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Ciò accende grandi interrogativi non solo su organi non più legittimati dalla partecipazione popolare (praticamente un presidente gode dell’appoggio di una sparuta minoranza), ma sul ruolo stesso della democrazia, che vede centinaia di migliaia di cittadini governati – anche per loro scelta, va detto – da persone che registrano appunto il sostegno di poche migliaia di persone.
In effetti l’onda del decentramento, così in voga negli anni Settanta, ripresa poi dalle riforme Bassanini e dalle spinte federaliste di marca nordista, è ormai venuta meno. Aver attivato Regioni, Province e poi Municipi. Comunità montane e migliaia di società partecipate in tutta Italia è equivalso ad una vera e propria esplosione dei centri di spesa. A fronte non solo di risultati davvero modesti, di una leva di amministratori che non hanno fatto altro nella vita, di un malaffare diffuso, di una crescita esponenziale della burocrazia, ma anche di gravi conflitti di competenze, di attribuzione e di giurisdizione che hanno spesso intasato gli organi preposti alla loro risoluzione, comprese Corte costituzionale e di Cassazione.
Oggi, poi, che i trasferimenti economici languono e che le casse di molti di questi enti hanno visto tramontare la stagione delle vacche grasse, il ruolo dei Municipi è ancora più inspiegabile: assorbono tanti fondi per spese di gestione (stipendi, sedi, ecc.), ma non riescono a garantire al meglio i servizi essenziali.
Ad esempio, la maggior parte dei presidenti dei quattordici Municipi romani guadagna oltre 3.800 euro cadauno. Solo per loro ogni anno si spendono oltre 680mila euro totali. I vicepresidenti oltre 2.850 cadauno, per un totale complessivo di oltre 514mila. Un assessore 2.454 (in genere sono cinque a Municipio, settanta in totale). Poi ci sono i gettoni per i consiglieri, ventiquattro per ogni Municipio, un esercito di 336 in totale: il costo complessivo annuo va oltre i quattro milioni di euro. Nel solo VII Municipio, a febbraio 2018 sono stati liquidati importi per 17.181,55 euro.
Questo esercito di persone, va aggiunto, spesso gode di distaccamenti da altra attività pubblica, ad esempio conducenti d’autobus che l’Atac non può più utilizzare appieno, pur restando negli organici.
Va rilevato che proprio coloro che hanno fatto della moralizzazione della spesa pubblica la loro bandiera, si sono ritrovati ad amministrare dodici dei quattordici Municipi della Capitale (soltanto nel Primo e nel Secondo ha vinto il centrosinistra, ora affiancati dal Terzo e dall’Ottavo). Ma non registriamo, ad oggi, una campagna per invertire questo andazzo. Anzi, continuano ad uscire dalle casse pubbliche soldi per iniziative di dubbia utilità.