È stata prorogata al 10 settembre la scadenza per partecipare alla prima edizione del premio The good farmer award 2024, nato su iniziativa del Gruppo Davines in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
L’iniziativa premia giovani agricoltori di età inferiore o uguale a 35 anni con certificazione biologica, che abbiano avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agricoltura rigenerativa e dell’agroecologia. In particolare i partecipanti e le loro aziende dovranno dimostrare di utilizzare almeno tre tra le strategie e le pratiche di agricoltura biologica rigenerativa e agroecologia identificate dal bando, tra cui la rotazione colturale, il minimo disturbo del suolo, l’utilizzo di fertilizzanti organici, la coltivazione di alberi associata a campi seminativi o a pascoli, l’uso di colture di copertura come le leguminose e la pacciamatura del terreno (ossia la copertura del terreno con materiale organico come paglia o foglie).
I due vincitori riceveranno dal Gruppo Davines 10.000 euro ciascuno per l’acquisto del materiale e per interventi finalizzati a migliorare e sviluppare le pratiche agroecologiche già avviate.
L’obiettivo del Premio è di contribuire alla diffusione di una nuova cultura di produzione agricola, che sostenga la transizione ecologica delle filiere agroalimentari ma non solo. L’agricoltura biologica rigenerativa va oltre il concetto di sostenibilità perché non solo limita gli impatti ambientali negativi generati dall’agricoltura industriale, ma è in grado di ripristinare e rigenerare gli ecosistemi danneggiati con pratiche e interventi che sequestrano carbonio dall’atmosfera, riducono l’inquinamento dei suoli e delle acque e contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico.
Il punto di partenza è la salute del suolo che influisce su quella delle piante, del cibo che mangiamo e del Pianeta. Il termine agricoltura biologica rigenerativa è nato negli anni ’80 grazie al Rodale Institute, un istituto di ricerca statunitense senza scopo di lucro; molte delle pratiche rigenerative come le colture di copertura e il compostaggio fanno parte della gestione dell’azienda agricola da generazioni con l’obiettivo finale di aumentare la sostanza organica nel suolo.
L’agricoltura biologica rigenerativa richiede un cambio di paradigma nel modello di produzione agricola industriale e si basa su bisogni urgenti e oggettivi: più del 60 per cento dei suoli europei non è in salute e non è in grado di fornire adeguatamente servizi ecosistemici essenziali per l’uomo. In Italia la percentuale è del 47 per cento e tra i problemi principali c’è l’erosione dovuta soprattutto alla perdita di copertura vegetale.
L’erosione a sua volta causa l’emissione di CO2 in atmosfera, contribuendo al cambiamento climatico e alla perdita di carbonio, che dal suolo passa all’atmosfera (in alcune zone d’Italia la percentuale di carbonio nel suolo è al di sotto dell’1 per cento).
Davines Group, azienda attiva nel settore della cosmetica professionale certificata B Corp dal 2016, da circa 20 anni ha integrato la sostenibilità e l’impegno per l’ambiente nel suo modello di business, un approccio pionieristico a cui negli ultimi anni si è aggiunto l’obiettivo di realizzare un percorso di crescita rigenerativa.
Su queste basi nel 2022 ha creato in collaborazione con il Rodale institute, presso il Davines group village di Parma, Eroc (European regenerative organic center): 17 ettari e un team dedicato di agronomi e di esperti per il primo centro europeo di formazione e ricerca sull’agricoltura biologica rigenerativa legata alle filiere per la produzione di piante alimentari, tessili e officinali.
“Contribuire a diffondere un modello di crescita rigenerativa è una sfida ambiziosa in cui crediamo molto. L’agricoltura biologica rigenerativa è una parte importante di questo nuovo modo di essere sostenibili, in cui non basta più mitigare i nostri impatti negativi sull’ambiente ma bisogna andare oltre, contribuendo attivamente a ripristinare le risorse del Pianeta”, ha commentato Davide Bollati, presidente del gruppo Davines. “Siamo partiti da Eroc e da due anni facciamo formazione e ricerca per l’agricoltura biologica rigenerativa. Questa Premio rappresenta per noi la naturale evoluzione di questo percorso. Ci rivolgiamo in particolare ai giovani agricoltori perché siamo convinti che questo cambio di paradigma sia già in atto nelle nuove generazioni e perché crediamo nella loro capacità di essere i motori di questo cambiamento”.