
Due nuovi disegni di legge sull’amministrazione di sostegno e sui congedi parentali sono stati approvati nel corso dell’assemblea del Cnel, svoltasi oggi presso la plenaria Marco Biagi. Nel complesso, le proposte legislative predisposte sinora dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro nella XI Consiliatura ammontano a quattordici.
Contro la violenza sulle donne
In apertura dei lavori il presidente Renato Brunetta si è soffermato sulla ricorrenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un tema a cui il Consiglio ha dedicato grande attenzione.

“Una donna italiana su tre ha subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita – ha detto il presidente Brunetta. “Questi dati, diffusi alcuni giorni fa dall’Istat, ci ricordano che la forma più estrema di discriminazione di genere è proprio la violenza dell’uomo sulla donna. A partire dal femminicidio, un fenomeno odioso, che spesso trova alimento in ambienti dove la violenza è legata a forme di dipendenza psicologica ed economica. In questo contesto, la violenza economica è la forma più subdola di violenza, perché impedisce alle donne di denunciare. Privare le donne dell’indipendenza finanziaria vuol dire renderle più vulnerabili, intrappolate in relazioni in cui possono subire abusi. Lo stesso vale per le disparità di genere nel mercato del lavoro, che oltre a rappresentare un freno allo sviluppo e alla crescita del Paese pongono le donne in una condizione di maggiore fragilità e rischio. Per questo è fondamentale che alle azioni di contrasto si affianchi una strategia più ampia volta all’empowerment delle donne”.
Il presidente ha anche ricordato che il Parlamento è al lavoro per l’approvazione di due leggi fondamentali a tutela delle donne. La prima introduce il delitto di femminicidio. La seconda ha chiarito che ogni atto sessuale deve essere preceduto e accompagnato dal consenso. Sono interventi legislativi maturati nel quadro di una forte convergenza tra tutte le forze politiche.
Nel corso della riunione assembleare è stato anche approvato un ordine del giorno specifico in materia di contrasto alle molestie e alle violenze di genere sui luoghi di lavoro. Il documento sottolinea la necessità di un approccio articolato su tre direttrici: la proposta normativa; la promozione di un cambiamento culturale; l’utilizzo e la valorizzazione della contrattazione decentrata. Inoltre, il Cnel si impegna ad esercitare l’iniziativa legislativa per dare piena attuazione alla Convenzione dell’Ilo n.190, recepita in Italia con la legge 4/2021, dedicata al contrasto delle molestie e delle violenze sul posto di lavoro.
Le pari opportunità

Il primo dei due Ddl approvati si muove nell’ambito delle pari opportunità tra uomini e donne ed è dedicato alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e alla condivisione dei carichi familiari. È un disegno di legge delega sui congedi parentali, che, tra le varie misure, prevede l’estensione del periodo di fruizione fino ai 14 anni di età del figlio o della figlia.
Il Ddl, nel dettaglio, è composto di due articoli.
L’articolo 1 delega il governo ad adottare uno o più decreti legislativi in materia di congedo parentale di cui al capo V del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, come modificato e integrato dal decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105, al fine di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la condivisione dei carichi familiari, in linea con il documento di Osservazione e proposte approvato dall’Assemblea Cnel il 24 ottobre 2024. Nell’esercizio della delega, il governo è tenuto ad intervenire per eliminare l’attuale penalizzazione retributiva e pensionistica nella fruizione dei congedi parentali, ad innalzare l’indennizzo in rapporto alla retribuzione, a estendere fino ai 14 anni di età del figlio o della figlia il periodo di fruizione, a garantire in caso di affidamento esclusivo l’utilizzo del periodo non goduto dall’altro genitore.
L’articolo 2 subordina l’entrata in vigore di uno o più decreti legislativi all’effettiva copertura delle misure previste che, secondo la relazione tecnica preparata dall’Inps, comportano maggiori uscite o minori entrate per un ammontare quantificabile in tre miliardi di euro.
Il congedo parentale, lo ricordiamo, è un periodo di astensione facoltativa dal lavoro dei genitori durante i primi anni di vita del bambino. La legge disciplina i tempi e le modalità di tale astensione al fine di consentire la presenza di chi è genitore accanto al bambino per soddisfarne i bisogni affettivi, organizzativi e relazionali.
“Trattandosi di un congedo non obbligatorio, nella quasi totalità dei casi – sottolinea il Cnel – è utilizzato in misura preponderante dalle donne, sulle quali ancora oggi ricade, per la grande maggioranza dei casi, il carico della cura dei figli, con le pregiudizievoli conseguenze sui salari, sull’affermazione professionale, sulle future pensioni. Nonostante l’uguaglianza fra donne e uomini rappresenti uno dei principi fondamentali sanciti dalla nostra Carta costituzionale, oltre che dal diritto comunitario, e nonostante l’Unione europea persegua da anni obiettivi di non discriminazione legata al genere al fine di assicurare le pari opportunità e l’uguaglianza di trattamento in tutti i campi, il raggiungimento di questo obiettivo è ancora lontano. Superare queste diseguaglianze e costruire una cultura della condivisione – necessaria all’affermazione della parità e delle libertà conseguenti, oltre che delle pari opportunità – non rappresenta soltanto l’affermazione di un diritto sancito dalla Costituzione e dalle leggi, nazionali e comunitarie, ma costituisce anche un’opportunità per il Paese, per un suo pieno sviluppo, oltre che un percorso obbligato per una più significativa coesione sociale”.
La consigliera Cnel Rossana Dettori, relatrice del Ddl in Assemblea, spiega: “Con l’approvazione del Ddl sui congedi parentali, il Cnel – in seno al quale lavora il Comitato per le pari opportunità che ho l’onore di presiedere – vuole fortemente contribuire, esercitando la propria facoltà di iniziativa legislativa, al superamento delle tante diseguaglianze uomo-donna ancora presenti nel nostro Paese, non solo per tutelare maggiormente le donne e le loro aspirazioni personali e professionali, ma soprattutto per sostenere la costruzione di una cultura della condivisione, indispensabile per l’affermazione della parità e delle libertà conseguenti, oltre che delle pari opportunità”.
L’amministrazione di sostegno

