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Agricoltura è boom digitale: volano start up e blockchain. Mercato vale 450mln (+22% in 1 anno)

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L’agricoltura italiana è sempre più digitale. Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, raggiungendo nel 2019 un valore di 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018, il 5% del mercato globale), con la maggior parte della spesa concentrata in sistemi di monitoraggio e controllo (il 39% della spesa), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni (10%), di mappatura (9%) e di supporto alle decisioni (5%).

Sono questi i dati forniti dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research and Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia. Lo studio evidenzia come il settore dell’agrifood sia sempre più consapevole che la sostenibilità economica e ambientale, la consapevolezza e l’efficienza siano i tre fattori chiave che guidano l’innovazione nelle filiere, dove stanno accelerando i progetti sulla tracciabilità alimentare basati sul blockchain, come anche il ruolo delle startup

Sono 415 le soluzioni 4.0 disponibili per il settore agricolo in Italia, offerte da oltre 160 fra aziende tradizionali e startup, principalmente dedicate all’Agricoltura di Precisione e in misura minore allo Smart Farming (applicazione del digitale anche ai processi “non di campo” delle aziende agricole), soprattutto nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti alimentari nei settori ortofrutticolo, cerealicolo e vitivinicolo.

IL DIGITALE PER LA TRACCIABILITÀ ALIMENTARE

Tenere traccia di quanto avviene nel percorso del prodotto alimentare dal campo alla tavola del consumatore finale è sempre più importante per rendere più efficiente l’intera filiera e creare nuove opportunità di mercato e il digitale gioca un ruolo di primo piano nella tracciabilità alimentare. La maggior parte delle soluzioni innovative offerte sul mercato italiano si basa su Blockchain (43% del totale), in un anno cresciute del 111%, seguite da QR code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), IoT (30%) e Cloud (27%). Pur ancora limitate in termini di offerta – si tratta di un mercato caratterizzato da pochi milioni di investimenti – le soluzioni che sfruttano l’Internet of Things sono cresciute del 63% rispetto al 2018.

LA BLOCKCHAIN

Cresce l’attenzione per le tecnologie Blockchain & Distributed Ledger: sono 82 i progetti internazionali avviati dal 2016 al 2019 (11% sono quelli italiani), quasi il doppio di quelli mappati nel 2018 (42). Nel 2019 l’agrifood è stato uno dei settori più attivi per numero di progetti concreti, al terzo posto dopo la finanza e la PA. I progetti di Blockchain nell’agroalimentare hanno coinvolto soprattutto gli operatori attivi nelle fasi iniziali della filiera, come la produzione primaria (84%), mentre i principali promotori di queste iniziative sono le imprese che operano nella distribuzione (26%) e trasformazione (21%) dei prodotti, seguite dai fornitori di tecnologia (13%). La Blockchain viene impiegata dalle imprese agroalimentari prevalentemente per incontrare nuove opportunità commerciali e di marketing (60%), rendere più efficienti i processi di supply chain (40%), raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale (21%). Meno diffusi gli obiettivi legati alla sicurezza alimentare (15%) e al contrasto della contraffazione (7%), mentre una piccola parte (10 progetti) non applica la Blockchain agli alimenti ma si concentra sugli asset produttivi o sui processi logistici.

LE STARTUP

Sono 737 le startup internazionali fondate a partire dal 2013 e finanziate complessivamente con 13,5 miliardi di dollari (in crescita di oltre il 400% rispetto al 2018), pari a un investimento medio di circa 18,3 milioni di dollari. La maggior parte delle startup opera nel Nord America (39%), in Europa (31%) e in Asia (20%), mentre sono poche quelle ospitate da Centro-Sud America (5%) e Oceania (4%). La geografia delle startup cambia analizzando i finanziamenti ottenuti dai vari territori, che vedono in testa l’Asia (42%), seguita da Nord America (37%), Sud America (11%) e Europa (8%). Dopo gli USA, primi col 36% dei finanziamenti complessivi, i singoli stati che raccolgono più investimenti sono Cina (24%), India (14%) e Colombia (11%). Più lontane in classifica Germania (2%), Regno Unito (2%), Francia (1%), Israele (1%) e Italia (0,3%).

Il 70% delle startup internazionali opera nell’ambito eCommerce e raccoglie il 93% degli investimenti. I due modelli di business prevalenti nelle 519 startup eCommerce sono soluzioni B2c per l’acquisto di prodotti agroalimentari che puntano a creare un collegamento diretto fra produttori agricoli e consumatori finali (eCommerce Food, 75% delle startup eCommerce) e piattaforme che aggregano l’offerta dei ristoratori e permettono di ordinare e ricevere a domicilio i piatti pronti (Food Delivery, 18%). L’Agricoltura 4.0 è il secondo ambito più esplorato dalle nuove imprese innovative, con il 20% delle startup e il 5% del finanziamento complessivo. Il 70% di queste offre servizi di analisi e integrazione dati; il 51% offre strumenti, sopratuttto Internet of Things, per il monitoraggio da remoto di terreni, coltivazioni e macchine; il 30% propone servizi di mappatura di terreni e coltivazioni con droni o satelliti; minoritarie la zootecnia di precisione (4% delle startup, 1% dei finanziamenti), la qualità alimentare (4% delle startup), la sostenibilità (2%) e la tracciabilità (2%). L’eCommerce è il primo campo di applicazione anche per le startup italiane (64%), seguito da qualità alimentare (21%), Agricoltura 4.0 (18%), sostenibilità (15%) e tracciabilità (8%).

Le principali tecnologie utilizzate dalle startup agrifood sono gli strumenti di analytics per raccogliere, trasmettere e rielaborare i dati (74%), l’Internet of Things (48%) e le mobile app (25%). Cresce l’attenzione per tecnologie come i robot (7%) e l’intelligenza artificiale (7%), con robot in grado di monitorare e valutare in tempo reale lo stato della coltura e intervenire automaticamente e robot che controllano il benessere degli animali nella stalla, mentre tecniche di AI vengono impiegate per elaborare dati sulle colture.

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