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Gli edifici di grande valore artistico a Bovezzo (Brescia)

BovezzoBovezzo è situato alle porte di Brescia, ai piedi del monte Spina, sul versante destro della Valle del Garza, alla confluenza della Valle Trompia con la via per la Valsabbia e le Giudicarie. Dista 6 chilometri dal capoluogo ed ha un altitudine media di 207 metri.

LE ORIGINI

L’origine del nome di Bovezzo è un problema di non facile soluzione. La forma letteraria attuale, infatti, non corrisponde a quella primitiva e più semplice della parlata dialettale “Boés” o “Bués”, poi divenuta in latino “Buetium”, e in italiano Bovezzo.

A tal proposito, le riflessioni di Monsignor Paolo Guerrini risultano ancora oggi le più attendibili. Lo storico, infatti, esclude che il toponimo possa derivare da un nome personale romano, quale “Bovo” o, addirittura, “Boezio”, un improbabile console romano; così pure egli nega che si possa riferire il nome al latino “bos-bovis”, al fine di supporre l’esistenza di una mandria di vacche e di buoi sul territorio.

Ripercorrendo i nomi che nel passato hanno indicato Bovezzo (Buecium, Buetium), l’etimologia si dovrebbe piuttosto ricondurre alla natura geologica del luogo: per somiglianza fonetica, il nome di Bovezzo si accosta a Boés, parola da cui deriva Bova, o Boa, che significa fango, melma, caratteristica dei luoghi acquitrinosi. Del resto, questa è la natura del territorio di Bovezzo, che anticamente sorgeva su due sponde di una fonte.

Questa ipotesi è inoltre confermata dal fatto che la frazione di Conicchio derivi probabilmente il suo nome da “Cuniculum”, “piccolo canale”, forse a testimoniare il passaggio dell’antico acquedotto romano, che alimentava la città di Brescia, con le limpide e copiose acque della Valgobbia.

Sulla base di queste argomentazioni, inoltre, lo studioso conclude assegnando il territorio di Bovezzo al pago romano e, in seguito, alla pieve cristiana di Concesio, che si estendeva da Collebeato a Cortine, dalla Stocchetta superiore a Cogozzo, in modo da formare con Concesio un solo comune fino al secolo XI o XII e una sola parrocchia fino al secolo XV. Tant’è che il nome di Bovezzo appare per la prima volta in documenti storici degli anni 1226 e 1232, ove si accenna a una “eclesia de Buetio”, senza titolo, ma certamente, fin da allora, dedicata al vescovo di Brescia S. Apollonio, retta da un sacerdote che doveva celebrare i divini uffici sotto la giurisdizione della pieve di Concesio.

