E’ in dirittura d’arrivo in Senato del disegno di legge (Ddl n. 988) “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, già stato approvato alla Camera (Ddl n. 290) l’11 dicembre scorso con una larga maggioranza.
L’argomento è di grande attualità, come descrive il giornalista
perché interessa non solo i consumatori ma anche l’intera società. Le stime ci dicono che destiniamo a scopo agricolo circa 1,5 miliardi di ettari, quasi il 40% delle terre emerse del pianeta. Nel 2050 saremo in 10 miliardi ad abitare la Terra e il fabbisogno alimentare crescerà. Se si vuole evitare ulteriore deforestazione e consumo di suolo si dovrà chiedere una maggiore resa ai terreni agricoli. Si dovrà produrre di più e meglio, senza andare a detrimento dell’ambiente, salvaguardando anche le risorse idriche.Questa è una delle grandi sfide globali che l’aumento demografico previsto nei prossimi anni sottoporrà alle nostre società.
Il voto favorevole della Camera aveva dato fiducia a tutte le associazioni del settore da FederBio, secondo cui “la produzione biologica è basata sulle migliori pratiche ambientali, su prassi di azione per il clima, su un alto livello di biodiversità, sulla salvaguardia delle risorse naturali e sull’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali”, e Cia – agricoltori italiani, soddisfatta in quanto “la norma porterà nuove opportunità al settore”.
I numeri che girano attorno al Bio che sono davvero paradossali. Infatti, la politica agricola comunitaria sovvenziona il 97,7% dell’agricoltura convenzionale, mentre al biologico vanno le briciole. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei deputati, su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia dalla Politica agricola comune (PAC) 2014-2020, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro.
Il paradosso è che: “Chi inquina viene pagato”; all’agricoltura che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici va la quasi totalità dei finanziamenti europei e nazionali.
In altri termini il bio – che rappresenta il 14,5% della superficie agricola utilizzabile – riceve il 2,3% delle risorse europee. E se proviamo a fare il calcolo aggiungendo la quota nazionale per l’agricoltura che è di circa 21 miliardi, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi, il 2,9% delle risorse. Bene. Ognuno è autorizzato a farsi il ragionamento che vuole.
Ad animare il dibattito al Senato sono stati diversi gruppi di esperti, ricercatori universitari, imprenditori agricoli e gruppi di associazioni scientifiche, si sono pronunciati, con tre diversi documenti, sul disegno di legge sull’agricoltura biologica, “ritenendolo una risposta inadeguata alle sfide di sostenibilità, ambientale e socio-economica, che l’agricoltura ci pone dinanzi da qui ai prossimi anni”.
La partita è ancora aperta si spera che si possa trovare un accordo ben definito in grado di garantire a un settore che cresce quotidianamente di trovare un percorso per salvaguardare la produttività e l’ambiente a garantire più reddito agli agricoltori.