
Si è tenuta presso la plenaria Marco Biagi, l’assemblea del Cnel. Sono stati approvati due disegni di legge.
Il primo modifica e aggiorna la legge 328/2000 per rafforzare il sistema integrato di interventi e servizi sociali, introducendo i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e promuovendo una maggiore trasparenza della spesa sociale attraverso il nuovo contatore della spesa sociale. La riforma mira a garantire uniformità territoriale, il coinvolgimento del terzo settore e delle autonomie locali, senza prevedere nuovi oneri a carico della finanza pubblica. L’iniziativa legislativa ha alle spalle un lungo lavoro di analisi e riflessione, svolto nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale dei Servizi Sociali Territoriali che nel novembre 2024 ha prodotto un Documento di Osservazioni e Proposte sul tema.
Il Ddl interviene sulla Legge quadro, che rappresenta ancora oggi, a distanza di 25 anni dalla sua entrata in vigore, il fulcro su cui poggiano le politiche sociali nel nostro Paese. Proprio per il tempo trascorso, è convinzione comune che si renda necessario un intervento mirato, al fine di rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa nell’interesse dei cittadini, in particolare i più fragili, e per assicurare il pieno coinvolgimento degli organismi di rappresentanza sociale sul territorio.
Mantenendo l’impianto complessivo della Legge, il Ddl Cnel affronta tre dimensioni specifiche: l’aggiornamento terminologico; l’adeguamento normativo; l’introduzione di elementi di novità derivanti dalle esperienze maturate in questi anni.
Nel dettaglio, questi i punti principali del Ddl:
- Sviluppo e integrazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Viene anche istituito un Fondo unico nazionale, che accorpa i diversi fondi preesistenti e le cui risorse vengono trasferite direttamente agli Ambiti Territoriali Sociali (ATS).
- Rafforzamento delle strutture di governance locali, data la notevole variabilità nella capacità di gestione associata della spesa sociale tra i diversi territori. Viene rafforzato il sistema degli Ambiti Territoriali Sociali (ATS), anche favorendo l’effettivo inserimento delle Aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) nel sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. Viene poi rafforzato l’investimento in formazione e supporto tecnico per le amministrazioni locali, nell’ottica dell’armonica collaborazione tra i diversi livelli istituzionali;
- Partecipazione attiva dei corpi intermedi e del terzo settore. Viene promosso e facilitato il coinvolgimento delle parti sociali, degli enti del terzo settore e del mondo del volontariato laico e religioso.
- Riforma figure professionali e sostegno ai caregiver. Il Ddl rivede le figure professionali sociali, a cui si accede tramite percorsi universitari e corsi di formazione regionali. Si distingue tra assistente familiare professionale e caregiver familiare, valorizzandone le competenze e facilitandone il reinserimento lavorativo.
- Sostegno alle categorie vulnerabili. Vengono introdotte misure specifiche per le persone in forte disagio abitativo, per i minori, per chi subisce violenza di genere. Inoltre, si interviene per contrastare i fenomeni di gioco patologico e isolamento sociale, per favorire il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità e per abbattere il rischio recidiva di coloro che sono sottoposti a provvedimento dell’autorità giudiziaria; previste anche misure di orientamento per i cittadini italiani che rientrano dopo un periodo di residenza all’estero.
- Trasparenza e Monitoraggio. Viene introdotto il riferimento al Fascicolo Sociale e Lavorativo del Cittadino (FSL). È rafforzato il monitoraggio dell’andamento della spesa sociale, con particolare riferimento ai LEP e ai beneficiari degli interventi, anche attraverso la condivisione delle banche dati.
“I dati dell’Istat – ha affermato Alessandro Geria, consigliere Cnel e coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali – confermano che le risorse investite nei servizi sociali territoriali, quelli di prossimità con i bisogni della popolazione più fragile, crescono in valore assoluto come negli ultimi anni, ma restano modeste stabilizzandosi a circa mezzo punto di Pil. Si confermano le profonde diseguaglianze territoriali analizzate anche dagli studi dell’Osservatorio nazionale servizi sociali territoriali del Cnel, che non seguono le tradizionali fratture tra macro aree del Paese Nord/Sud ma anche infraregionali tra comuni grandi e piccoli, zone periferiche delle aree metropolitane e territori interni”.
L’ARCHIVIO DELLE NOMINE
Il secondo Ddl riguarda l’Archivio delle nomine, la base dati Cnel relativa ai nominativi dei rappresentanti delle categorie produttive designati negli organismi pubblici. La proposta è volta a condizionare la piena efficacia giuridica della nomina alla sua notifica al Cnel da parte della amministrazione designante o dello stesso interessato.
Nonostante diversi tentativi l’«Archivio delle nomine» non è invero mai stato costituito, dal 1986 a oggi, per insormontabili difficoltà tecniche nel reperimento dei nominativi in assenza di una previsione legislativa che rendesse obbligatorio per le parti sociali o per le amministrazioni designanti fornire comunicazione della nomina al Cnel.
Con l’attuale Consiliatura gli organi del Cnel hanno messo al centro della loro azione ogni sforzo per la riqualificazione del Consiglio, comprese le iniziative volte a rendere effettiva questa attribuzione legislativa, sia attivando un gruppo di lavoro ad hoc incaricato della raccolta delle designazioni sia con una proposta di legge volta a condizionare la piena efficacia giuridica della nomina alla sua notifica al Cnel da parte della amministrazione designante o dello stesso interessato.

