
Mancano oltre sei mesi all’appuntamento referendario sulla giustizia, che prevede principalmente la separazione delle carriere dei magistrati (tra giudice e pubblico ministero) e la scelta per sorteggio dei membri dell’Associazione nazionale magistrati. Benché la strada verso le urne sia quindi lunga e sicuramente caratterizzata da un’inevitabile polarizzazione corporativa e anche politica, da un acceso confronto tra maggioranza e opposizione, i motori dei Comitati del “Sì” e del “No” sono già bollenti per una prova che inevitabilmente avrà condizionamenti e riflessi politici.
A guidare il Comitato per il “No” alla riforma Nordio c’è un avvocato torinese, il costituzionalista Enrico Grosso, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino, figlio del celebre giurista Carlo Federico Grosso. Secondo i rumors, questo fronte aveva valutato anche il nome dell’avvocato Franco Coppi, ma il principe dei penalisti italiani avrebbe cortesemente declinato l’invito. La clausola, inserita nello statuto del Comitato, che ne vieta l’iscrizione a “persone che abbiano o abbiano avuto incarichi in partiti politici o in associazioni con esplicite finalità elettorali” tiene fuori nomi di peso, come lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio, già eurodeputato del Pd.
Le motivazioni del “No” riguardano sostanzialmente l’inconsistenza della riforma a fronte dei tanti problemi della giustizia, dalla lunghezza dei processi al sovraffollamento carcerario, nonché il tentativo di indebolire l’indipendenza della magistratura perché sia più assoggettata al potere di chi governa.
Sul fronte opposto, dove si posiziona la maggior parte degli avvocati, i Comitati che stanno acquisendo maggiore visibilità sono quelli legati direttamente e indirettamente all’Unione delle Camere penali italiane.
L’ex presidente dell’Unione, Gian Domenico Caiazza, salernitano, già legale di Enzo Tortora, Marco Pannella ed Emma Bonino (nel 2024 ha corso per le europee con Matteo Renzi, mancando però l’elezione), guida il Comitato “Sì Separa”, costituito dalla Fondazione Luigi Einaudi (di cui è segretario l’ex direttore del Resto del Carlino e già senatore di Forza Italia, Andrea Cangini). Il Comitato può contare, tra gli altri, sull’ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, sul giornalista Pierluigi Battista, sull’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon e sul presidente di +Europa, Matteo Hallissey.

L’attuale presidente dell’Unione delle Camere penali, Francesco Petrelli, nelle ultime ore ha ufficializzato la discesa in campo con il Comitato “Vota Sì, è giusto!”. La presidenza onoraria di questo Comitato è affidata a Tullio Padovani, accademico dei Lincei, da sempre convinto della necessità della separazione delle carriere per l’effettiva attuazione del giusto processo.
Nel corso della presentazione del Comitato “Vota Sì, è giusto!”, il presidente Francesco Petrelli ha esordito ricordando l’entrata in vigore del Codice di procedura penale nel 1989 con la cosiddetta “Riforma Vassalli”. “Si passò dal modello inquisitorio di stampo autoritario a quello accusatorio – ha raccontato il presidente dell’Unione delle Camere penali. “Fu una svolta anche culturale, che noi abbiamo dovuto difendere con le unghie dagli attacchi della magistratura e della Corte costituzionale”.
Petrelli, sostenendo che la riforma Nordio appartiene anche all’Unione delle Camere penali, ha ricordato che nel 2017 l’organismo che presiede ha raccolto oltre 72mila firme di cittadini per promuovere proprio la separazione delle carriere, “riforma allora accantonata perché osteggiata da parte della magistratura”. Un impegno che è servito per non far calare l’attenzione su questo tema, oggi tornato al centro dell’agenda politica e civile del Paese.
“Sbaglia di grosso chi sostiene che questo tema non interessi l’opinione pubblica – ha aggiunto il presidente. “Siamo testimoni proprio dell’opposto: con la raccolta delle firme abbiamo la prova che i cittadini capiscono eccome questi problemi e ora torneremo nelle piazze e nelle strade per informarli sulle ragioni di una riforma che è nel loro interesse. E sappiamo come parlare loro, abbandonando il linguaggio tecnico e avvalendoci pure di professionisti della comunicazione”.
Durante la conferenza è stato presentato il “Decalogo del Sì”, che sintetizza le dieci ragioni della riforma.
Innanzitutto, sostengono i promotori, la separazione delle carriere assicurerebbe un giudice terzo, “prima garanzia di libertà” perché “estraneo a ogni vincolo e a ogni influenza, distinto da chi esercita l’accusa”. Oggi, viceversa, “giudici e pubblici ministeri appartengono alla stessa organizzazione, si valutano tra loro, condividono carriera e organo di governo. La riforma li distingue, rendendoli autonomi e complementari, e riportando chiarezza nel sistema. È così che la giustizia si declina in uno Stato di diritto democratico e liberale”.
Ha aggiunto Petrelli: “Noi auspichiamo una riforma di civiltà: perché chi giudica deve essere distinto chi da accusa e da chi difende. È un principio presente nella maggior parte delle nazioni, elementare, che dovrebbe essere condiviso da tutti”.
Altro punto di forza è il sorteggio dei componenti dei due Csm. “Verranno superate le logiche del correntismo che condizionano nomine e carriere, facendo prevalere l’appartenenza sul merito e sulle competenze. Il Csm, lontano dalla politica, tornerà così organo di garanzia, come previsto dalla Costituzione, e non strumento di rappresentanza o di potere interno, capace di condizionare gli stessi magistrati che dovrebbe tutelare”.
“Chi oggi si oppone vuole mantenere un sistema che si fonda su logiche di appartenenza piuttosto che sul merito, e che in questi anni ha drammaticamente dimostrato i suoi effetti disastrosi – ha spiegato nel suo intervento Rinaldo Romanelli, segretario dell’Unione delle Camere penali.
Al Comitato “Vota Sì, è giusto!” hanno già aderito numerose organizzazioni, tra cui l’Organismo unitario dell’avvocatura, l’Unione nazionale delle Camere civili, Nessuno tocchi Caino, la Fondazione Enzo Tortora, i Radicali Italiani, Extrema Ratio, Italiastatodidiritto, Rete Forense, Europa Radicale e altre associazioni.
Tra gli altri Comitati per il “Sì” si segnala quello dell’avvocato torinese Mauro Anetrini, che il prossimo 12 novembre darà vita al Comitato “Separare perché sì”, titolo dell’omonimo pamphlet scritto dal penalista sui temi della riforma Nordio.

UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