Una seconda proposta di legge che ha avuto il via libera riguarda l’amministrazione di sostegno, ampliando la platea dei soggetti nominabili anche agli enti del terzo settore, alle aziende pubbliche di servizi alla persona e alle fondazioni di comunità. Il fine è quello di rispettare e valorizzare la piena capacità giuridica, la volontà e le preferenze delle persone amministrate. In questo modo il sostegno si pone sempre più come uno strumento che facilita e supporta le decisioni individuali.
La proposta di legge, nel dettaglio, riconosce l’amministrazione di sostegno come attività di interesse generale nell’ambito della normativa sul terzo settore, favorendo così la qualificazione degli enti coinvolti e l’accesso alle misure di sostegno previste dalla legge. Contestualmente, viene estesa alle Asp e alle fondazioni di comunità la facoltà di svolgere attività di amministrazione di sostegno, in coerenza con le loro finalità statutarie e con il ruolo di presidio territoriale che tradizionalmente ricoprono. Particolare rilievo assume anche l’introduzione di un limite massimo agli incarichi conferibili a ciascun amministratore, fissato in cinque e ampliabile eccezionalmente fino a sette, su autorizzazione motivata del giudice tutelare. Tale limite è volto a garantire un rapporto di prossimità, ascolto e cura realmente adeguato, preservando l’effettività del sostegno e la centralità della persona.
Il Ddl d’iniziativa Cnel introduce, quindi, un modello di amministrazione di sostegno orientato al rispetto e alla partecipazione attiva della persona interessata. Si rafforza così l’idea di un sostegno che non sostituisce, ma accompagna e facilita le decisioni individuali, assicurando dignità, autonomia e inclusione. L’amministratore di sostegno viene riconosciuto come figura di supporto alla decisione, mentre la persona con disabilità o la persona amministrata resta titolare del proprio progetto di vita. La proposta normativa si colloca pienamente nel quadro dei principi di sussidiarietà orizzontale previsti dall’articolo 118 della Costituzione e risulta coerente con la disciplina del terzo settore, con la riforma delle Ipab e delle Asp e con le politiche di protezione giuridica delineate dalla legge 6/2004, oltre che con gli indirizzi già assunti dal Cnel in materia sociale.
“L’approvazione di questa proposta – evidenzia il consigliere Cnel Vincenzo Falabella, relatore del Ddl in Assemblea – rappresenta un passo significativo verso un modello di amministrazione di sostegno pienamente rispettoso dei principi della Convenzione Onu. Si rafforza il riconoscimento della volontà e della capacità delle persone con disabilità e delle persone amministrate, si valorizza il ruolo degli enti del terzo settore, delle Asp e delle fondazioni di comunità, e si garantisce un sostegno più competente, qualificato e vicino ai bisogni reali delle persone. L’iniziativa è destinata a produrre un impatto rilevante sia per i beneficiari, che potranno contare su un sostegno più personalizzato e stabile, sia per il sistema giudiziario, che potrà avvalersi di una rete più ampia e qualificata di soggetti idonei. Al tempo stesso, offre nuove opportunità di specializzazione e riconoscimento istituzionale agli enti del terzo settore, alle Asp e alle fondazioni di comunità, rafforzando la collaborazione tra istituzioni pubbliche, realtà sociali e comunità locali”.
La Politica agricola comune

