
Di fronte al ripetersi di violenti eventi meteo che colpiscono l’Italia, l’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) formula delle proposte “per un futuro più sicuro” e “sostituire la paura delle popolazioni” con azioni concrete e lungimiranti.
L’Italia si conferma un hub di eventi estremi nel Mediterraneo, posizionandosi al primo posto in Europa e al secondo nel mondo tra le nazioni a medio-alto reddito per la letalità degli eventi climatici. L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche ha rimarcato come le sempre più marcate anomalie termiche del Mare Nostrum (l’acqua marina è tra 1 e 2 gradi più calda del normale) rappresentino un crescente rischio per la tenuta idrogeologica dei territori. È bastato il passaggio delle prime correnti polari sull’Italia settentrionale per innescare nuovi fenomeni estremi. Le coste liguri sono state colpite da tornado e “bombe d’acqua” (accumuli di oltre 170 millimetri in meno di 12 ore sul Genovese).
Il Friuli-Venezia Giulia ha registrato a Cormons oltre 280 millimetri d’acqua in 24 ore (con una punta di 172 millimetri in 5 ore), provocando frane e torrenti esondati (come lo Judrio e il Torre) e la morte di due persone.
Il rischio di pesanti conseguenze è alto anche nel Sud, dove l’espansione urbanistica è avvenuta senza tenere conto della fragilità idrogeologica del territorio e dove sono attese piogge intense su aree come Campania, basso Lazio, Sardegna, Sicilia, Calabria tirrenica e Salento.
“Di fronte al ripetersi di emergenze idrogeologiche non possiamo che ribadire le nostre proposte: Piano nazionale di manutenzione straordinaria ed efficientamento della rete idraulica; Piano invasi multifunzionali; legge contro l’eccessivo ed indiscriminato consumo di suolo” spiega Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).
“A questo aggiungiamo la proposta di legge elaborata dal Cnel, che prevede di conferire a Regioni ed enti territoriali la facoltà di stipulare convenzioni con i Consorzi di bonifica per affidare loro attività di progettazione, direzione lavori e manutenzione, relative al più generale reticolo idrografico ed agli interventi di mitigazione del dissesto” aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.
I problemi non derivano solo dalle piogge travolgenti ma anche dall’estremo opposto, ossia dalla loro assenza. I dati del report settimanale dell’Osservatorio Anbi certificano che, mentre il Nord Italia ha visto rigenerati i corpi idrici grazie alle piogge intense, Basilicata, Calabria e Puglia continuano a soffrire una carenza idrica senza precedenti da due anni.
In Basilicata, le riserve idriche sono drasticamente ridotte, con le due più grandi dighe (Monte Cotugno e Pertusillo) che trattengono rispettivamente solo il 12% e il 23% del volume autorizzato. Similmente in Puglia, si segnala un drastico prosciugamento delle riserve idriche e un crollo delle sorgenti naturali (–28%). Dopo l’agricoltura, la siccità colpisce ora anche le famiglie, con riduzioni della pressione e sospensioni nell’erogazione dell’acqua.
Anche in questo caso, le infrastrutture idriche sono fondamentali non solo per gestire l’eccesso, ma anche la carenza. Questa “doppia Italia dell’acqua” — tra crisi idrica e risorsa in eccesso — dimostra che le soluzioni multifunzionali, come il Piano invasi, possano essere la soluzione giusta per trasformare il surplus in risorsa per potabile, agricoltura, energia e ambiente.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
