
È giunta come una doccia fredda la decisione della Corte dei conti di non concedere il “visto di legittimità” al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Le motivazioni della mancata convalida saranno rese note tra quattro settimane, per cui le attuali polemiche sono più di natura politica che non tecnica. Non a caso la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato di «ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del parlamento», mentre il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha detto che la decisione della Corte «è un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico». Tuttavia i toni sono stati più “morbidi” nel comunicato formale diffuso dopo la riunione convocata dalla premier: vi è scritto che si risponderà «puntualmente a ciascun rilievo» soltanto «dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti».
Dal momento che la Corte dei conti è l’organo che controlla i conti dello Stato e le scelte della pubblica amministrazione, è probabile che le motivazioni della “bocciatura” riguardino il lievitare dei preventivi di spesa.
Ora tuttavia, pur senza l’approvazione della Corte dei conti, per cui la norma che contiene il progetto non potrà essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, non c’è la sua eliminazione. Il governo pertanto – come ha preannunciato – potrà decidere comunque di procedere, in un certo senso “forzando” l’approvazione del progetto. Il Consiglio dei ministri potrebbe, ad esempio, presentare una nuova richiesta alla Corte, che giudicherebbe stavolta a sezioni unite, cioè con una composizione allargata a più magistrati, approdando ad un giudizio più “solido” di una registrazione probabile di “visto con riserva”, confermando le criticità che però, vista l’ampia maggioranza parlamentare, non determinerebbe il blocco dei lavori.

I numeri del progetto sono rilevanti. È prevista la costruzione del ponte a campata unica più lungo del mondo: 3.660 metri, con una campata sospesa di 3.300 metri e due torri alte 399 metri, posizionate sulla costa calabra e su quella siciliana. L’altezza prevista per il ponte è di 72 metri. Previste tre corsie stradali per senso di marcia (veloce, normale, emergenza) per 6.000 veicoli/ora, due binari ferroviari con capacità massima di 200 treni/giorno, due corsie di servizio. Quattro i cavi del diametro di 1,26 metri, ciascuno formato da 44.323 fili d’acciaio. Il governo ha destinato alla costruzione del ponte sullo Stretto e alle opere accessorie 13,5 miliardi di euro.
Su questo tema, diventato di stretta attualità, l’Accademia calabra ed i Rotary club calabresi di Nicotera, Polistena, Villa San Giovanni insieme a quello di Roma Colosseo hanno organizzato un incontro a Roma, presso Palazzo Valentini, chiamando a raccolta istituzioni, esperti e i vertici della Società Stretto di Messina, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento viario e ferroviario tra la Sicilia e la Calabria grazie principalmente al ponte. Moderatore il giornalista Rai Domenico Marocchi.
Ad aprire i lavori Santo Strati, direttore del quotidiano Calabria Live, il quale ha ricordato l’importanza strategica dell’opera per le due regioni e per l’intero Paese, in linea con il titolo dell’incontro: “Un ponte per crescere”. Strati ha anche presentato il quaderno monografico “Oltre il ponte” interamente dedicato al tema, in vendita a 12 euro.
I saluti iniziali hanno visto alternarsi Domenico Naccari, vicepresidente dell’Accademia calabra e vicepresidente del Rotary club Colosseo, il quale ha ribadito l’importanza dell’opera, Massimo Ferrarini, capogruppo di Fratelli d’Italia nella Città metropolitana di Roma, il quale si è detto fiducioso sulla possibilità che «Calabria e Sicilia possano godere di questa opera», anche perché «la stabilità del governo Meloni è la migliore garanzia per la continuità del programma dell’esecutivo» e infine Federico Rocca, consigliere di Roma Capitale, romano con origini molisane e con compagna calabrese, ha sottolineato che «non c’è polemica che tenga per fermare queste opere strategiche, in quanto è insensata questa “sindrome del no” al progresso», aggiungendo che «il governo si prende l’impegno di far partire questa infrastruttura vitale per il nostro Mezzogiorno».

A seguire è intervenuto Pietro Ciucci, il noto dirigente d’azienda che nel giugno 2023 è stato rieletto amministratore delegato della Società Stretto di Messina, dopo esserne stato già al vertice dal 2002 al 2012. Manager di lungo corso, è stato nel consiglio di amministrazione di Aeroporti di Roma, Alitalia, Autostrade, Banca Popolare di Roma, Comit, Credit, Finmeccanica, Rai, Sme e Stet.
L’economista ha esordito ricordando la mostra in corso all’Ara Pacis (Evolutio – Building the future for the last 120 years”), che racconta 120 anni di progresso italiano attraverso le grandi infrastrutture e che ha inserito il modello del ponte sullo Stretto e si è complimentato con i promotori dell’incontro per il titolo conciso e puntuale, “Un ponte per crescere”.
«La decisione della Corte dei conti è un po’ a sorpresa e il mio intervento non può non risentire di questa novità – ha detto il manager. «Anche perché il progetto è d’avanguardia, altro che datato, e la delibera di approvazione del 6 agosto scorso da parte del Cipess (l’organo di governo che approva gli investimenti pubblici e decide la destinazione dei fondi statali) è il punto di arrivo del complesso di attività propedeutiche, dal molto approfondito impatto ambientale al piano finanziario, dall’aggiornamento delle stime del traffico alle conferenze di servizio, dal piano di espropriazione alle convenzioni. Il ponte sullo Stretto è una delle opere più studiate al mondo».
Ciucci ha anche ricordato che il ponte è un insieme di opere, le opere anticipate, quelle di accompagnamento ambientale, i raccordi a terra, gli oltre 40 chilometri di strade e ferrovie, l’opera di attraversamento. E che, a livello comunitario, l’infrastruttura è stata inserita nell’ambito del corridoio Scandinavo-Mediterraneo.

