
Un sistema agroalimentare da circa 700 miliardi di euro di fatturato, pari al 15% dell’economia nazionale con agricoltura e industria alimentare e delle bevande che rappresentano circa il 40% del valore totale del sistema.
È la fotografia scattata dal Crea nell’Annuario dell’agricoltura italiana 2024. Nonostante tensioni geopolitiche, criticità logistiche e sfide ambientali, l’agroalimentare ha mostrato una forte resilienza, sostenendo la crescita complessiva dell’intero Paese. Le opportunità offerte da Pnrr E Pac 2023-2027 sono indicate come leve decisive per rafforzare le filiere e modernizzare il tessuto produttivo.
Nel 2024 l’Italia segna un nuovo primato negli scambi con l’estero, con le esportazioni agroalimentari che superano per la prima volta i 68,5 miliardi di euro, in crescita dell’8,7%. La maggiore dinamica dell’export rispetto all’import riporta in attivo il saldo della bilancia agroalimentare nazionale.
Il made in Italy agroalimentare pesa per il 73,6% dell’export agroalimentare complessivo, trainato da vino, olio, formaggi e prodotti dolciari, con l’Unione europea come primo partner (58,3% dell’export). Fuori dall’Ue, gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco con l’11,5%, mentre in Asia crescono Corea del Sud, India, Arabia Saudita e Vietnam.
La produzione agricola è in aumento del 2,5%, con un valore aggiunto in crescita del 12,2%, sostenuto dal netto calo dei costi dei fattori produttivi. I consumi intermedi scendono a 31,3 miliardi di euro (-7,9% rispetto al 2023), grazie soprattutto alla riduzione dei prezzi (-7,1%) e in minor misura delle quantità (-0,9%).
Il calo è particolarmente marcato per energia (-15%) e concimi (-13,5%), mentre aumentano i prezzi delle sementi (+4,7%). Agricoltura e industria alimentare e delle bevande contribuiscono per circa il 64% alla bioeconomia italiana, che nel 2024 vale il 10% dell’economia nazionale e oltre due milioni di occupati.
L’Annuario segnala una trasformazione strutturale verso modelli più organizzati, digitalizzati e sostenibili lungo tutta la filiera. Prosegue però l’uscita di unità produttive dal settore agricolo (-1,5% rispetto al 2023), mentre si rafforzano le imprese più strutturate, reti di impresa (+5,9%) e cooperative (+11,2% in fatturato), a fronte di frammentazione, bassa natalità imprenditoriale e ritardo generazionale.
Le attività di diversificazione interessano il 6% delle aziende agricole (quota che raddoppia tra i giovani) e generano oltre 13,6 miliardi di euro. A trainare sono le attività di supporto (12% del valore della produzione, in particolare contoterzismo e prima lavorazione) e quelle secondarie (7%), con agriturismo e agroenergie in primo piano, mentre l’agricoltura sociale si espande con elenchi attivi in 15 regioni e circa 500 operatori iscritti.
Le produzioni a Indicazione geografica confermano il loro ruolo strategico per il made in Italy agroalimentare. Il comparto cibo Ig vale 9,9 miliardi di euro (+7,7%), mentre il vino imbottigliato si mantiene stabile a 11 miliardi di euro, pari al 19% del fatturato agroalimentare, con export oltre i 12 miliardi e dinamiche favorevoli sia nei mercati europei (+9,4%) sia extra-Ue (+17,8%).
Sul fronte ambientale, il settore agricolo ha ridotto le emissioni climalteranti del 15% dal 1990, pur mantenendo un peso dell’8,4% sul totale nazionale, con metano (44%) e protossido di azoto (29%) come principali fonti. Le foreste coprono il 37% del territorio nazionale (oltre 11 milioni di ettari), con l’Italia nona al mondo per incremento di superficie forestale negli ultimi 20 anni (+54.000 ettari/anno), ma con un tasso di prelievo del legno pari a circa il 25% dell’incremento annuo, ben sotto la media Ue del 65%.
La pesca e l’acquacoltura affrontano sfide legate a dotazioni strutturali, sostenibilità, competitività e transizione ecologica e digitale. Gli sbarchi superano le 125mila tonnellate (+1%) per un valore di 683,7 milioni di euro (-7%), mentre l’acquacoltura soffre in particolare per la molluschicoltura; le importazioni crescono del 3,3% (7,5 miliardi di euro) a fronte di esportazioni di poco superiori al miliardo (+9%).
La filiera foresta-legno vale oltre l’1% del PIL e impiega circa 450.000 addetti, ma l’elevata dipendenza dall’estero per materie prime legnose e semilavorati evidenzia l’esigenza di una gestione più attiva del patrimonio boschivo. Il sottoutilizzo della risorsa forestale rappresenta al tempo stesso un limite economico e un potenziale volano di sviluppo territoriale.
La spesa pubblica per il settore agricolo ammonta a circa 13,6 miliardi di euro, pari al 31% del valore aggiunto agricolo. Il 60% delle risorse proviene dall’Unione europea, il 22,3% da fondi nazionali e il 16,8% da fondi regionali, con una forte attenzione agli obiettivi economici e ambientali del Piano strategico della Pac 2023-2027. Le risorse Pac sono indirizzate soprattutto a garantire un reddito equo per gli agricoltori (60%) e a rafforzare competitività e orientamento al mercato (45%), mentre nella spesa regionale spiccano assistenza tecnica (25,9%) e attività forestali (18,5%).
Il Pnrr rappresenta un intervento strutturale senza precedenti per l’agroalimentare, con le misure a titolarità Masaf portate da 3,6 a 8,9 miliardi di euro e oltre 35mila progetti su logistica, energie rinnovabili, innovazione e meccanizzazione, contratti di filiera e gestione delle risorse idriche, cui si aggiunge la Facility Parco agrisolare.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori

