
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha illustrato il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) 2025 alle commissioni congiunte Bilancio Senato e Camera. Avvenuta l’8 ottobre 2025, l’attività conoscitiva preliminare del Dpfp ha confermato l’approccio di prudenza e sostenibilità indispensabile in un contesto di notevole incertezza macroeconomica. Giorgetti ha ribadito la ferma volontà “di rispettare il sentiero obiettivo di spesa netta autorizzato dal Consiglio dell’Unione europea e di uscire rapidamente dalla Procedura per disavanzi eccessivi cui siamo attualmente sottoposti”.
Il Dpfp ha già indicato l’ammontare della manovra “lorda”, stimata in media intorno allo 0,7 per cento del Pil. Sebbene alcuni auditi abbiano notato la difficoltà di identificare le componenti programmatiche sottostanti l’indicatore della spesa netta, il ministro ha chiarito che tali dettagli saranno forniti solo con il perfezionamento degli interventi contenuti nella manovra, attraverso il Dpb e la Nota tecnico illustrativa al disegno di legge di bilancio.
Il titolare del Mef ha brevemente analizzato “l’evoluzione dello scenario internazionale”, caratterizzato da un notevole aumento dell’incertezza globale, spinto dagli sviluppi geopolitici e dalle politiche commerciali. Nonostante ciò, si registra “un’attenuazione delle pressioni inflazionistiche”, in particolare grazie al calo dei prezzi nel settore energetico. Poi un accenno alla riduzione da parte della Bce dei tassi guida di due punti percentuali, portando il tasso sulla deposit facility al %, un livello che, pur essendo neutrale, secondo il ministro potrebbe essere ancora rivedibile data la bassa crescita o stagnazione dell’Eurozona.
Passando all’economia italiana, nel primo semestre del 2025, è cresciuta a un ritmo moderato (0,5% annualizzato), risultato di un incremento congiunturale dello 0,3% nel primo trimestre e una lieve contrazione (-0,1%) nel secondo. La domanda ha risentito di consumi contenuti, con le famiglie che hanno mostrato maggiore cautela e un aumento del risparmio prudenziale, mentre gli investimenti hanno evidenziato una dinamica sostenuta.
Per il terzo trimestre del 2025 sono stati rilevati segnali incoraggianti: la produzione industriale è in ripresa, il fatturato dei servizi recupera lentamente, la fiducia si è stabilizzata e l’occupazione continua a crescere. Tuttavia, tenendo conto delle variabili esogene internazionali, la stima di crescita annuale per il 2025 è stata prudenzialmente rivista al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto ad aprile, attestandosi allo 0,5 per cento.
Le previsioni tendenziali per gli anni successivi indicano una crescita del Pil pari allo 0,7 per cento nel 2026 e 2027, con una lieve accelerazione allo 0,8 per cento nel 2028. L’aggiornamento delle stime di consuntivo ha mostrato un lieve miglioramento nell’indebitamento netto (deficit) per il 2023 (7,2%) e il 2024 (3,4%). Il Pil nominale superiore alle attese e il positivo andamento del gettito fiscale (grazie a occupazione e retribuzioni in crescita e alla tassazione sulle rendite finanziarie) hanno favorito la finanza pubblica. Per il 2025, il deficit tendenziale è atteso al 3 per cento (in calo rispetto al 3,3% della precedente stima), con un saldo primario dello 0,9 per cento del Pil.
Le previsioni sul rapporto debito/Pil sono state riviste al ribasso sia per il 2023 (133,9%) sia per il 2024 (134,9%). Nel 2025, il rapporto è previsto al 136,2 per cento, leggermente inferiore alle stime precedenti. Si prevede una crescita nel 2026 (137,4%), ma dal 2027 si conferma l’inversione di tendenza. Un elemento chiave emerso è il miglioramento del rischio Paese, che ha portato a una riduzione del differenziale di rendimento con i titoli tedeschi (dai 210 punti base di fine 2022 agli attuali 80 punti base). Tale miglioramento riflette il riconoscimento da parte di operatori e agenzie di rating della prudente politica di bilancio e della stabilità di governo. Dal lato della spesa, si conferma un ulteriore contenimento corrente. Sono invece confermati gli investimenti pubblici in aumento, in parte anche per un completamento più graduale delle spese Pnrr, con l’obiettivo di raggiungere il 3,8 per cento del Pil nel 2027.