CENNI STORICI

I primi insediamenti storici sul territorio di Bovezzo risalgono al passaggio dei Galli Cenomani, mentre abbastanza numerosi risultano i reperti archeologici di epoca romana fra cui possono essere ricordate un’armilla e una fibula in bronzo (databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.) ed un’ope di terracotta rossa-mattone. Una delle più evidenti prove della presenza romana sul territorio è la presenza delle tracce dell’antico acquedotto, realizzato all’epoca dell’imperatore Augusto (I secolo d.C.) L’acquedotto romano attraversava la Valle Trompia, convogliando le acque della Valle Gobbia sino a Brescia e fu utilizzato integralmente per tutta la lunghezza del percorso originario sino al V secolo d.C. Attualmente parti ben conservate dell’acquedotto sono presenti nel piano interrato di alcune palazzine private del paese. Durante il periodo medioevale Bovezzo è sotto la giurisdizione religiosa della pieve di Concesio, e risulta compreso – fra il 1385 e il 1403 – nella quadra di Nave, insieme a Caino, Lumezzane, Concesio e San Vigilio. Sempre in questo periodo Bovezzo si unisce sempre più a Concesio, tanto che nell’estimo del territorio bresciano del 18 gennaio 1435 viene indicato quale comune “de Bovetio et Consetio”. Le lotte che coinvolgono la Repubblica di Venezia nel XVI secolo per il predominio sui territori della terraferma fra cui l’agro bresciano su cui insiste Bovezzo culminano nella battaglia di Agnadello, presso Cremona, dove il 14 maggio 1509 l’esercito Veneto viene travolto dalla poderosa lega militare di Cambrai, composta da francesi, spagnoli e soldati delle signorie dei Gonzaga e degli Estensi. Durante l’assedio di Brescia, avvenuto nel 1512 in seguito alla sconfitta della Serenissima, Bovezzo e i paesi limitrofi sono soggetti al saccheggio da parte dei francesi. Dopo alterne vicende ed occupazioni la provincia bresciana ritorna sotto il dominio veneziano il 26 maggio 1516, per rimanervi sino alla caduta della Serenissima Repubblica avvenuta nel 1797 ad opera di Napoleone. Durante la dominazione di Venezia la vita di Bovezzo segue le sorti dei paesi vicini e non è protagonista di particolari episodi, eccetto le pestilenze del 1576-77 e del 1630 che provocano numerosi morti e l’occupazione da parte della cavalleria imperiale austriaca nel 1704, all’epoca della guerra di successione spagnola. Alla caduta del governo veneto segue un periodo di influenza francese che determina la diffusione degli ideali della rivoluzione francese in gran parte dell’Europa e la creazione della Repubblica Cisalpina nell’Italia nord-orientale. Nel 1797 le truppe francesi e gli alleati bresciani si scontrano presso Nave con i valsabbini, fedeli a Venezia, derubano la sacrestia della parocchiale e assaltano l’oratorio di San Carlo in Palazzo Rota. Nell’Ottocento Bovezzo segue le sorti della Lombardia: dapprima inclusa, dopo il congresso di Vienna del 1815, nell’impero Austro-Ungarico è poi annessa al Regno d’Italia nel 1859, a seguito della seconda guerra di indipendenza. L’ultimo secolo di storia coincide per Bovezzo con le vicende del capoluogo bresciano al cui territorio si unisce sempre più strettamente. Nel 1910, ad opera del Senatore Angelo Passerini, viene eretto ad ente morale l’omonimo asilo per l’infanzia che ancora oggi opera in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Particolare menzione merita la figura del partigiano Gigi Rota, a cui è dedicata la piazza principale del paese. Luigi Rota, Gigi per i familiari e per gli amici, studente del politecnico di Milano, entra dopo alterne vicende di guerra, nella divisione partigiana autonoma “Brigata Vecchia Centro Croci” che opera fra la Val di Taro e il passo del Bracco. Cade il 22 gennaio 1945 a Carrodano in provincia di La Spezia, nel tentativo di rompere l’accerchiamento delle truppe tedesche e repubblicane che si erano attestate sulla linea Gotica. Nel 1951 il Consiglio Comunale gli dedica la piazza principale del paese, che tra l’altro era stata donata in precedenza al comune proprio della famiglia Rota. Nel 1979 viene fondata l’Accademia Musicale Giovanni Gabrieli, che ha come scopo la diffusione della musica attraverso vari corsi strumentali e con un’attività concertistica di tutto rispetto. Negli ultimi anni il paese ha conosciuto uno sviluppo edilizio ed un incremento demografico di notevoli proporzioni che ha fatto più che raddoppiare la popolazione residente, con insediamenti industriali e artigianali che hanno mutato il tessuto socio-economico della comunità locale. Oggi il territorio di Bovezzo non conosce praticamente soluzioni di continuità con quello della città di Brescia, se si eccettua la collina di S. Onofrio che sovrasta il nucleo storico dell’abitato.

LUOGHI DI INTERESSE

Il territorio del comune di Bovezzo ospita numerosi edifici di grande valore artistico, diversi dei quali possono essere visitati o ammirati dall’esterno.

Da vedere Casa Mazzini: ha un portico quattrocentesco ad arcate basse e larghe, con resti di decorazione. Appartenne alla famiglia dello storico Jacopo Malvezzi.

Santuario di Sant’Onofrio: sul monte Spina a circa 1000 m di quota, eretto nel XV secolo. Contiene un ciclo di affreschi con scene della vita del santo attribuito al Romanino e una Madonna col Bambino attribuita al Foppa.

Casa Avogadro: della fine del Quattrocento, sul lato sud di piazza Gigi Rota. Scomparsa, salvo tre portalini scolpiti in marmo di Botticino, l’architettura esterna; all’interno portico con due colonne rustiche e capitelli fogliati con lo stemma. Nella galleria soffitto ligneo quattrocentesco a tavolette.

Vecchio oratorio: con resti della parrocchiale vecchia, risalente al 1480 (fregi e archetti romanici in cotto, con grossi peducci).

Palazzo Rampinelli: sulla strada per Cortine, ingrandito nel ‘700 dai Bordogni.

Palazzo Rota: sulla strada per Cortine, costruito tra ‘700 e ‘800 su progetto dell’ing. Vincenzo Berenzi, il quale riutilizzò, nella propria realizzazione neoclassica, materiale proveniente dal demolito Collegio ecclesiastico di Sant’Eustacchio. Nel lato ovest una cappella, con pala di Grazio Cossali.

Parrocchiale di Sant’Apollonio: rifatta nel primo Ottocento. Contiene una pala di Augusto Ugolini, affreschi di Giulio Motta (1823) e un pregevole organo Serassi (1859).

(Gi.Ca.)

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