Sembra banale e indelicato dirlo, ma nella vita di Giusy Versace, la straordinaria atleta e artista calabrese che incarna come pochi l’amore per la vita e la tenacia per conquistare i traguardi esistenziali, c’è un prima e un dopo: lo spartiacque è rappresentato da un maledetto guard rail sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria che, quando lei aveva 28 anni, le ha amputato entrambe le gambe nel corso di un incidente stradale.
Ma come talvolta avviene, le prove più dure che la vita riserva riescono a far emergere straordinarie virtù. Per un carattere così determinato come il suo, Giusy non ha mai avuto nel proprio vocabolario la parola “resa”, nonostante i dolori fortissimi, i problemi psicologici e le sofferenze di ogni genere che l’incidente le ha lasciato come amaro strascico; l’evento drammatico ha contribuito a farle costruire uno stile di vita solare e pieno di energia, figlio della sua ironia, dell’intelligenza e della caparbietà: una testimonianza di gioia, di fede e un costante invito a non arrendersi mai davanti ad alcun ostacolo. Anche nel lavoro.
“Oggi sono una donna migliore, più ricca – confessa Giusy. “Se avessi una bacchetta magica e un solo desiderio da esprimere, una cosa è certa… non tornerei mai indietro”. E ammette che da quel guard rail ha imparato un mucchio di cose. Forse a conoscere di più la natura umana.
A poco più di un anno e mezzo dall’incidente, grazie a duri allenamenti, Giusy ha infatti voluto e potuto camminare di nuovo. E’ tornata a lavorare, a guidare. E nel 2010 ha cominciato a correre con le protesi in carbonio, diventando la prima sportiva italiana con amputazione bilaterale. In sette anni di piena attività, l’atleta calabrese ha collezionato ben undici titoli italiani e diversi record nazionali sui 60, 100, 200 e 400 metri. Enormi soddisfazione di cui ha parlato tutto il mondo. Nel 2016 ha vinto le prime medaglie internazionali agli Europei di atletica, argento sui 200 metri, bronzo sui 400. Nelle Paralimpiadi di Rio ha conquistato l’ottavo posto sui 200 metri.
Il suo esempio, le sue vittorie, le sue molteplici attività (compresa la partecipazione e il trionfo al programma televisivo “Ballando con le stelle” su Raiuno in coppia con il ballerino Raimondo Todaro), la sua voglia di vivere costituiscono straordinari messaggi positivi che spingono tanti disabili a non nascondersi, ad impegnarsi, ad avvicinarsi allo sport. Al Carnevale di Venezia ha interpretato l’Aquila, simbolo di forza e coraggio, volando sopra piazza San Marco sulle note di “Because you loved me” di Celine Dion, In tv ha condotto La Domenica Sportiva in coppia con Alessandro Antinelli.
Dietro questi traguardi, soprattutto un grande lavoro con sé stessa.
“Insieme alle gambe credevo di aver perso anche una parte della mia femminilità – ha raccontato nel libro autobiografico “Con la testa e con il cuore si va ovunque” (Mondadori), oggi diventato uno spettacolo teatrale di successo. “Ho sempre considerato le gambe come la parte più femminile di me, perdendole ho iniziato a vedermi come un piccolo mostro. Ho dovuto imparare nuovamente a guardarmi allo specchio, vestita in modo diverso rispetto a come ero abituata a vedermi prima. Con il tempo ho imparato ad apprezzare e valorizzare ciò che di me era rimasto, senza perdere troppo tempo a pensare a ciò che non avevo più”.
Giusy ha dovuto affrontare la disabilità di colpo, dall’oggi al domani. La grave menomazione le ha chiuso definitivamente il sipario su quasi un trentennio vita caratterizzata anche da grandi soddisfazioni professionali: il ruolo da retail supervisor in un’importante azienda nel campo della moda, in quel settore dove il suo cognome ha acquisito una fama mondiale grazie agli zii Gianni e Donatella. La “donna in carriera” s’è infranta di colpo.
“Essere guardata in modo ‘diverso’ mi metteva a disagio – racconta. “Poi ho capito che la gente ci vede in base a come noi ci poniamo. Maggiore è la stima che nutriamo di noi stesse, migliore è la percezione che la gente avrà di noi. Sembrerà banale, e magari lo è, ma un sorriso è in grado di sprigionare più femminilità di un tacco a spillo”.
Lo spettacolo “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, che il 17, il 18 e il 19 ottobre sarà di Roma dopo i successi milanesi, rappresenta il fiore all’occhiello ed un po’ la “summa” di una vita e di una carriera. La Versace tornerà a raccontare la storia della sua esistenza emozionante e coinvolgente sul palco del teatro “Golden” (via Taranto), diretta dal regista Edoardo Sylos Labini, coreografie di Matteo Bittante. Accompagnata dal ballerino Raimondo Todaro e dal cantante Daniele Stefani.
“Sì, il confine è quel guard rail che strappa le mie gambette dal ginocchio in giù, il 22 agosto del 2005. Avevo 28 anni… – conferma a teatro. “Sapevo chi ero ed ero abituata a contare soprattutto sulle mie forze: questo mi faceva sentire al sicuro, imbattibile. In un secondo è sparito tutto. Di fronte a me, un confine. E una scelta: attraversarlo oppure no. Provare a guardare oltre o rimanere attaccata ad un passato che non esisteva più. Credo di aver fatto la scelta giusta…”
Un ritorno a Roma…
“Sono felice di portare questo spettacolo a Roma, la città che nel 2014 e per ben quattro mesi è stata la mia casa – continua la Versace. “È qui che ho conosciuto Raimondo, messo i tacchi per la prima volta e imparato a ballare. Mi riempie di gioia pensare che tre anni dopo quell’esperienza, posso raccontare la mia storia a teatro ballando. Spero che questa energia che mi travolge, unita al grande amore che ho per la vita, possa colpire anche il pubblico come già accaduto lo scorso giugno a Milano”.
E la Calabria?
“Lì ho vissuto fino all’età di vent’anni. Lì ho studiato lingue. E lì mi sono avvicinata allo sport. Ricordo ancora le partite a tennis o lo spinning. Provo una fortissima emozione al solo sentire citare la mia regione”.
Giusy, all’anagrafe “Giuseppina”, è nata nel 1977 a Reggio Calabria, dove è rimasta fino al 1999 quando, per lavoro, s’è trasferita prima a Londra, dove con caparbietà ha svolto mestieri formativi, dalla cameriera alla commessa o alla baby-sitter. e poi a Milano. Lombarda di adozione, ma calabrese nell’aspetto e nel cuore.
(Giampiero Castellotti)
La foto del carousel, di Jennifer Lorenzini, è quella della copertina del suo libro.