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La cipolla bianca di Castrovillari è nuovo Presidio Slow Food

Quando si parla di eccellenze gastronomiche, di cipolla e di Calabria, il pensiero va inevitabilmente alla famosa cipolla rossa di Tropea. Da oggi sarà affiancata dalla “cugina” bianca di Castrovillari. La Calabria celebra un nuovo traguardo nell’agricoltura di qualità con l’istituzione del Presidio Slow Food dedicato alla cipolla bianca di Castrovillari, in provincia di Cosenza.

Questa varietà, caratterizzata da un bulbo dal colore chiaro e da un sapore dolce che non fa lacrimare, è facilmente digeribile anche se consumata cruda. Coltivata storicamente nelle fertili terre alle pendici del Pollino, questa cipolla era un tempo usata come merce di scambio con i pastori lucani in cambio di formaggi, simbolo di un’agricoltura locale radicata e sostenuta da tradizioni antiche.

Il presidio raggruppa oggi sei produttori, per lo più giovani, che hanno deciso di far risorgere questa coltivazione quasi dimenticata, mantenendo intatto il seme tradizionale grazie a pratiche agricole rigorosamente bio, senza l’uso di fertilizzanti chimici. La cipolla matura tra maggio e giugno, con bulbi che possono raggiungere anche il chilo di peso, ma si raccoglie anche il cipollotto fresco dalla fine dell’inverno all’inizio della primavera, utilizzato persino il gambo verde in piatti tipici come le frittate.

Oltre al suo utilizzo tradizionale in piatti tipici calabresi come il pane cotto con brodo e la “carbonara di verdura”, la cipolla bianca di Castrovillari viene apprezzata anche in conserve sott’olio o essiccata per condire pizze e focacce. La nascita del Presidio rappresenta un importante passo nella tutela della biodiversità e delle piccole produzioni di qualità, parte del progetto “Presidiamo la Calabria” sostenuto dalla Regione con il Fondo sviluppo e coesione 21-27, che mira a valorizzare e proteggere le eccellenze agroalimentari calabresi, rafforzando l’identità e l’economia locale.

Questa iniziativa valorizza un prodotto unico dal punto di vista organolettico e culturale ma evidenzia anche l’importanza della sostenibilità in agricoltura e il ruolo cruciale delle nuove generazioni di agricoltori custodi.

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