Il cronoprogramma, che potrebbe a questo punto slittare di qualche settimana, prevede l’avvio dei lavori a maggio 2026 con la fase 1 riguardante i collegamenti stradali e ferroviari, per poi passare alla fase 2 con gallerie. Svincoli e tre nuove stazioni ferroviarie. La fase 3 riguarderà l’opera di attraversamento, cioè il ponte vero e proprio, con torri, blocchi, ancoraggio, sistema di sospensione, impalcato sospeso. La fine dei lavori è prevista per il 2032. Investimento previsto: 13,5 miliardi coperti interamente dalle risorse stanziate dalla Legge di bilancio.
«Il governo ha intenzione di continuare e noi condividiamo questa decisione. Siamo convinti di avere tutte le risposte non appena conosceremo le domande – ha concluso l’amministratore delegato.
Il direttore tecnico della Società Stretto di Messina, Valerio Mele, a lungo in Anas, ha illustrato la lunga storia dei progetti riguardanti il ponte calabro-siciliano, un “sogno” apparso già nella Roma antica e nel medioevo, con progetti incentrati sull’affiancamento di barche, fino all’Ottocento, quando si sono cominciati a realizzare ponti a più campate.
«Una data iniziale dell’attuale evoluzione può essere quella del 1969, quando il ministero dei Lavori pubblici con l’Anas bandì un concorso nazionale, prevedendo già la coesistenza di strada e ferrovia, con la partecipazione di 143 progetti tra cui quello di Sergio Musmeci, già con campata unica da tremila metri e piloni alti 600 metri, gallerie sotterranee e tunnel in diga sottomarina – ha spiegato Mele.
Un progetto preliminare è stato poi elaborato nei decenni successivi dalla società concessionaria Stretto di Messina, nata nel 1981, messo a gara internazionale nel 2003, aggiudicato dal consorzio Eurolink e redatto in una forma definitiva nel periodo 2010-2011 dalla società danese Cowi. A bocciarlo è stato il governo Prodi nel 2006 e a sospenderlo il governo Monti con il decreto 15 aprile 2013, a causa dell’insostenibilità economico-finanziaria. Il governo Meloni, come noto, ha quindi riavviato nel 2023 l’iter per la realizzazione dell’opera e di una serie di infrastrutture correlate.
L’ingegnere ha quindi illustrato le caratteristiche tecniche dell’opera, soffermandosi sulle analisi tecniche riguardanti l’aspetto geologico e tettonico, la profondità del mare, le correnti marine, i venti misurati con gli anemometri.

L’avvocato Giacomo Francesco Saccomanno, consigliere della Società Stretto di Messina e presidente dell’Accademia calabra, autore del volume La questione meridionale. È la volta buona?, ha evidenziato il valore dell’opera anche come catalizzatore di altri interventi di cui il Sud ha estremo bisogno. C’è una carenza cronica di infrastrutture che frena lo sviluppo del nostro Mezzogiorno. «La Calabria si continua a svuotare, i giovani vanno via perché non c’è lavoro, i servizi languono per cui il ponte può rappresentare davvero una svolta per gli irrisolti problemi dell’intera questione meridionale – ha detto l’avvocato, che è stato commissario della Lega in Calabria. «Concretamente, soltanto negli anni che ci vorranno per la realizzazione del ponte si creeranno 100mila posti di lavoro, un toccasana per la nostra regione. Anche perché dove c’è povertà alligna la ‘ndrangheta – ha aggiunto Saccomanno, chiudendo con un accenno alla decisione della Corte dei conti: «Come calabrese il parere della Corte mi crea enorme dispiacere».
Interventi tecnici quelli della professoressa Leandra D’Antone, docente senior di Storia contemporanea presso l’università “La Sapienza” di Roma, la quale ha inserito il ponte nel contesto euromediterraneo in un periodo in cui si registra nel Sud una straordinaria crescita dei porti e della logistica dopo anni di crisi, e del professor Agostino Nuzzolo, ordinario di Ingegneria dei trasporti presso l’università “Tor Vergata” di Roma, il quale – studiando da 25 anni la storia del ponte – ha offerto il suo altamente qualificato contributo tecnico. «Un’importante caratteristica dell’opera è la sua multifunzionalità – ha ricordato il professore universitario. «Va ricordato, in tal senso, che il ponte è un pezzo del sistema dell’Alta Velocità ferroviaria che oggi si ferma in Calabria e non raggiunge l’isola. Rispetto alle attuali due ore, due ore e mezza che ci vogliono per passare dalla Calabria alla Sicilia e viceversa, con il ponte ci vorranno soltanto 15 minuti. Ciò avrà anche un positivo impatto ambientale: se oggi utilizza il treno soltanto il 3 per cento dei viaggiatori per attraversare le due regioni, con il ponte tale quota è previsto salire al 27 per cento, a scapito principalmente degli aerei e, naturalmente, anche degli autoveicoli. Sono attesi anche treni Superfast, cioè progettati per poche fermate, che garantiranno un netto taglio dei tempi di percorrenza – ha concluso Nuzzolo, ricordando che è una sciocchezza ritenere l’opera una cattedrale nel deserto in quanto si stanno spendendo 12 miliardi per potenziare la Messina-Catania-Palermo che rimarrebbe un’opera regionale senza il ponte.
A chiusura dei lavori, l’Accademia calabra ha premiato l’attore Raoul Bova, originario di Roccella Jonica, con una scultura realizzata dal maestro Michele Affidato.

UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
