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Agroalimentare, Italia terza in Europa per produzione agricola

Nel decennio 2012-2022 l’industria alimentare ha mostrato un trend di buona crescita reale, mentre l’agricoltura ha vissuto annate sfavorevoli in successione, soprattutto a causa dell’andamento climatico. Il 2022, infatti, è stato l’anno più caldo e meno piovoso da quando vengono monitorati i dati meteoclimatici in Italia e il 2023 si sta rivelando anche peggiore.

Queste difficoltà hanno fatto retrocedere l’Italia al terzo posto nella graduatoria Ue sulla produzione agricola, pari al 14 per cento del totale. Infatti, dopo aver mantenuto il primato per quasi un decennio, nel 2021 l’Italia aveva ceduto il primato alla Francia, ed ora è stata superata anche dalla Germania.

È quanto rivelato dal Rapporto ISMEA sull’agroalimentare italiano, presentato il 17 ottobre alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Nonostante il terzo posto nella produzione agricola, l’Italia costituisce il 37 per cento della produzione europea di vino, seconda solo alla Francia (43 per cento), il 33 per cento in quella di olio d’oliva, dove segue la Spagna (48 per cento), e il 18 per cento per la frutta, dove la Spagna detiene il primato con il 28 per cento.  

Inoltre, le attività secondarie e i servizi agricoli rappresentano il 18 per cento della produzione agricola nazionale, confermando la leadership in Europa in termini di diversificazione e multifunzionalità del settore agricolo.

Ciononostante, l’agricoltura italiana manca di giovani imprenditori, che costituiscono il 9 per cento contro il 12 per cento della media Ue. Dato cui è correlato anche il basso livello di formazione di chi guida la maggioranza delle aziende agricole.

Sul settore pesa anche la frammentazione del tessuto produttivo e l’accesso alla terra, dovuto soprattutto scarsa disponibilità di terreni che porta i valori fondiari ad essere in media quasi sei volte superiori quelli della Francia e due volte quelli della Spagna.

Il Belpaese occupa la terza posizione anche nella graduatoria dei paesi Ue sull’industria alimentare. Seconda, ancora una volta, a Germania e Francia, ricopre il 12 per cento del valore aggiunto totale, mentre detiene il primato nell’industria pastaria, dove rappresenta oltre il 73 per cento del fatturato dell’Ue.

Inoltre, occupa una posizione rilevante anche nel vino (28 per cento), nei prodotti da forno e biscotti (21 per cento), nonché negli ortofrutticoli trasformati, nell’industria del caffè, del tè e delle tisane e nell’industria molitoria e del riso, con un peso analogo, pari al 17 per cento del fatturato europeo.

Nel complesso, con un valore aggiunto di 64 miliardi di euro, di cui 37,4 miliardi generati dal settore agricolo e 26,7 dall’industria alimentare, la filiera agroalimentare rappresenta il 3,7 per cento del Pil. Il 7,7 per cento se si considerano anche distribuzione e ristorazione e oltre il 15,2 per cento se si inglobano trasporti, logista e intermediazione.

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