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Un portale per la misurazione della corruzione nelle province italiane, con gli indicatori di rischio a livello comunale. È la nuova realizzazione dell’Anac, l’Autorità anticorruzione presieduta da Giuseppe Busia.
Cosa emerge? Che le province più a rischio corruzione, tra le 106 prese in esame, sarebbero nell’ordine Enna, Crotone, Palermo e Caltanissetta, tutte nel Mezzogiorno. Reggio Calabria è sesta, Napoli nona. Roma è al 57/mo posto, circa a metà classifica. Le più virtuose: Milano, Bologna e Modena.
Il dato costituisce la sintesi di quattro indicatori che rilevano i livelli di istruzione, benessere economico, capitale sociale e criminalità. Chiunque può visionare il proprio territorio d’interesse suddiviso in tre aree tematiche (di contesto, di appalto e comunali).
L’iniziativa è stata finanziata dal Programma Operativo Nazionale “Governance e Capacità istituzionale 2014-2020”, e vede coinvolta Anac con un ruolo centrale e di coordinamento.
Sono stati scelti settanta indicatori scientifici e quattro elementi: criminalità, istruzione, capitale sociale, economia del territorio e fenomeni ad essi collegati: scioglimento per mafia; reddito pro-capite e ricorso ai contract splitting, ossia alla suddivisione dei contratti. Strategico il ruolo della banca dati Anac sugli appalti, con 60 milioni di contratti censiti negli ultimi dieci anni.
“La corruzione è un fenomeno sfuggente e in larga parte nascosto, è difficile prevedere dove possa manifestarsi – è scritto nella presentazione dell’iniziativa. “In Italia, come in altri Paesi, persiste un’assenza di dati scientifici sul fenomeno corruttivo che vadano oltre la misurazione della percezione della corruzione”.