Passando al quadro programmatico, “il governo intende rispettare i limiti di crescita della spesa netta stabiliti dal Consiglio Ue. L’aggiornamento delle previsioni a legislazione vigente mostra un lieve disallineamento tra la previsione dell’indicatore di spesa netta per il 2026 (1,7 per cento) e l’obiettivo (1,6 per cento). Di contro, le proiezioni tendenziali per il biennio 2027-2028 (rispettivamente pari all’1,3 e all’1,5 per cento) risultano inferiori ai limiti del Piano. La compresenza di due indicatori di riferimento per gli equilibri di finanza pubblica ha influenzato la fisionomia della prossima manovra. Infatti, la stessa terrà conto del disallineamento previsto nel 2026 per l’indicatore di spesa netta ma, alla luce della necessità di finanziare alcuni interventi una-tantum, la manovra netta che il governo presenterà nelle prossime settimane è sostanzialmente neutrale sul deficit nel 2026 e moderatamente espansiva nel biennio successivo (per circa 3 decimi di PIL nel periodo 2027 e 2028). In particolare, il lieve peggioramento del deficit nel 2026 potrà essere utilizzato, coerentemente con il quadro di governance europea, solo per spese una-tantum. Per tali ragioni sarà previsto uno specifico fondo per fronteggiare gli effetti finanziari derivanti dalle sentenze, dei plessi giurisdizionali nazionali ed europei, nelle quali lo Stato potrebbe risultare soccombente. I margini rispetto agli obiettivi del biennio 2027-2028 saranno invece utilizzati per finanziare interventi volti ad affrontare le attuali priorità di politica economica. In via prudenziale, tuttavia, l’obiettivo di crescita della spesa netta per il 2028 è fissato all’1,6 per cento, un livello lievemente inferiore rispetto al limite massimo di crescita del Piano (1,7 per cento). Il Documento presenta anche delle simulazioni basate sull’analisi di sostenibilità del debito pubblico che, aggiornate sulla base dei più recenti dati disponibili e delle previsioni macroeconomiche e fiscali dello scenario programmatico, confermano che l’attuale traiettoria continua a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche di medio periodo”.
Lo scenario macroeconomico programmatico, formulato con cautela, conferma una crescita del Pil allo 0,7 per cento nel 2026. Le maggiori risorse stanziate dalla manovra di bilancio dispiegheranno un effetto espansivo negli anni successivi, con la crescita del Pil attesa allo 0,8 per cento nel 2027 e allo 0,9 per cento nel 2028. Questi effetti positivi si rifletteranno anche sul mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione previsto in discesa al 5,6 per cento a fine periodo.
Infine, il ministro Giorgetti ha sottolineato i progressi nell’attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr, con risultati visibili sull’economia e prospettive di ulteriore crescita. Particolari progressi si registrano in aree cruciali quali l’efficienza della giustizia, il miglioramento della tassazione e la revisione della spesa pubblica.
“La stabilità e la credibilità internazionale riconosciute al nostro Paese – conclude il titolare del Mef – derivano da una pianificazione sostenibile e prudente, particolarmente adeguata alla gestione di un elevato stock di debito in un contesto di prolungata incertezza. Il Governo conferma la volontà di proseguire su questa linea d’azione, ritenuta la sola in grado di garantire la flessibilità necessaria per perseguire gli obiettivi programmatici e affrontare eventuali esigenze impreviste che potrebbero emergere nel prossimo futuro. conferma che la stabilità e la credibilità internazionale del Paese derivano da una pianificazione sostenibile e prudente, essenziale per gestire l’elevato stock di debito in un contesto di incertezza prolungata”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