L’Assemblea ha anche approvato un documento di osservazioni e proposte sulla revisione della Politica agricola comune (Pac), di cui si sottolineano le molteplici criticità, sia legate al taglio delle risorse che alla previsione di un Fondo unico europeo. In particolare il documento si sofferma sull’Atto della Commissione europea “Proposta di un Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le condizioni per l’attuazione del sostegno dell’Unione alla Politica agricola comune per il periodo dal 2028 al 2034”. Il testo sottolinea le criticità della revisione della Pac, la Politica agricola comune, un settore complesso e centrale, il cui ambito agroalimentare è strettamente interconnesso con quelli della coesione sociale e della salvaguardia ambientale e territoriale.
“Di particolare rilevanza – sottolinea il consigliere Cnel Cristiano Fini, relatore del documento – sono gli effetti economici sull’intero indotto dell’attività di produzione agricola. La Commissione europea, infatti, prospetta un taglio di oltre il 20% delle risorse, che confluirebbero in un Fondo unico europeo, per accedere al quale si accrescerà la competizione tra gli Stati membri con riferimento ai diversi settori economici. Questo presupporrà ‘Piani unici nazionali’, che vedranno analoga concorrenza intersettoriale, comporteranno ulteriori lungaggini burocratiche e, per effetto della centralizzazione della gestione delle risorse, richiederanno, in Italia, un nuovo rapporto tra ministeri e Regioni”.
Piano dell’economia sociale

Un altro documento di osservazioni e proposte approvato dall’Assemblea è inerente al “Piano d’azione nazionale dell’economia sociale”, presentato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, in attuazione della Raccomandazione del Consiglio Ue del 27 novembre 2023. Il Cnel, che rappresenta in modo strutturale le organizzazioni dell’economia sociale, offre così il proprio contributo alla riflessione sul Piano.
Il Piano, presentato dal ministero dell’Economia e delle Finanze il 17 ottobre 2025, segna un punto di svolta per l’Italia, rappresentando il primo documento strategico nazionale organico dedicato all’ambito dell’economia sociale. È un’iniziativa che si colloca all’interno di un quadro europeo più ampio. Con il documento approvato, il Cnel intende offrire il proprio contributo alla riflessione sul Piano nazionale. Il Consiglio rappresenta, infatti, in modo strutturale e continuativo le organizzazioni dell’economia sociale grazie alla presenza, nella propria composizione, di esponenti designati dalle principali reti cooperative, mutualistiche, associative e del terzo settore. Inoltre, accanto alla rappresentanza interna, il Cnel assicura un dialogo costante con l’insieme degli attori dell’economia sociale attraverso audizioni, consultazioni, gruppi di lavoro e momenti di confronto pubblico.
Il documento, nel dettaglio, intende: valorizzare l’impianto del Piano d’azione nazionale dell’economia sociale, evidenziandone i punti di forza in rapporto al percorso europeo e alla Raccomandazione del 2023; segnalare alcune criticità e margini di miglioramento, in particolare con particolare riferimento al perimetro dell’economia sociale, al coordinamento tra i diversi regimi normativi e fiscali, alla piena attuazione del conto satellite e alla strutturazione degli strumenti finanziari e del social procurement; formulare proposte operative per rafforzare la governance multilivello e il coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni dell’economia sociale, anche riconoscendo il Cnel quale sede di partecipazione e di valutazione delle politiche pubbliche.
“L’economia sociale – dichiara la consigliera Cnel Marcella Mallen, relatrice del documento – è nata in Italia, con la sua storia e la ricchezza delle esperienze del terzo settore, delle cooperative mutue, associazioni, fondazioni e delle imprese sociali, una pluralità di attori che operano nei campi più diversi: dai servizi alla persona alla sanità, dall’educazione all’inclusione lavorativa, dalla cultura alla rigenerazione urbana. Il Piano nazionale dell’economia sociale si propone di rafforzare questo vivace ecosistema, che unisce economia e solidarietà, competenze e valori, innovazione e prossimità, per costruire un’economia dove il benessere collettivo e la giustizia sociale vengano integrati nei processi produttivi. L’economia sociale non coincide con un unico settore, non è tanto un perimetro da circoscrivere, quanto un insieme da alimentare, con l’obiettivo di restituire piena visibilità e valore a quelle istituzioni sociali, economiche e culturali che da sempre costituiscono l’ossatura del nostro pluralismo. È in questo orizzonte, in cui assume un particolare rilievo il ruolo dei corpi intermedi, che il Cnel può dare impulso allo sviluppo del Piano, facilitando la ricomposizione della relazione tra istituzioni e società, coinvolgendo regioni e comuni nella progettazione congiunta e misurando l’impatto delle politiche sociali”.
Ha aggiunto la consigliera Cnel Ivana Pais, relatrice del documento: “Il Cnel accoglie con favore il Piano nazionale, che riconosce il contributo dell’economia sociale come leva strategica per orientare l’economia italiana verso modelli più inclusivi e sostenibili. Nel parere si apprezza il richiamo alla necessità di politiche capaci di valorizzare la biodiversità degli attori e le specificità dei territori. Il Piano valorizza il ruolo delle organizzazioni dell’economia sociale, ne chiarisce l’identità e ne rafforza la visibilità istituzionale. Allo stesso tempo, si segnala la necessità di una più forte integrazione multilivello e di una strategia più strutturata sull’innovazione tecnologica. L’obiettivo è sostenere un ecosistema in cui Stato, mercato e comunità cooperano per generare valore condiviso”.
Infine, è stata presentata un’informativa sul Rapporto Cnel 2025 “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei paesi avanzati”, la cui presentazione pubblica si terrà il prossimo 4 dicembre a Villa Lubin.
Nella seduta odierna l’Assemblea si è avvalsa del nuovo sistema di voto elettronico.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
