
Il mercato del lavoro italiano si prepara a un periodo di intensa attività ma segnato da persistenti difficoltà di reperimento. Secondo il bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le imprese italiane prevedono circa 443mila assunzioni nel mese di novembre 2025 e oltre 1,3 milioni nel trimestre novembre 2025 – gennaio 2026.
Nonostante i numeri elevati, si registra una flessione rispetto all’anno precedente: le stime di novembre 2025 sono in calo di quasi 12mila unità rispetto a novembre 2024 (-2,6%), e di 24mila unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-1,8%).
Il dato più significativo che emerge dall’analisi è l’elevata difficoltà nel trovare personale qualificato. A novembre, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro coinvolge 202mila profili sui 443mila ricercati, pari a un impressionante 45,7% del totale.
La difficoltà è attribuita principalmente alla mancanza di candidati (29,5%) e, in misura minore, a una preparazione inadeguata (13,1%).
Le maggiori criticità di reperimento si riscontrano in settori chiave dell’industria, dove quasi due profili su tre sono difficili da coprire:
- industrie metallurgiche e metallifere: 63,7%
- costruzioni: 62,3%
- legno-arredo: 58,7%
- tessile, abbigliamento e calzature: 57,2%
- servizi informatici e delle telecomunicazioni: 53,7%.
A guidare la domanda di lavoro nel mese di novembre è il settore terziario, che programma 298mila contratti. Entro gennaio, il terziario prevede oltre 890mila assunzioni. I comparti che trainano il terziario sono il turismo (servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici) con 74mila ingressi previsti a novembre e 224mila nel trimestre; il commercio con 70mila entrate nel mese e 193mila nel trimestre e i servizi alle persone con 52mila nel mese e 162mila nel trimestre.
Anche l’industria italiana prevede un numero significativo di assunzioni, pari a circa 118mila nel mese di novembre (352mila nel trimestre). Nel manifatturiero (73mila ingressi nel mese), le industrie della meccatronica cercano oltre 17mila lavoratori a novembre e più di 57mila nel trimestre. Seguono le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (circa 13mila nel mese) e quelle alimentari, delle bevande e del tabacco (oltre 13mila nel mese).
Resta sostenuta la domanda nel settore delle costruzioni, con 45mila assunzioni previste a novembre e 128mila nel trimestre.
Il settore primario (agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca) prevede quasi 27mila entrate a novembre e 77mila entro gennaio 2026, con un aumento su base annua per i servizi connessi all’agricoltura (+13% nel mese).
La forma contrattuale più utilizzata è il contratto a tempo determinato (57,9% del totale), seguito dai contratti a tempo indeterminato (18,7%) e quelli in somministrazione (9,4%).
Le imprese riscontrano difficoltà anche in base al titolo di studio. I diplomati Its Academy sono i più difficili da reperire (63,8%), mentre per i laureati, la difficoltà è del 50,6% dei profili ricercati.
Tra le figure più difficili da reperire figurano, per le professioni intellettuali e scientifiche, gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (61,2%) e gli ingegneri (55,9%). Per le professioni tecniche si rileva una maggiore mismatch tra i tecnici in campo ingegneristico (62,5%), i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (62,0%) e i tecnici della salute (62,0%). Nel gruppo delle professioni qualificate nei servizi, le maggiori difficoltà riguardano gli operatori per la cura estetica (65,2%) e le professioni sanitarie e sociali qualificate (55,0%). Infine, tra gli operai specializzati, si segnalano i meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine (73,6%), gli addetti del tessile e dell’abbigliamento (72,4%) e gli addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,6%). Tra le professioni maggiormente richieste nel settore primario, persistono le criticità di reperimento dei tecnici dei rapporti con i mercati (89,6%), degli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione (67,1%) e di allevatori e operai specializzati della zootecnia (66,7%). Si segnala, invece, un aumento nella difficoltà di reperimento del personale non qualificato addetto alle foreste, cura degli animali, pesca e caccia (74,8%) e ai conduttori di macchine agricole (69,2%).
Il Nord-Est si conferma l’area d’Italia dove le imprese hanno maggiori difficoltà di reperimento, con oltre la metà dei profili ricercati (52,1%) di difficile copertura. Seguono il Nord-Ovest (46,1%), il Centro (44,6%) e il Sud e le Isole (41,4%).
Infine, la quota di assunzioni che le imprese prevedono di coprire ricorrendo a lavoratori immigrati si attesta al 23,1% delle entrate complessive. L’agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca è il settore che farà maggiormente ricorso a personale immigrato (47,2% degli ingressi programmati).
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
