
Dichiarato nel 2015 “potenzialmente cancerogeno” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, mentre più attendista la posizione della Commissione Ue che in una valutazione del 2023 non attribuisce al glifosato effetti nocivi sulla salute umana né effetti inaccettabili sull’ambiente consentendone l’uso fino al 2033, oggi uno studio sperimentale condotto dall’Istituto Ramazzini di Bologna conferma invece la capacità del pesticida di alterare il microbioma intestinale, anche a basse dosi.
Nel 2017 oltre 1 milione di cittadini europei provenienti da almeno sette Stati membri si erano fatti promotori dell’iniziativa “Vietare il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici” presso la Commissione europea che aveva deciso di abbassare da quindici a cinque anni il periodo di autorizzazione di utilizzo del glifosato. Il glifosato è una sostanza chimica contenuta nei prodotti fitosanitari (pesticidi) utilizzati in agricoltura e orticoltura come erbicidi per controllare le piante indesiderate, introdotto in agricoltura negli anni Settanta del secolo scorso dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup. È uno dei pesticidi più utilizzati e più studiati al mondo perché in grado di eliminare ogni erbaccia o pianta, tranne quella resistente che si desidera coltivare, e capace di aumentare così la resa per ettaro e ridurre l’impegno per l’agricoltore.
La nuova ricerca dell’Istituto Ramazzini ha testato gli effetti dei pesticidi a base di glifosato sul microbioma intestinale in ratti Sprangue-Dawley. Questo lavoro costituisce parte del più articolato Global Glyphosate Study, uno studio multicentrico internazionale condotto dal Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini, lanciato con l’obiettivo di fornire una valutazione più completa degli effetti tossici, cancerogeni e riproduttivi dei diserbanti basati sul glifosato. Partner dello studio globale sono: King’s College, George Washington University, Icahn School of Medicine at Mount Sinai.
La scoperta scientifica dimostra che i pesticidi a base di glifosato alterano significativamente il microbioma intestinale del ratto, in particolare riducendo la diversità batterica, una condizione già associata a diverse conseguenze negative per la salute quali diabete e alterazioni metaboliche. Inoltre, lo studio ha evidenziato per la prima volta effetti significativi dei pesticidi a base di glifosato sulla comunità dei funghi che abitano nel microbioma intestinali. Questo elemento è importante perché la presenza di categorie diverse di funghi nell’intestino umano è collegata ad una serie di malattie, quali ad esempio la sclerosi multipla.
“Di fronte alle evidenze scientifiche, chiediamo al governo italiano e alla Commissione europea di prendere atto e agire senza indugio per vietare subito l’uso del glifosato – dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. “In ballo c’è la sacralità della salute e della vita umana, dinanzi alla quale gli interessi e i condizionamenti delle potenti lobby dell’agrobusiness devono essere sommessi. Ci aspettiamo un immediato arresto, dunque, alla commercializzazione e anche alla produzione di glifosato per esportazione”.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