“Con la presentazione del Disegno di legge sull’«Archivio delle nomine» – ha dichiarato il consigliere Cnel Michele Tiraboschi, presidente della Commissione dell’Informazione e relatore del Ddl approvato dall’assemblea – il Cnel intende ripristinare una sua importante funzione istituzionale, già delineata dalla c.d. «legge Mattarella» nel lontano 1986. L’obiettivo della legge è quello di rendere pienamente trasparente e conoscibile anche da parte della opinione pubblica e dei decisori politici il processo di designazione di rappresentanti delle parti sociali in organismi pubblici di livello nazionale e locale, in modo da consentire un monitoraggio della rappresentanza istituzionale, quale tassello del più ampio disegno di democrazia economica delineato dalla Costituzione, che prevede la partecipazione attiva delle forze sociali all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
L’assemblea ha poi approvato la Relazione annuale 2025 sulla qualità dei servizi della pubblica amministrazione, la cui presentazione pubblica si terrà a Villa Lubin martedì 14 ottobre, alla presenza del Ministro Paolo Zangrillo.
LE AREE INTERNE
Nel corso della seduta, il vicepresidente Claudio Risso e il consigliere Alessandro Rosina hanno presentato, in qualità di relatori, una Nota di chiarimenti in riferimento al contributo del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro allegato al Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI). Nella Nota si ribadisce che non vi è stata alcuna ‘condanna’ da parte del Cnel per nessuna area interna e che nessun Comune ha di fronte un destino ineluttabile in relazione alle coordinate geografiche in cui si trova.

“È stato chiarito che il contributo tecnico fornito dal Cnel si basa su dati e scenari delineati dall’Istat in coerenza con le trasformazioni demografiche in atto – ha detto il consigliere Rosina. “Il Cnel, recependo tali dati, ha delineato quattro situazioni teoriche rispetto agli obiettivi di ‘inversione di tendenza’. La più favorevole riguarda un’inversione che torna a far salire la popolazione. Ma è uno scenario non contemplato dall’Istat a livello nazionale, e che quindi può riguardare solo una parte molto limitata del Paese. La seconda situazione è quella di un declino della popolazione ma con nascite che tornano a salire, che corrisponde allo scenario più ottimistico dell’Istat a livello nazionale. Questo è possibile solo portando il tasso di fecondità italiano ai livelli più alti dei paesi occidentali. La terza situazione, espressa dallo scenario mediano nazionale Istat, è quella di un contenimento del declino delle nascite (il tasso di fecondità aumenta ma riesce solo in parte a controbilanciare la riduzione, già in corso, della popolazione in età riproduttiva). In questa situazione potrebbero rientrare buona parte delle aree interne. Il quadro meno favorevole, con declino della popolazione più accentuato rispetto alla media nazionale, potrebbe riguardare soprattutto la parte più fragile delle aree interne, in particolare alcune località ultraperiferiche e già attualmente poco popolate – ha concluso Rosina.
Inoltre, è stato illustrato un parere del Comitato Economico e Sociale Europeo sulla “Valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche a medio e lungo termine attraverso il bilancio intergenerazionale”.
LA TRANSIZIONE ECOLOGICA
L’assemblea ha anche approvato un parere del Cnel sulla Comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo e al Consiglio “La maturità tecnologica e di mercato dei veicoli pesanti per il trasporto su strada”.
L’atto UE evidenzia come la già avviata transizione verso veicoli a zero emissioni presenti ancora criticità legate ai costi elevati dei mezzi, alla scarsa diffusione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento e al limitato grado di maturità tecnologica dell’idrogeno. Il parere, elaborato dal Comitato per l’esame degli atti UE, sottolinea la necessità di introdurre un quadro stabile di incentivi e di regole chiare a livello europeo per sostenere la transizione, al fine di evitare squilibri tra Paesi e garantire alle imprese condizioni certe per pianificare gli investimenti. Viene, inoltre, segnalata l’urgenza di potenziare la rete elettrica e di sviluppare infrastrutture di ricarica diffuse e capillari, accompagnando questi interventi con una forte semplificazione delle procedure autorizzative. Infine, il parere propone l’introduzione di un prezzo unico europeo, evitando il rischio di distorsioni dovute alle differenze di costo dell’energia tra i Paesi UE.

“La transizione ecologica nel settore dei trasporti pesanti – ha dichiarato il consigliere Cnel e presidente di Confetra Carlo De Ruvo, relatore del parere in assemblea – rappresenta una sfida imprescindibile per il futuro del nostro Paese e dell’Europa. È fondamentale che questo percorso avvenga garantendo neutralità tecnologica, certezza negli incentivi e un adeguato sostegno alle imprese, in particolare alle PMI che costituiscono l’ossatura del nostro tessuto produttivo. Solo attraverso un’azione coordinata e strumenti concreti sarà possibile accompagnare il settore verso una decarbonizzazione equilibrata, competitiva e sostenibile. Il settore dei trasporti pesanti rappresenta una quota rilevante delle emissioni climalteranti dell’Unione europea e la transizione ecologica impone obiettivi sfidanti. Tuttavia, esistono criticità strutturali da superare: infrastrutture di ricarica e rifornimento ancora insufficienti, costi elevati dei veicoli, complessità autorizzative e limiti della rete elettrica”.
Infine, sono state approvate alcune modifiche al Codice etico del Cnel.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
