Fmi taglia le stime sull’Italia: il Pil sale con un modesto +0,8%
L’Italia con una crescita dello 0,8% nel 2017 e nel 2018 è il fanalino di coda del Vecchio continente. Il Belpaese è superato anche dalla Grecia, il cui Pil sale del 2,2 per cento quest’anno per accelerare al 2,7 per cento nel 2018. Una fotografia impietosa scattata dalle stime annuali stilate dal Fondo monetario internazionale che sottolinea come “l’output dell’Italia resta decisamente al di sotto del potenziale”, così come quello di altri paesi europei. Le stime del Fmi sono più basse di quelle contenute nel Def, dove viene stimato un Pil in crescita dell’1,1% nel 2017 e dell’1,0% il prossimo anno.
Situazione leggermente diversa per quanto riguarda il debito. Per gli esperti dell’organizzazione guidata da Christine Lagarde cresce meno delle attese. Il debito pubblico italiano resta sopra il 130% ma migliora. Dopo il 132,6% del 2016, il Fmi lo prevede al 132,8% del pil nel 2017 e al 131,6% nel 2018, in deciso calo rispetto alle stime di ottobre, quando aveva previsto un debito al 133,4% per quest’anno e al 132% nel 2018. Nonostante il miglioramento, le stime del Fmi restano superiori di qualche decimale rispetto a quelle contenute nel Def, dove è previsto un debito al 132,5% nel 2017 e al 131,0% nel 2018.
Intanto l’economia mondiale sembra prendere slancio ma restano significativi rischi la ribasso, fra i quali il protezionismo. «Potremmo essere al punto di svolta» afferma il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld, mettendo in guardia sulle «severe pressioni» che pesano sul sistema di relazioni economiche internazionali seguito alla Seconda Guerra Mondiale.
L’occhio è puntato su Trump. Senza fare nomi e cognomi, il Fmi conferma la revisione al rialzo della crescita del Pil Usa al 2,3% quest’anno e al 2,5% nel 2018, come indicato ad ottobre, sottolineando come l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca abbia entusiasmato le aspettative. Le previsioni riflettono “l’atteso allentamento delle politiche di bilancio ed un aumento della fiducia, soprattutto dopo le elezioni dello scorso novembre che, se persisteranno, rinforzeranno lo slancio ciclico”, si legge nel rapporto. “Tuttavia, in un orizzonte di più lungo periodo, l’outlook per l’economia Usa si presenta più debole. La crescita potenziale è stimata all’1,8%”, appesantita dall’invecchiamento della popolazione e dalla più debole produttività”, precisano gli economisti di Washington segnalando che le previsioni sono state delineate prima di conoscere “cruciali dettagli sui cambiamento delle politiche di bilancio Usa, compreso l’ammontare e la composizione dell’allentamento”.