuale esaurimento del petrolio.

Per sviluppare questo sistema, Mollison e Holmgren si sono ispirati a pratiche agricole tradizionali, alle conoscenze delle culture indigene di tutto il mondo, ma anche alle più recenti teorie ecologiche e di progettazione del paesaggio. Un’influenza chiave fu il libro di Joseph Russel Smith del 1929, “Tree Crops, A Permanent Agriculture“, che spiega perché alberi e piante perenni giocano un ruolo così centrale nei sistemi di permacultura.

I principi cardine della permacultura sono una progettazione attenta relazioni funzionali. Ogni elemento, che sia vegetale, animale o strutturale, è posizionato strategicamente per ridurre al minimo gli sprechi di spazio ed energia. L’obiettivo è stabilire connessioni utili tra tutti gli elementi, in modo che i bisogni di uno possano essere soddisfatti dalle risorse prodotte da un altro. È importante notare che, in anni recenti, la permacultura è stata anche oggetto di critiche in un più ampio dibattito su temi come colonizzazione e appropriazione culturale.

Nel cuore della Romagna, a Meldola (Forlì-Cesena), sorge Lab’Arca, la prima realtà italiana ad aver ricevuto il riconoscimento ufficiale dalla storica Permaculture Association inglese, un punto di riferimento in Europa. Questo progetto è stato ritenuto pienamente conforme ai criteri e ai requisiti previsti dal fondatore Bill Mollison. Guidata dal veterinario e progettista in permacultura Pietro Luciano Venezia e dall’educatrice e agricoltrice Laura Lombini, Lab’Arca è un ecosistema vivente che si estende per cinque ettari. Il progetto, nato nel 2000 con costi contenuti, comprende una casa colonica del 1700 ristrutturata, un’area di cohousing, un bosco, allevamenti di galline e anatre, coltivazione di frutta e verdura, vendute tramite il modello della Csa (Comunità che supporta l’agricoltura). L’obiettivo di Lab’Arca è recuperare quasi tutto, riducendo al minimo l’impatto ambientale e l’uso di materie prime energetiche. La fattoria è anche un centro di formazione dove si tengono corsi ed eventi, sede dell’associazione Armonie animali, che promuove un modello di salute animale naturale e sostenibile.

A Lab’Arca, i principi della permacultura trovano un’applicazione concreta e visibile. Il sistema si basa sull’organizzazione dello spazio in zone e settori specifici. La pianificazione a zone consiste nel disporre gli elementi in base alla frequenza con cui necessitano di manutenzione o vengono visitati. Ad esempio, le aree visitate quotidianamente come l’orto, la serra o il pollaio sono collocate vicino all’abitazione. Al contrario, aree che richiedono interventi meno frequenti, come il frutteto, il pascolo o il bosco, si trovano più lontane. Questo design intelligente permette di ottimizzare gli spostamenti e ridurre il dispendio di energia, incarnando perfettamente la filosofia della permacultura.

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