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Italia, vola il bio: +4,5% di terreni agricoli in un anno

Nel primo anno di applicazione della nuova Pac, in Italia si assiste a un notevole incremento delle superfici agricole utilizzate destinate al biologico, così come il numero di produttori, trasformatori, importatori.

Parlano chiaro i dati del rapporto IsmeaBio in cifre”, in collaborazione con il Ciheam Bari nell’ambito del programma Masaf “Dimecobio”, presentato nei giorni scorsi a Bracciano, Roma.

A fare ai cornice all’illustrazione del report, il tradizionale “Appuntamento con il bio”, organizzato dal ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste e dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo che rappresenta ormai un importante momento di confronto tra le associazioni e le istituzioni, in vista dell’adozione del Piano nazionale per la produzione biologica, che guiderà il settore verso gli obiettivi di sviluppo richiesti dalla strategia europea Farm to Fork e ribaditi nella legge nazionale del 9 marzo 2022.

Si parla di un +4,5% della superficie agricola utilizzata (Sau) biologica sul 2022, mentre il numero di operatori è cresciuto dell’1,8%, un ritmo molto più blando rispetto al +7,7% dell’anno precedente. Con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune e il cambiamento di alcune regole sono emerse alcune criticità sia dal lato delle amministrazioni regionali, che hanno dovuto revisionare una macchina organizzativa collaudata dopo anni di politiche di sviluppo rurale, cimentandosi per la prima volta con la programmazione delle misure del primo pilastro, sia dal lato delle aziende beneficiarie, nella difficile impresa di orientarsi nel fitto reticolato di vincoli, impegni e interventi, con questi ultimi talvolta in concorrenza tra loro per la non cumulabilità degli aiuti. Uno scenario reso ancora più complesso dall’inasprimento, protrattosi nel 2023, dei costi di produzione, che ha accentuato nel settore la dipendenza dai sussidi pubblici, in un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi che hanno colpito diverse aree del Paese, rendendo le operazioni in campagna, soprattutto per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica.

Il bilancio del 2023 restituisce comunque un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della Sau nazionale, riduce ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato, entro il 2030, dalla strategia Farm to Fork. Risultati che rafforzano la leadership, ormai pluriennale, dell’Italia tra i Paesi dell’Ue.

Andando nel dettaglio, la Sau destinata al biologico è prevalentemente orientata a seminativi (42,1%), davanti a prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita delle superfici ha riguardato soprattutto prati e pascoli e colture industriali e foraggere, mentre hanno perso ettari le proteiche e le produzioni cerealicole. Aumentano, seppure a un ritmo più attenuato, le ortive, in un’annata che ha invece confermato la superficie bio complessiva delle coltivazioni permanenti, nonostante le riduzioni di viti, agrumi e frutta fresca, compensate dagli incrementi di ulivi e frutta in guscio.

L’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in dieci anni gli investimenti nel bio. L’evoluzione più recente mostra, ma in pochi casi, situazioni anche in controtendenza, evidentemente dovute alle diverse politiche adottate delle amministrazioni regionali. Emblematico il caso della Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale. Una flessione, seppure contenuta, si è riscontrata anche in Emilia-Romagna, nonostante il budget consistente sugli interventi a favore del biologico, fenomeno che gli esperti tendono però ad associare agli eventi catastrofali dello scorso anno, in particolare alla devastante alluvione del maggio 2023.

“Il rapporto presentato – ha affermato il sottosegretario all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Luigi D’Eramo – è un’ulteriore conferma della consolidata leadership del nostro Paese a livello europeo, e non solo. L’Italia del biologico continua a crescere, sia per superfici sia per numero di operatori. Quasi il 20 per cento di Sau agricola è bio, un dato che ci proietta a raggiungere prima del 2030 il target Ue del 25%. Un trend positivo – ha proseguito D’Eramo – che potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi: dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio. Puntiamo ora a realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano: unito a una corretta informazione e comunicazione potrà sostenere un rilancio dei consumi interni e la crescita sui mercati esteri, per continuare così anche in futuro a essere leader nel settore”.   

La crescita delle superfici, è stata accompagnata da un aumentato degli operatori, che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441 unità, 1.642 in più rispetto al 2022. Il fenomeno ha riguardato soprattutto le circa 84 mila aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici) e, tra queste, in particolare la componente dei produttori/preparatori, a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto.

Infine, i consumi domestici di prodotti biologici, relativi al solo canale della Gdo, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022 (si tratta del tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto alla dinamica osservata per il carrello convenzionale.

“Il biologico è centrale nelle ambizioni green dell’Europa e dell’Italia – ha dichiarato il presidente Ismea  Livio Proietti  – e lo dimostra anche la pluralità di interventi normativi e di azioni strategiche  che il nostro Paese ha riservato al settore, tra cui il Piano nazionale per la produzione biologica, varato  quest’anno, e il decreto del 2023 che esalta il ruolo e l’importanza dei biodistretti, come quello del Lago di Bracciano e Martignano, di cui abbiamo potuto apprezzare le qualità. Dopo anni difficili, dovuti soprattutto ai forti aumenti dei prezzi seguiti allo shock energetico del 2022, il settore deve adesso recuperare appeal agli occhi dei consumatori – ha aggiunto Proietti – oggi disorientati dai tanti prodotti che si fregiano di messaggi allusivi alla salute e alla sostenibilità, ma che a differenza del biologico, non sono sottoposti a rigidi controlli e a rigorose regole di produzione”.

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