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Settore olivicolo italiano, al Masaf il punto della situazione

olio di oliva

“Quella dell’extravergine d’oliva italiano è una filiera di grande territorialità, qualità ed espressività del nostro Made in Italy. Stiamo lavorando per la valorizzazione del settore, grazie anche a un lavoro di squadra con i Consorzi di tutela”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, nel suo intervento alla conferenza sugli oli Dop Igp “Olio extravergine d’oliva: il fattore IG”.  

Organizzata da Origin Italia l’evento si è tenuto il 28 novembre presso il Masaf. L’incontro “nasce dalla volontà di valorizzare il Sistema Italia”, ha sottolineato il ministro, che ha posto l’accento sul “legame tra la nostra economia e il territorio” e sul “valore aggiunto rappresentato dai prodotti Ig”.

Infatti, oltre ad essere il principale consumatore di olio extravergine di oliva con 456 mila tonnellate di consumo interno (8,2 litri pro-capite), l’Italia è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, con 290 mila tonnellate prodotte nel 2023 e il secondo esportatore con 359 mila tonnellate nel 2022.

Il settore olivicolo italiano conta 619mila aziende agricole e impiega quasi 23.500 operatori. Dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi, sono oltre 1,16 milioni gli ettari coltivati a olivo, con 4.532 frantoi attivi, oltre 500 varietà di olive, 42 Dop, otto Igp e 24 Consorzi di tutela riconosciuti dal ministero.

Secondo gli ultimi dati Ismea presentati nel corso dell’evento, dopo il calo dell’11 per cento registrato nei primi nove mesi del 2023, il volume delle vendite è ritornato a crescere raggiungendo un più 16 per cento e il prezzo medio dell’olio extravergine di oliva è salito del 30 per cento. Inoltre, mentre l’import è sceso del 23 per cento, il valore dell’export è aumentato del 7 per cento.

Anche se i principali consumatori di extravergine sono i Paesi dell’Unione europea, negli ultimi anni questo prodotto si sta diffondendo anche in quelli Extra Ue. Ad oggi comunque rappresenta solo il 4-5 per cento dei consumi mondiali di grassi, il ché significa che esiste un buon margine di crescita del mercato, come evidenziato da Ismea.

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