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Medicina del dolore: successo del simposio di Cittanova (Reggio Calabria)

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L’hotel Uliveto Principessa di Cittanova (Reggio Calabria)

Molte malattie, comprese quelle che tendono a svilupparsi più che in passato, sono spesso accompagnate da gravi sofferenze fisiche per il paziente. Il dolore, pur articolato in una pluralità di forme che rispondono alle esperienze soggettive del malato, finisce per essere una componente intrinseca della medicina contemporanea. Anche se non sempre si ha piena coscienza di ciò.

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Il professor Francesco Monea

Negli ultimi anni il tema ha polarizzato crescenti attenzioni e nel 2010 è entrata in vigore una legge, la numero 38, proprio per garantire – almeno sulla carta – una serie di diritti al paziente, ad iniziare dall’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative. Compreso quell’accesso ai farmaci oppiacei, derivati dalla morfina, su cui pende – come una spada di Damocle – un pregiudizio ancestrale.

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Il professor Monea con il suo staff

Sarà perché la materia è relativamente recente e la legge piuttosto giovane, la medicina del dolore resta per lo più una grande sconosciuta in Italia. Per gli stessi pazienti. Di recente l’Osservatorio per il monitoraggio della terapia del dolore e delle cure palliative, attraverso la Fondazione Gigi Ghirotti, ha presentato i risultati di una ricerca compiuta attraverso la somministrazione di oltre 13 mila questionari. I risultati sono sconfortanti: due pazienti su tre ignorano l’esistenza della legge che garantisce l’accesso alla terapia, un italiano su due non conosce i farmaci contro il dolore, due medici di famiglia su tre non hanno mai prescritto una visita in un centro specialistico ad hoc. Ben il 70 per cento degli intervistati non sa che le strutture sanitarie sono tenute a misurare il dolore e ad annotarlo nella cartella clinica, congiuntamente alla terapia prescritta e ai risultati ottenuti dalla terapia stessa. Insomma, il ritardo da colmare – soprattutto di conoscenze e culturale – è rilevante.

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Il professor Francesco Monea con Nazareno Insardà, responsabile dell’Enuip-Unsic

Ecco perché, allora, l’esperienza dei prestigiosi simposi regionali di medicina del dolore in Calabria, giunti alla quarta edizione, rappresentano occasioni d’eccellenza per affrontare la tematica sotto aspetti multidisciplinari e per accrescere le conoscenze in questo particolare campo della medicina.

L’iniziativa, che s’è rinnovata nei giorni scorsi nel suggestivo scenario dell’hotel “Uliveto Principessa” a Cittanova (Reggio Calabria), è promossa principalmente dal professor Francesco Monea, con noto studio medico a Taurianova (Reggio Calabria). Il ministero della Salute e l’Ordine provinciale dei medici hanno assicurato il loro patrocinio all’importante evento.

foto-uliveto-principessa-park-hotelIl simposio ha riunito oltre un centinaio di specialisti che hanno avuto modo di confrontare le proprie esperienze in particolare nei settori ortopedico, tumorale e cardiovascolare. Presenti numerosi ortopedici, fisiatri, reumatologi, terapisti del dolore. I più giovani hanno avuto l’opportunità di acquisire crediti formativi.

Nel corso dei lavori è emersa tutta l’importanza della medicina del dolore specie in una fase storica in cui cresce l’età media della popolazione; sono state presentate le nuove o consolidate tecniche, come le infiltrazioni eco-guidate, ed evidenziati i numeri, ribadendo lo scopo primario di questa particolare branca della medicina: valutare e trattare nella maniera più consona il dolore di tipo cronico, cercando nel contempo di allontanare o comunque di evitare, dove è possibile, il ricorso all’intervento chirurgico.

ScheletroL’evento di quest’anno, in particolare, s’è soffermato sui percorsi formativi advanced in ecografia muscoloscheletrica per tecnica di microchirurgia percutanea ecoguidata. Lo stesso professor Monea, formatosi in Lombardia (presso l’ospedale di Sesto San Giovanni) e docente universitario a Roma-Tor Vergata, ha relazionato sulle patologie della colonna vertebrale, illustrando le tecniche con ossigeno-ozono terapia e i nuovi protocolli multimodali conservativi. L’ossigeno-ozono terapia trova ormai applicazione in molte patologie, in particolare nella cura delle malattie della colonna vertebrale (ernie discali al rachide cervicale e lombo-sacrale). L’iniziativa ha garantito, per i tanti luminari intervenuti, un arricchimento professionale diffuso, rappresentando un ulteriore trampolino di lancio per la tematica, specie nel Mezzogiorno.

All’evento hanno garantito il proprio apporto, tra gli altri, Federfarma, la Società italiana di flebologia, l’Università degli studi “Magna Graecia” di Catanzaro, Lions, Aida onlus e Unsic-Enuip.

(Giampiero Castellotti)

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