
Tre giorni all’insegna della scoperta delle tradizioni gastronomiche, con musica, spettacoli e cultura. È quanto aspettarsi dalla decima edizione della Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone, in partenza venerdì 14 ottobre fino a domenica 16 ottobre, promossa dal Comune di Volturara Irpina per far conoscere un prodotto del territorio, il Fagiolo quarantino di Volturara Irpina – Presidio Slow Food.
Un fagiolo bianco, tenero e leggermente farinoso che si coltiva nei terreni dell’altopiano irpino, ai piedi del monte Terminio. È piccolo, irregolare e ha una buccia sottile di color bianco cenere.
Il fagiolo di Volturara Irpina deve il suo nome “quarantino”, alla durata del suo ciclo di maturazione. Si coltiva senza pali o altri sostegni ed in passato, spesso, era associato al mais: la pianta del granoturco fungeva da supporto per quella del fagiolo.
Si semina a maggio e si raccoglie a fine agosto o inizio settembre; essiccato è reperibile tutto l’anno. Nella rotazione colturale si alterna con gli altri prodotti caratteristici dell’Avellinese: grano e patate. In questa zona il clima è freddo e piovoso in certi periodi dell’anno e la nebbia è frequente, per cui non è necessario irrigare. La coltivazione è completamente manuale, non si usano fertilizzanti e non è previsto il diserbo chimico per eliminare le erbe infestanti. Una volta raccolti, i baccelli, lunghi circa quindici centimetri e contenenti circa dieci fagioli l’uno – sono battuti con un bastone o con il “muillo”, uno strumento composto da un bastone lungo e robusto cui è collegato, tramite legacci resistenti, un bastone più corto che serve per battere i baccelli secchi e far uscire i fagioli. Dopo la battitura si fa la cernita con il “chiurnicchio”, un setaccio rotondo che lascia cadere i residui pesanti. Lanciando in aria i fagioli dal setaccio, grazie all’azione del vento, si eliminano i residui più leggeri. Infine, i fagioli asciugano al sole per altri 3 giorni.
Tradizionalmente si conservano aggiungendo pepe nero e spicchi di aglio e sono ingrediente di numerose zuppe e minestre della tradizione di Volturara: fasùli e ditalini, laane e fasuli, pasta e fasuli, zuppa rè fasuli o scazzuoppoli (pezzi di impasto fritto) e zuppa di fagioli e patate.
“La coltivazione manuale e laboriosa di questa varietà di fagiolo – spiegano dal Presidio Slow Food – ha impedito la sua produzione su vasta scala e ha ridotto il numero dei produttori: sono in pochi ormai a mantenere questa tradizione a Volturara. Intendiamo rilanciare questa varietà, coinvolgendo per la sua promozione i ristoratori locali”.

UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
