
Più del 50% delle piccole e medie imprese italiane stanno investendo nel welfare aziendale con un’attenzione particolare alla digitalizzazione. Secondo un’indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro realizzata in collaborazione con Sodexo Benefits and Rewards Services su un campione di 2mila consulenti del lavoro, il 55,9% delle Pmi ha intensificato gli investimenti nel welfare aziendale nel biennio 2022-2024, un trend favorito dalla pandemia e dall’escalation inflazionistica.
Questo tipo di investimento aziendale è la risposta alle pressanti sfide economiche e alle mutevoli esigenze dei lavoratori. La soluzione messa in atto da tante Pmi italiane per attrarre e trattenere talenti, migliorando al contempo il benessere dei propri dipendenti e la competitività aziendale. Il 61,1% degli intervistati prevede che nel periodo 2023-2026 il welfare si diffonderà ulteriormente, con particolare attenzione agli strumenti di sostegno diretto alle famiglie, indicati dal 77,4% del campione come prioritari. Seguono l’area salute e assistenza con il 38,1%, la conciliazione vita-lavoro al 33,5%, mentre formazione professionale e previdenza ricevono rispettivamente il 21,9% e il 18,6% delle preferenze. Secondo le rilevazioni più recenti, tra il 2023 e il 2025 è aumentato il numero delle Pmi che ha adottato o ampliato strumenti di welfare, con una crescita particolarmente marcata nel Nord Est dove la percentuale raggiunge il 69,2%.
A livello territoriale emergono differenze significative nell’adozione del welfare aziendale. Al Nord, la spinta verso questi strumenti risulta più netta e abbraccia una gamma più ampia di interventi, concentrandosi principalmente su salute, assistenza e conciliazione vita-lavoro. Al Sud, invece, spicca un’attenzione maggiore al tema della formazione e dell’aggiornamento professionale. I principali fattori trainanti della crescita sono i vantaggi fiscali previsti dalla normativa, indicati dal 40,2% degli intervistati, e la dinamica inflattiva con le sue ripercussioni sul potere d’acquisto dei salari, segnalata dal 40% del campione.
Per le Pmi italiane, welfare aziendale è sinonimo di buoni pasto: immediati, flessibili e smart. Il 39,8% degli intervistati li definisce “molto diffusi” e il 42,2% “abbastanza diffusi”, con una concentrazione maggiore al Centro e al Sud. Il mercato dei buoni pasto in Italia vale circa 3,5-4 miliardi di euro all’anno e coinvolge circa 3 milioni di dipendenti, con una rete di oltre 150mila punti vendita convenzionati. Seguono i buoni benzina, indicati dal 40,3% come strumento diffuso, e quelli multicategoriali al 34,6%. Le previsioni indicano che da qui a tre anni i buoni benzina cresceranno più di tutti, con il 49,1% degli intervistati che prevede questa evoluzione.
Nonostante i progressi, permangono criticità significative. Il 31,3% dei consulenti del lavoro intervistati ritiene che il welfare aziendale possa rappresentare un “costo aggiuntivo” per l’impresa. La scarsa conoscenza degli strumenti a disposizione, indicata dal 24,1% del campione, e la complessità di gestione, segnalata dal 21,1%, rappresentano elementi limitanti per le Pmi, particolarmente al Centro e al Sud. Le piattaforme per l’accesso ai servizi di welfare risultano ancora “poco” diffuse secondo il 55,4% degli intervistati, rappresentando un ostacolo alla diffusione dell’informazione.
La digitalizzazione emerge come fattore determinante per il successo del welfare aziendale nelle Pmi. Secondo l’indagine, la digitalizzazione potrebbe avere un impatto molto positivo su diversi aspetti: il miglioramento della qualità degli strumenti viene indicato dal 54,4% degli intervistati, la soddisfazione dei lavoratori dal 53,4%, la gestione amministrativa dal 52,9% e la varietà e flessibilità dei servizi erogati dal 52,7%. Le piattaforme digitali e le app mobili consentono ai dipendenti di accedere facilmente alle informazioni e ai benefici disponibili, riducendo drasticamente i tempi di attesa e facilitando la personalizzazione dei benefit. La trasformazione digitale è essenziale per rimanere competitivi, soprattutto considerando che le nuove generazioni di lavoratori, in particolare Millennials e Generazione Z, sono abituate a interagire con strumenti digitali in ogni aspetto della propria vita.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
