La crescita e la ramificazione della comunità italiana nel Regno Unito, alimentata soprattutto dalle nuove generazioni, ma anche la diffusa incertezza conseguente alla Brexit che investe milioni di immigrati, compresi gli oltre 700mila nostri connazionali che vivono al di là della Manica. Questi i principali temi affrontati nel corso dell’incontro che nello scorso weekend l’Enasc, l’ente di patronato dell’Unsic, ha promosso tra gli italiani a Londra presso il Wesley hotel in Euston St, Kings Cross.
Domenico Mamone, 45 anni, presidente dell’Enasc, insieme ad alcuni collaboratori giunti da Roma, ha aperto l’incontro illustrando la mission del proprio ente, in cui rientra l’obiettivo di rafforzare le prestazioni socio-assistenziali per gli italiani all’estero. Il sindacalista datoriale s’è soffermato, tra l’altro, sul confronto tra i regimi contrattuali dei due Paesi, con le conseguenti ricadute sul sistema previdenziale.
Molti degli intervenuti hanno espresso, in particolare, la propria preoccupazione per gli effetti della Brexit, anche in ragione delle proprie specifiche posizioni previdenziali. I più giovani hanno evidenziato, invece, l’esteso disorientamento nella scelta di percorsi occupazionali, d’istruzione e formativi, un problema che cresce parallelamente all’arrivo ogni anno dall’Italia di decine di migliaia di aspiranti lavoratori spesso scollegati rispetto alle dinamiche sociali e lavorative del Regno Unito.
Mamone ha sottolineato come l’Enasc, organizzazione giovane ma con una ramificazione ormai internazionale, sia caratterizzata proprio da servizi aggiuntivi in grado di venire incontro alle moderne esigenze dell’utenza. “Eroghiamo una vasta gamma di servizi, che vanno da quelli classici di assistenza e tutela previdenziale, compresa la previdenza complementare, a quelli della consulenza per la formazione professionale – ha spiegato Mamone. “Tra gli ambiti rientra anche l’igiene e la sicurezza dei luoghi di lavoro, l’addestramento e la formazione degli occupati e dei non occupati per il settore privato, azioni necessarie per la tutela del mercato del lavoro in generale. Ci rivolgiamo a lavoratori dipendenti ed autonomi, ma anche a pensionati, disoccupati, invalidi, portatori di handicap, lavoratori stranieri, colf, badanti. E’ chiaro che per il Regno Unito ottimizzeremo i servizi rispetto al target – ha concluso il presidente dell’Enasc, patronato che conta già su seicento sedi in Italia e tredici all’estero.
Per quanto riguarda l’orientamento al lavoro, l’Unsic ha una propria divisione specializzata, autorizzata dal ministero del Lavoro, che si occupa dell’intermediazione della manodopera e della forza lavoro e di promuovere l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
La prossima apertura dello sportello Enasc in Inghilterra terrà conto proprio delle evoluzioni ambientali e sociali britanniche, dal boom di presenze italiane di “nuovi lavoratori” all’uscita dall’Unione europea.
Presente all’incontro anche la stampa londinese e alcuni rappresentanti dei Comites locali, oltre a molti rappresentanti degli oltre 700mila connazionali che vivono nel Regno Unito, di cui circa 315mila registrati all’Aire.
Lo scorso anno si sono trasferiti oltremanica circa 51mila italiani, di cui poco meno di 25mila neoiscritti all’Aire. Tra le professionalità italiane più presenti nel Regno Unito, secondo i dati del Migrant Advisory Committee del governo, ci sono i dottori e gli infermieri: oltre un migliaio i primi, circa 2.900 i secondi.
La Brexit ha fatto da cornice all’incontro anche grazie al contemporaneo svolgimento dell’imponente manifestazione per le vie di Londra contro l’accordo di separazione tra il governo britannico e l’Unione europea. Mamone e alcuni esponenti dell’Unsic hanno incontrato numerosi manifestanti, esprimendo la propria solidarietà in linea con un’idea europeista che, per quanto da rifondare recuperando lo spirito delle origini, secondo l’Unsic resta il più naturale collante per l’amicizia e la collaborazione tra i popoli.
(Giampiero Castellotti)