La peste suina continua a fare danni al settore suinicolo italiano. Secondo i dati ministeriali, attualmente nel nostro Paese ci sono 24 focolai della malattia: 18 in Lombardia, nelle province di Milano, Lodi e Pavia; cinque in Piemonte, nelle province di Novara e Vercelli; uno in Emilia-Romagna, in provincia di Piacenza. Una situazione che incide pesantemente su produzione ed export di salumi.
L’intero comparto, tra produzione e indotto, ha un valore intorno ai 20 miliardi di euro, con 10 milioni di animali allevati e 100mila posti di lavoro. Per cui gli allarmi lanciati dalle associazioni del settore, compresa Unsic, sono più che giustificati. Anche il Consorzio del Prosciutto di Parma è preoccupato per la ridotta disponibilità di materia prima, a causa degli abbattimenti di suini.
La peste suina africana, giunta in Italia attraverso i cinghiali, è un virus non trasmissibile all’uomo ma letale per il 90 per cento di maiali e scrofe. Gli abbattimenti sono in crescita e i prezzi delle materie prime continuano a salire.
Per quanto riguarda gli indennizzi diretti e indiretti, come riporta Raffaele Lorusso sull’odierno numero di Affari & Finanza di Repubblica, “i primi, sono riservati agli allevatori che hanno subito il sequestro e l’abbattimento degli animali infettati dal virus e sono di competenza del ministero della Salute, mentre gli indiretti, riconosciuti alle aziende agricole cui sono state imposte restrizioni perché ricadenti nella fascia di contenimento, devono essere liquidati dal ministero dell’Agricoltura. Su quest’ultimo versante, le aziende denunciano ritardi nella liquidazione dei ristori, che risultano fermi a novembre 2023”.